Rebecca libri

Il pellegrinaggio di due milioni di lettori

Annamaria Testa su Internazionale racconta la fiera del libro di Algeri

Annamaria Testa, esperta di comunicazione, discute con Paola Caridi, storica e scrittrice esperta di Medio Oriente e Nordafrica, della fiera del libro di Algeri.

Dunque, siamo ad Algeri. Siamo all’inizio della periferia a est di Algeri, dalla parte opposta alla casbah, vicino a un’enorme moschea in costruzione. È la grande moschea d’Algeria, realizzata da un’impresa di costruzioni cinese su progetto tedesco. Il minareto è già finito: è alto 240 metri e si vede dall’altra parte della città. Sarà la più grande moschea d’Africa.

Lì vicino c’è la fiera di Algeri, un gruppo di grandi edifici beige dove, in occasione del Salone del libro, centinaia di migliaia di persone arrivano da tutto il paese: sono studenti delle scuole, famiglie con bambini, moltissime ragazze.

Il 10 novembre, dopo 12 giorni di fiera, gli organizzatori dichiarano questa cifra iperbolica: due milioni e duecentomila visitatori, mezzo milione in più dell’anno precedente. Sono numeri importanti perfino se paragonati con quelli dell’imponente e più antica Fiera internazionale del libro del Cairo, una tra le maggiori manifestazioni librarie del mondo. Però l’area metropolitana del Cairo da sola fa venti milioni di abitanti.

Tutto ciò vuol dire (faccio il conto) che ad Algeri arrivano più di 15 volte i visitatori del Salone del libro di Torino, in un paese dove (trovo il dato del 2015) ci sono meno di 40 milioni di abitanti. Come è possibile?

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