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Come un cane in Chiesa (Andrea Gallo, Piemme, 2014)

di Piemme
Fonte: Piemme

IL GIORNO DEL GIUDIZIO

<<Avevo fame e mi avete dato da mangiare…>>

(Vangelo di Matteo 25, 31-46)

 

<<Quando il Figlio dell’uomo verr. nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sieder. sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla Creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli pi. piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dir. anche a quelli che saranno alla sua sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponder. loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi miei fratelli pi. piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna>>.

 

Contro il cristianesimo “di facciata”

Una certa concezione edulcorata e buonista del cristianesimo si ostina a presentarci Gesù come un uomo bello, alto, biondo e con gli occhi azzurri…

Moni Ovadia, una volta, mi fece notare: <<Ce l’hai presente qualche foto di Gandhi? Ges. era ebreo-palestinese e, secondo me, assomigliava proprio a Gandhi. E forse era pure zoppo, perch. i ragazzi di allora per guadagnarsi la zuppa o rimediare un tozzo di pane andavano a infilare le mani nelle carovane dei cammellieri, e certamente si buscavano delle randellate e il calcione di qualche cammello>>. Ai tempi di Gesù, la fame e l’ingiustizia erano problemi sociali gravi in una regione sfruttata e dilaniata dall’ingordigia dell’Impero Romano.

Il Vangelo, se preso sul serio, non ha nulla a che vedere con le sdolcinature melense a cui siamo abituati. E questa pagina sul giudizio finale . una gran sberla al nostro cristianesimo tiepido e “di facciata”. A mio parere, contiene la sintesi di tutto il messaggio evangelico.

Gesù utilizza immagini della letteratura apocalittica del tempo, ma le impasta con un insegnamento radicalmente nuovo: dopo la morte, coloro che in vita avranno realizzato il bene e la giustizia riceveranno in eredità la vita eterna; saranno i benedetti nel regno dei cieli.

Nutrire l’affamato, accogliere lo straniero, visitare l’ammalato sono gesti di restituzione e, dunque, atti di giustizia, ma per Ges. sono anche veri e propri gesti di devozione. Chi li compie . come se onorasse e rendesse culto a Dio stesso.

Ges. avrebbe potuto dire: benedetti voi che andate tutte le settimane al tempio e pagate l’obolo, e invece no. Se avesse parlato ai nostri giorni, avrebbe potuto dire: benedetti voi che fate la comunione tutte le domeniche, che andate ai santuari mariani, che andate dal papa alle giornate mondiali della giovent., che versate l’otto per mille alla Chiesa cattolica…, e invece non dice niente di tutto questo.

Non ho nulla contro la devozione popolare, e la rispetto, ma nel Vangelo questa sorta di reverenza bigotta non è proprio contemplata.

In realtà, le parole di Gesù dicono tutt’altro, e sono tremende: maledicono tutti coloro che non lavorano per la giustizia sociale e il bene comune.

Usando le categorie tipiche della retorica biblica, Ges. si scaglia contro gli indifferenti, i menefreghisti, gli operatori di iniquit.. Li chiama maledetti. S., proprio maledetti!

é significativo che il Maestro, che in tutta la vita predicò l’amore del Padre e la misericordia, abbia usato tanta durezza. Ritengo che la parola “maledetti” venga pronunciata proprio contro chi si picca di essere buono, devoto e religioso, ma poi nel quotidiano accumula case e vestiti, sfrutta i deboli, non paga le tasse e passa indifferente accanto a chi . in stato di bisogno, magari urlando che deve tornarsene al suo paese, anziché “invadere” l’Italia in cerca di pane e lavoro.

 

La bestemmia contro Dio

Il nostro perbenismo ci porta spesso a scandalizzarci di fronte a minime manchevolezze, impedendoci di capire che la fame e l’ingiustizia sociale sono la vera bestemmia contro Dio. Una bestemmia perpetrata, a volte, anche da chi si professa “buon cristiano”.

Lavorare per una pi. equa distribuzione dei beni è una forma di culto e di rispetto nei confronti della Creazione. Per i credenti la terra non è dell’uomo, ma è dono di Dio, e l’uomo ha ricevuto l’incarico di custodirla e coltivarla come un giardino (Genesi 2, 15). Anche per chi non è credente la terra . “madre” dell’umanità, fonte primaria di vita per ogni individuo.

La terra avrebbe frutti in abbondanza per tutti, se fosse usata con moderazione e, soprattutto, se nessuno si attribuisse il diritto di accaparrare a discapito di altri.

