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Il futuro dell’immaginario cattolico nella letteratura

Lorenzo Fazzini su Avvenire intervista James Martin

 

A margine del convegno “Il futuro dell’immaginario cattolico letterario”, che si è tenuto alla Fordham University di New York sul rapporto tra letteratura e cattolicesimo, segnaliamo l’intervista di Lorenzo Fazzini a James Martin, gesuita e scrittore, una delle voci cattoliche più ascoltate nella cultura americana contemporanea.

Nel manifesto del congresso che si tiene alla Fordham si legge la domanda: «Perché gli scrittori cattolici sembrano non avere più una posizione dominante nella cultura letteraria americana?». Quale risposta dà lei a tale interrogativo?

«Forse vi è stato un tempo in cui gli scrittori cattolici ebbero una “posizione dominante”: potremmo pensare a personaggi come Thomas Merton, Dorothy Day, J.F. Powers, Flannery O’Connor, Walker Percy e altri, che scrivevano tra gli anni ’40, ’50 e ’60. Ma non penso che essi ebbero la posizione dominante. Bisogna anche dire che la cultura americana è stata, nel passato, largamente di marca protestante e per questo teneva a debita distanza gli scrittori cattolici. Negli ultimi decenni la cultura americana, letteraria e non solo, è diventata molto più laica. E così gli scrittori cattolici oggi vengono considerati come avviene con qualsiasi altro scrittore, che sia ebreo, protestante, musulmano, agnostico o ateo. Se vi è mai stato un tempo in cui la figura dello scrittore cattolico è stata preminente, certamente è avvenuto in un certo momento storico particolare, che non si ripeterà mai più. Questo si avverò all’incirca tra gli anni Cinquanta e Sessanta quando i cattolici non erano più visti con pregiudizio o odio, e furono capaci di uscire dal “ghetto” e accettati dalla cultura statunitense».

 

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