Rebecca libri

Aspettavamo la rivoluzione dell’e-book…

... e arriva quella dell’audiolibro
«È davvero il momento dell’audiolibro?» è con questa domanda, rivolta a Sergio Polimene (Emons) e a Francesco Bono (Audible) che Paolo Armelli ha aperto il dibattito, cuore dell’incontro Aspettavamo la rivoluzione dell’e-book e arriva quella dell’audiolibro tenutosi a Più libri più liberi (qui le slide proiettate, presentate da Giovanni Peresson).
L’audiolibro non rappresenta in sé una tecnologia nuova. Né è nuova l’idea che la voce possa fare da driver alle storie, integrando il senso delle parole con il portato emotivo offerto dall’inflessione, dal calore, dalla lentezza o dalla velocità della lettura. A rendere «nuovo» il panorama dell’audio, oggi, sono elementi diversi e compenetrati: dai supporti di fruizione alle modalità di consumo, dalla logica di piattaforma al ruolo dell’utente nell’ecosistema digitale.
Il punto di partenza da cui non può prescindere ogni riflessione sull’eventualità di una «rivoluzione audio» è l’evidenza di un mercato che sta iniziando a crescere. Negli Stati Uniti, che hanno una lunga tradizione in proposito, gli audiolibri valgono 1,9 miliardi di euro e tra 2016 e 2017 sono cresciuti del +23% a valore e del 23% a copie (o a file scaricati). In Uk valgono 35 milioni (+25%) e già 7 in Russia, dove il mercato è nascente.
L’audiolibro entra nelle abitudini di «lettura» come parte di un mix carta/digitale che sempre più coinvolge il lettore. In Italia, è un 7% che dichiara di averne ascoltato almeno uno nel 2018. In Usa è il 54% di chi ha meno di 45 anni. 13, invece, sono i milioni di tedeschi che ne hanno ascoltato almeno uno nell’ultimo mese, con un incremento medio mensile di circa il 18%. In Cina è il 23% della popolazione, e l’attenzione è peculiarmente rivolta agli audiolibri «pratici», dalla manualistica di consumo alla self help.
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