Un giorno, in una conferenza che ho tenuto a Jerzu, in Ogliastra, dissi: <<Guardando l’Ogliastra mi pare di essere in un fondale marino riemerso all’improvviso, con tutte le sue bellezze e i suoi colori>>. Alla fine del dibattito un signore mi si avvicinò, dicendomi: <<La ringrazio, lei ha dipinto la mia terra con parole meravigliose>>.

Non ho dubbi sul fatto che al decalogo di Mosè andrebbe aggiunto un undicesimo comandamento che reciterebbe cos.: <<Onora la madre terra>>. Noi ogni giorno assistiamo al suo scempio e a quella ingiustizia colossale per cui le sue risorse sono nelle mani di pochi avidi.

 

Il Gesù di tutti

Questa straordinaria pagina evangelica riafferma, fra l’altro, che siamo tutti discendenti della stessa stirpe umana, che siamo fratelli.

Quando lavoriamo per il bene e per la giustizia, quando restituiamo al prossimo il pane, la casa, la dignit., rendiamo culto e onore al genere umano, oltre che alla madre terra.

In questa profezia sul giorno del giudizio Ges. ci dice che la salvezza, la vita eterna, . per tutti gli esseri umani: chiunque compie il bene sar. salvo, anche se non ha mai sentito parlare di Dio o del Cristo.

I cristiani si sono appropriati indebitamente di Gesù. Il suo messaggio etico di giustizia e di amore . per tutti, nessuno escluso, e ci fa crescere in umanità.

Se Ges. . davvero il Salvatore, il figlio di Dio, deve per forza essere il Salvatore di tutti, altrimenti c’. qualcuno che sta barando. Mi rifiuto di credere che c’. un Dio-amore che manda suo figlio a salvare solo una ridotta porzione di umanit.. Chi avr. dato anche solo un bicchier d’acqua a un fratello avr. la sua ricompensa. Nessun gesto d’amore gratuito, per quanto nascosto o ignorato, andr. perduto o sar. dimenticato nell’eternit..

Mi viene in mente in proposito una storiellina sul mio ex cardinale di Genova, Giuseppe Siri.

Muore il papa buono, Giovanni XXIII, e se ne va dritto in cielo. Viene accolto benissimo: san Pietro lo accompagna e, insieme a lui, in Paradiso, ci sono a far festa anche credenti di altre religioni, mussulmani compresi. Papa Giovanni chiede: <<Anche loro sono qui?>>. <<Eh certo!.>> risponde san Pietro. <<Dio è padre di tutti, come vedi ci sono buddisti, atei, mussulmani, ebrei e popoli di ogni religione>>. Papa Giovanni, contento, non si fa pregare: <<Giusto! Dio . padre e anche madre. Per questo accoglie tutti indistintamente. A proposito, cos’. quella torre che sta l. davanti a noi?>>. <<Lascia perdere>> risponde san Pietro. <<una torre di avvistamento, e tu non puoi visitarla, sei troppo vecchio, non c’. l’ascensore>>.<<Vorrei vedere cosa c’è dietro>> ribatte il papa. Pietro lo trattiene dalla ringhiera, poi Giovanni butta l’occhio e vede, a cinque o sei metri, uno che gioca a pallone da solo… Dopo poco lo riconosce, è stato un suo cardinale, è Giuseppe Siri, e vuole salutarlo. San Pietro gli dice: <<Lascialo stare, è convinto di essere in Paradiso da solo>>.

 

L’amore “a perdere” e papa Ratzinger

La Comunità di San Benedetto . particolarmente affezionata al brano evangelico del giudizio finale, perch. ci spiega che l’essenza dell’amore autentico non richiede mai un ritorno, un tornaconto. I latini, i romani, dicevano do ut des, do per ricevere. Era un contratto, un baratto. Se invece andiamo a rileggere le parabole di Ges. notiamo che ogni volta si esalta l’amore a perdere: .Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date..

L’amore non chiede un contraccambio. L’amore inonda tutto.

Penso che l’etica venga prima della fede. La fede non è una virtù secolare: non si pu. andare al supermarket a comprare la fede e neppure prendere la laurea in fede. Essa nasce e cresce sul terreno fertile dell’etica e dell’amore. Se il seme buono della Parola di Dio cade sulla roccia, o tra i rovi, non trova spazio per crescere. L’etica – il comportamento personale onesto, orientato al bene comune, all’altruismo e alla giustizia – . il terreno. buono su cui attecchisce la fede.

La fede . un valore per i cristiani. Mi preme per. aggiungere che, se il cristiano non riconosce e rispetta i valori di chi . diverso da lui, significa che della sua adesione a Cristo non ha capito nulla. Papa Ratzinger, nel suo ultimo viaggio in Germania, ha incontrato i luterani, e si . incaponito a non concedere l’eucaristia ai presenti, cio. la distribuzione del pane. Sarebbe stato un grande gesto di comunione, di amore e di solidariet., nella fede.

