Rebecca libri

La teologia inscritta nella clorofilla

Quando era impegnato nei corsi per il dottorato in ecologia forestale alla British Columbia a Vancouver non era infrequente che il gesuita John McCarthy, oggi alle soglie dei 60 anni, suscitasse interrogativi, in un misto di stupore e ironia, sulla presenza di un prete nei boschi e non, come tutti gli altri, in parrocchia. In realtà, affascinato da sempre dalla natura sconfinata e ancora selvaggia della sua terra d’origine – Terranova – il suo vagare nella foresta era quasi un’ossessione o, come confessa nelle prime battute, un autentico innamoramento. «La natura stimola la mia immaginazione. Agita il mio spirito. Ci gravito intorno. Ne ho bisogno. Senza mi manca qualcosa. Il mio cuore si sente di casa nella natura, qui trova pace e si concentra sulla bellezza, sul puro e semplice “essere” della varietà naturale».

Per il biglietto della sua ordinazione sacerdotale, nel 1994, aveva scelto una frase da una lettera a un confratello scritta da Bernardo di Chiaravalle che rappresenta un po’ un classico per i forestali di tutto il mondo: «Credimi, troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà» (Epist. 106).

È un sentimento che possono condividere quanti abitano ancora oggi nelle nostre vallate alpine, nelle campagne toscane, sulle coste del sud, ovunque il silenzio della natura non sia infranto dalle strutture turistiche. Un silenzio che ha un modo tutto suo di svelare il reale, perché «la natura – scrive il gesuita che ora vive a Toronto – è semplicemente un cammino che conduce a Dio, una “vocazione” e ancora “espressione di un disegno d’amore e di verità” (CV 48)».

Ritenendo la natura un dono, oggetto da amare, ha impiegato i suoi anni giovanili a indagare le foreste boreali con la stessa passione con cui studiava filosofia e teologia – ha insegnato anche teologia al St. Mark’s College e al Catholic Theological College della British Columbia e tiene ancora oggi conferenze in tutto il mondo sul rapporto tra fede e scienza – per concludere che la Trinità si rivela al centro del creato e «ispira quella strana e sconvolgente convinzione che sia possibile conoscere Dio esclusivamente nella Parola che si è fatta carne, nella materia concreta di ogni cosa». Immerso nella natura, «teofania del divino», cuore pulsante quasi dotato di anima propria, ha capito cosa intendono le Scritture quando raccontano di un Dio che parla alla sua gente: «Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). Per lui non esistono divisioni di sorta: il mondo scientifico, spirituale, poetico e del buon senso umano stanno cercando insieme la medesima verità. Dio può essere pienamente conosciuto solo tramite la «carne» del mondo: di qui il titolo del suo ultimo libro ora tradotto dalle edizioni del Messaggero di Padova. Un titolo originale e accattivante, forse irriverente, perché in apparenza abbina due cose che sembrano non aver niente in comune, le scimmie e il paradiso. «Un libro per la riflessione personale o di gruppo» annota l’editore che, non dimentichiamo, è di matrice francescana.

Ma negli anni, proprio in virtù di questo amore sconfinato per la natura – lui scrive pure «intimità» -sempre più forte è il dolore per quanto sta accadendo al pianeta: perdita di bellezza e biodiversità, diminuzione dei confini naturali per l’aumento, apparentemente inesorabile delle colture umane («Percepisco la perdita di spazi»). La soluzione, a suo avviso, l’avremmo già in tasca: «ci prendiamo cura delle persone e delle cose che amiamo». La comprensione scientifica infatti è indispensabile per dare forma più consapevole alle nostre decisioni, ma non potrà mai decidere cosa è bene, un compito esclusivo del linguaggio religioso e dello stupore di fronte a un dono che rinvia al Creatore.

Sono riflessioni profonde dal sapore della poesia, quasi meditazioni che prendono le mosse dal magistero di Giovanni Paolo II (crisi ecologica e morale e relativa necessità di conversione), Benedetto XVI (oltreoceano indicato come «green pope»), ma anche dalla teologia dell’ortodosso Zizioulas (l’ethos del creato) e del cattolico Rahner, dalla filosofia di san Bonaventura e Pascal e dai tanti spunti offerti dall’attualità, dalla letteratura, dalla musica, dalla cinematografia… Pubblicato in Canada a inizio 2014 il libro cita solo una volta papa Bergoglio e non conosce la «Laudato si’», dell’anno successivo.

La proposta, che vale per ogni tempo a patto di essere disposti a mettersi in gioco, è una sorta di «ri-immaginazione» di quella che definisce l’essenza ordinaria della vita ovvero la «poesia della vita che tenta di rivolgersi al mistero e alla bellezza della natura divina di tutto il creato», in altre parole il suo modo personale di dare un significato alla vita quotidiana. Le riflessioni, suddivise per mese, sono organizzate in base ai cicli stagionali e liturgico.

Addentrandosi nella lettura si viene condotti per mano per poi calarsi in un mistero, quello della natura, che si fa silenzio e preghiera di adorazione e ringraziamento perché «al centro della creazione esiste una Parola creatrice che governa la vita. In altri termini la natura possiede una voce, una voce che parla della divinità che dimora dentro di lei». La sfida per noi è solo quella di «ascoltare» e «capire», più spesso in silenzio.

Perché uno stile di vita è innanzitutto un atteggiamento mentale: alla scuola del creato non occorrono ricette per comportamenti quotidiani. Ciò che conta è il come ci si pone di fronte alla natura e quali valori di questo dono di Dio intendiamo fare nostri.

E allora sarà l’osservazione del ciclo di vita del salmone, del colore verde dei boschi e della funzione vitale della clorofilla, il pensiero delle oltre 22mila specie delle composite o le immagini del telescopio Hubble… ogni cosa creata è spunto per riflettere su cosa sia realmente importante: «l’istante presente, il “nudo ora” (cf. Richard Rohr)». Perché la natura è fondamentale per la salvezza dell’uomo in quanto sacramento in grado di rivelare Dio: «Non si tratta di culto della natura, ma semplicemente di buona teologia cattolica».

Le scimmie vanno in paradiso? Trovare Dio in tutto il creato | McCarthy, John | EMP | 2017 | pagine 160 | euro 15,00