Rebecca libri

Come cambia il modo di comprare

Un articolo di Giovanni Peresson su GdL a margine dell'Osservatorio sulla lettura e i consumi editoriali

L’Osservatorio sulla lettura e i consumi editoriali, promosso dall’Associazione Italiana Editori e realizzato da Pepe Research, fin dalla sua prima edizione nel 2017 prende in considerazione anche i modi in cui si viene a conoscenza di un libro da leggere, i modi di comprare, i benefit attribuiti ai vari canali.

Alcuni elementi erano noti, come la crescita dei social nell’orientare l’informazione sui libri in uscita soprattutto quando toccano tematiche più specializzate e verticali. Altri ratificano con i numeri un cambiamento in atto, e aprono nuovi quesiti.

Il dato di fondo è quella di una crescente multicanalità che caratterizza il lettore, un acquirente dalla crescente fluidità nei suoi comportamenti d’acquisto e di scelta dei canali. E questa multicanalità non solo riguarda i canali fisici e online, ma è correlata al modo di essere lettore. Chi legge di più, infatti, tende a usare più canali per procurarsi i libri. Pochi, invece, anche se in leggera crescita, i lettori più deboli che adottano gli stessi comportamenti.

Esiste poi un 16% di non lettori che dichiara di comprare libri ma non di leggerli. Utilizzano i punti vendita o gli store online – che non sono più un ambiente sconosciuto, ma di cui anzi conoscono i funzionamenti e le pratiche di utilizzo – per acquistare un libro regalo per altri, ma non per comprare un libro da leggere per sé. Si tratta di una scelta radicale di non essere lettore, o dell’assenza di un’offerta capace di intercettare curiosità, interessi, di un non lettore? O forse un’esposizione e un layout non soddisfacente? Si tratta comunque di 2,2 milioni di persone, il 5% della popolazione nazionale.

A sua volta chi nei 12 mesi precedenti ha acquistato prevalentemente in una libreria di catena o di un centro commerciale è un acquirente con minore propensione a comprare anche altrove (solo il 58% dichiara di averlo fatto). Ma lo dobbiamo interpretare come un profilo psicologico dell’acquirente, o a più agguerriti sistemi di fidelizzazione e al valore che si attribuisce all’insegna?

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