La Chiesa si ostina ad anteporre la legge all’amore, e a mettere al primo posto il corpus della tradizione anzich. la comunione. Non condivido.

Mi hanno raccontato che il cardinal Siri, in un viaggio a Lourdes, subito dopo il Concilio, mentre distribuiva le ostie pretendeva che i fedeli si inginocchiassero davanti a lui, in segno di devozione. Tutti sappiamo che nell’Ultima cena Ges. non chiese alcun segno di devozione; la celebrazione eucaristica . un pranzo, una festa: si . insieme per celebrare il vincolo fraterno di una comunit..

 

Una Chiesa povera e non gerarchica

C’è troppa rigida ritualità nelle nostre chiese. Fino al Concilio Vaticano II, quando c’era un’ordinazione episcopale, nelle immaginette e negli annunci si scriveva “Consacrazione episcopale”. Per fortuna oggi, nella Chiesa cattolica, non ci sono pi. cariche ma ordini. Tant’. vero che adesso si preferisce dire: ordinazione episcopale, ordinazione presbiterale, ordinazione diaconale. Si chiamano “ordini riconosciuti”.

La Chiesa dei primi secoli praticava la collegialità e la comunione. Nel IV secolo, a Milano, i cittadini, cio. i fedeli laici, scelsero Ambrogio come proprio vescovo. Accadde la stessa cosa a Tagaste per Agostino d’Ippona. La gente eleggeva il vescovo, e poi mandava a Roma una nota per ricevere una ratifica di approvazione. A quei tempi, nelle comunit. ecclesiali non si parlava di gerarchia. La Chiesa era davvero “popolo di Dio in cammino” in cui c’erano i presbiteri, gli episcopi, i diaconi… e nessuna scala gerarchica; c’era solo una suddivisione di compiti in base ai talenti e alle capacità diverse. Ci siamo davvero molto allontanati dalle pietre miliari dei primi secoli della Chiesa.

Ho avuto un professore di storia molto bravo, era un salesiano, giovane, cecoslovacco, si chiamava don Pleroskj. Sono stato ordinato nel ’59, quindi si era ancora agli albori dell’idea di fare un Concilio. Eppure, durante il percorso di studi, il mio professore continuava a dire: la parola chiesa viene dal greco e dal latino eccles.a, che vuol dire assemblea. Poi ci spiegava com’era nata a Roma la comunit. cristiana. Era un’assemblea collegiale, con i suoi anziani e il vescovo. Ci sono pochissime fonti storiche, e nessuna di esse attesta che la Chiesa di allora fosse piramidale. Per me non lo era affatto. E lui, il mio professore, ci ripeteva che questo era il nodo fondamentale da sciogliere e che, se fosse emerso nel Concilio, avrebbe cambiato il volto della Chiesa.

E il mio professore non era il solo a sostenere questa tesi. C’erano con lui don Milani, don Mazzolari, i teologi francesi del personalismo, Maritain e Mounier, e coloro che portarono un contributo essenziale al Vaticano II: padre Marie-Dominique Chenu e Henri-Marie de Lubac.

La Chiesa deve ritrovare la collegialit. delle origini e la sua scelta preferenziale per i poveri, come ampiamente detto nei testi di Medellin e Puebla, nonostante qualcuno abbia voluto far passare la Teologia della Liberazione come una teologia catto-comunista. Se la Chiesa si dichiara cristiana e cattolica, cio. universale, dovr. essere una Chiesa povera. Nel senso che la sua opzione preferenziale dovr. essere, anzitutto, dare voce ai poveri. Il messaggio di Gesù è inequivocabile e la Chiesa non pu. dimenticarlo: il nostro atteggiamento di fronte ai poveri sar. giudicato alla fine dei tempi. Dialogo significa soprattutto dare la parola all’altro, ascoltare; significa dire ai poveri: <<Voi contate, voi siete importanti>>.

Ricordo quella volta che un ragazzo mi scrisse dal carcere: <<Don Gallo, sono in cella con un suo amico, mi ha parlato di lei. Sono in una situazione disperata, alla prima occasione m’impicco>>. Presi carta e penna, e gli risposi con un breve scritto: <<Il valore della vita, l’intelligenza, la creatività, la spiritualità sono energie che si agitano nel profondo di ognuno di noi, e dunque sono anche in te. Caro Luigi, tu sei importante per l’universo>>. Lui mi rispose a strettissimo giro di posta: <<Don Gallo, ho trent’anni, furti, galera, tossicodipendenza… In trent’anni mai nessuno mi aveva detto che sono importante>>. è andata bene. Dopo quelle poche righe è seguito un fitto scambio di lettere. Luigi ora è uscito di prigione, è cresciuto.

