Rebecca libri

Le affinità elettive: consigli per lettori curiosi

I suggerimenti della redazione di Rebeccalibri

Uomini e no, Elio Vittorini, Mondadori 2016, 12.00 €, pp. 222

https://www.oscarmondadori.it/libri/uomini-e-no-elio-vittorini/

Un vero libro da riscoprire: scritto da Vittorini in piena guerra civile, tra la primavera e l’autunno del 1944, racconta la lotta di un gruppo di partigiani contro l’occupazione nazifascista della città. I protagonisti sono ventenni, scaraventati nella tragedia a Milano nel 1944, ma capaci di preservare un candido stupore di fronte alla vita. Tra questi giovani combattenti, Enne 2 è tormentato da un duplice rovello: la ricerca di una vita autentica e un amore impossibile per una donna sposata, Berta che non riesce a lasciare per lui le comodità della vita che conduce. C’è tanto Sartre nell’introiezione, nella disperazione sociale ed esistenziale che lo spingeranno a un’ultima, suicida impresa di guerra.

Sembrerebbe un testo legato a storie di un passato ormai lontano e invece Vittorini qui è modernissimo: da una parte, anticipando Hannah Arendt e il tema della banalità del male, raffigura crudamente la vita quotidiana dei nazisti e dei loro lacchè repubblichini e nega che questi – benché disumani e corrotti dal Male – non siano uomini; dall’altra, senza alcuna retorica o epica militaresca, rappresenta le persone normali che a vario ruolo e modo si oppongono per ottenere la liberazione della propria vita. Sia per i giovani partigiani, sia per le persone comuni della Milano bombardata e distrutta, Liberazione significa ricerca della felicità. Tutti si pongono la domanda chiave: perché resistere? Che senso ha combattere se alla fine non c’è felicità?

Anche nello stile asciutto e scarno, Vittorini è un innovatore: inframezza i centotrentasei brevissimi capitoli con momenti in cui a parlare è l’autore: egli svela se stesso, i suoi obiettivi e sentimenti, e dialoga con i protagonisti della vicenda, rivelandone i pensieri più reconditi e realizzando i loro desideri; affronta la stessa situazione da diversi punti di vista, imponendo all’attenzione del lettore le molteplici realtà in cui l’uomo è condannato a vivere. Anche in questo triangolo che comprende autore, protagonisti e lettori, Vittorini anticipa di vent’anni il tema della ricezione del testo da parte del lettore; e pur non rinunciando alla trasmissione di valori e sentimenti a quest’ultimo non cade mai nel facile pedagogismo della retorica resistenziale.

Quella di Vittorini è una scrittura sperimentale che si esprime nel prevalere della forma di dialoghi secchi, domande e risposte ripetute, descrizioni essenziali. É quasi il brogliaccio per un’opera teatrale. Non è un caso che proprio quest’anno il Piccolo Teatro di Milano ha messo in scena una splendida drammaturgia, scritta da Michele Santeramo, tratta da questo testo.  Anche questa un’occasione da non perdere: «Vittorini ci aiuta a riscoprire una sorta di meraviglia, nell’amore, nell’amicizia, nei rapporti umani, che apparteneva a un’epoca complessa come la prima metà del Novecento e oggi inesorabilmente perduta».

 

La Bambola, Ismail Kadare, La Nave di Teseo 2017, 17.00 €, pp. 127, tr. it. Liljana Cuka Maksuti

http://www.lanavediteseo.eu/item/labambola/

Non lasciatevi ingannare dalla brutta copertina, Ismail Kadare – il più grande scrittore albanese contemporaneo – consegna ancora una volta al lettore un romanzo potente e delicatissimo come solo il rapporto con una madre può essere.

La Bambola del titolo, piccola e fragile come cartapesta, è infatti la madre di Ismail Kadare, cui questo romanzo è dedicato. Kadare fa ritorno da lei a Argirocastro, la sua città natale in Albania, ripercorrendo la sua stessa storia, la sua educazione e le ragioni del distacco voluto da un Paese e da una famiglia forti e segnanti. Una madre sensibile, insicura e indebolita dal confronto austero con le tradizioni balcaniche che la suocera incarna; un figlio emancipato, libero e indipendente, da cui teme un abbandono radicale e irrazionale per dedicarsi al suo percorso intellettuale, alla fama come scrittore e a un amore ribelle fuori dal matrimonio. Una relazione che Kadare riesce a fotografare, grazie a una cura estrema delle parole e dello sguardo, e che esprime l’indicibile che governa la tensione più profonda, quella verso il nostro stesso sangue e la nostra terra.

 

Otto mesi a Ghazzah Street, Hilary Mantel, Fazi 2017, 19.00 €, pp. 324, tr. it. Giuseppina Oneto

https://fazieditore.it/catalogo-libri/otto-mesi-ghazzah-street/

Arabia Saudita, Gedda, Ghazzah Street. Uno strano posto. Un luogo senza passato, un luogo di passaggio dove nessuno si ferma per più di qualche anno e dove la gente, in casa, tiene le sue cose negli scatoloni. Anche la terra e il mare, laggiù, sono in continuo mutamento: ci sono ville costruite da pochi anni con vista sul mare che oggi si affacciano su un muro.

Frances Shore è una cartografa, ma quando il lavoro di suo marito la porta in Arabia Saudita si ritrova come una prigioniera sperduta, incapace di orientarsi nelle zone oscure del paese. Il regime che impera è corrotto e inflessibile, molti degli stranieri che incontra non sono che avidi faccendieri in cerca di denaro accompagnati dalle mogli e i vicini musulmani si muovono furtivi ma hanno occhi per ogni cosa. Le strade non sono il posto adatto per le donne, e Frances – il marito Andrew è spesso assente – si ritrova confinata nel suo appartamento cercando di dare un senso a tutto ciò. Ma la battaglia è ardua. Le giornate diventano un susseguirsi di vuoti e di silenzi, interrotti soltanto dagli inspiegabili rumori provenienti dal piano superiore, che però, a quanto le è stato detto, dovrebbe essere disabitato. Quello dell’appartamento al piano di sopra diventa un mistero tutto da sciogliere, che obbligherà la protagonista a scontrarsi con le mille contraddizioni di un mondo infernale: un mondo asfittico, fatto di sofferenze celate, silenzi strazianti, segreti inconfessabili. Un mondo di cui le donne sono vittime ma anche complici.

Prossimi eventi
Newsletter
Iscriviti alla nostra newsletter
Accesso utente