Don Milani lo diceva ai figli degli operai del Mugello, in toscano: <<Oh bimbi! Guardate che siete re! Siete importanti tanto quanto i sovrani! Siete responsabili della vostra vita e delle vostre scelte!>>

Il Concilio ha proclamato che il primato della coscienza personale . dottrina certa. Di fronte a Dio siamo tutti figli uguali, nessuno è più santo degli altri, neppure il papa. Povero don Milani, morto nel ’67, non fece in tempo a vedere il cambiamento che ci sarebbe stato rispetto ai suoi anni da giovane prete di campagna… Quel cambiamento ci sarebbe stato grazie alla straordinaria primavera dello Spirito che fu il Concilio Vaticano II .

 

Un cane in chiesa

Tempo fa il mio attuale arcivescovo, il cardinal Bagnasco, mi ha chiamato nel suo ufficio perché – così mi era stato detto – alla trasmissione televisiva Exit alcune mie parole erano state giudicate come un’apologia del suicidio. .Eminenza,. risposi .questo non me lo può proprio rimproverare!. <<Insomma,>> dico ancora a Bagnasco <<lo sa che a Genova c’è un cane, sà, proprio un cane, che potrà raccontarle di essere stato salvato da morte certa perchè ha incontrato la Comunità San Benedetto?>>

Questo il fatto: un giorno arrivò in comunità una ragazza triestina, agli arresti domiciliari, che aveva un cane lupo meraviglioso, si chiamava Ara. I carabinieri portarono da noi anche il cane, malatissimo, in fin di vita. Ho un amico veterinario, che è stato un mio allievo, e per due mesi curò la povera bestia senza farmi pagare neanche una medicina. Una volta guarito, il cane lupo prese l’abitudine di venire la domenica a Messa qui, in comunità; era ormai amato da tutti. Per entrare bussava con il muso. Quando avevo qualche colloquio, si accucciava ai miei piedi e non abbaiava mai. Alla sera andavo a guardare un po’ di televisione, e lui si metteva accanto a me; la sua padrona era in fondo al salone, e lui vicino a me a farmi compagnia.

A Bagnasco replicai: <<Questa volta lei mi mette sotto processo ingiustamente, eminenza>>.

A dire la verità, in quell’occasione a Exit, avevo cercato di dire che l’onorevole Binetti, in Senato, aveva pronunciato sentenze gravi contro Mario Monicelli, che mi avevano lasciato esterrefatto, senza parole. La vedova del regista – che non conosco, conoscevo invece Mario, ci eravamo incontrati una volta – mi telefon. per ringraziarmi. La notte della morte di Monicelli ero a Milano, alla radio, per un’intervista in diretta. Terminata la trasmissione mi comunicarono la tragica notizia: si . suicidato buttandosi dal balcone della clinica dov’era ricoverato. La senatrice Binetti si sent. in dovere di commentare.

<<Eminenza,>> dissi a Bagnasco <<ma che concezione avete di Dio?>>

La Chiesa, anche grazie al Concilio Vaticano II, concede ormai la sepoltura religiosa a chi si suicida, una sepoltura che per secoli era stata negata. Il cardinale mi rispose che la Chiesa, tuttavia, non difende la libert. di suicidarsi.

Cosa vuol dire? Che frasi sono queste? I grandi psichiatri balbettano, ancora oggi, sul mistero di quel che accade nel nostro cervello negli ultimi istanti tragici che precedono il suicidio. E la misericordia della Chiesa davanti alla miseria umana dov’. andata a finire?

 

Mia madre, don Bosco e Piergiorgio Welby

L’amore di Dio . immenso. E mi si deve dimostrare che di fronte a quest’amore infinito, un amore che cerco ogni giorno e di cui vivo, c’è qualcuno che nell’ultimo istante non accetta di lasciarsi abbracciare. Mi si deve dimostrare che negli ultimi attimi dolorosi, anche prima di un suicidio, c’è qualcuno che con sprezzo rifiuta l’amore.

Il mistero della salvezza dell’anima . imperscrutabile. Inchiniamoci con un minimo di rispetto di fronte a questo evento inafferrabile. Non spetta a noi stabilire chi si salva e chi . condannato, neppure alla Binetti. Se davvero c’è chi rifiuta la misericordia di Dio, io credo comunque che il Dio-amore allarghi le braccia sempre e accarezzi il volto di tutti. E poi, ammesso e non concesso che ci fosse qualcuno che lucidamente rifiuta la misericordia, allora lo paragonerei a quelle stelle cadenti che nell’universo si consumano da sole, e spariscono.

Se penso ai funerali negati a Piergiorgio Welby, a quelle porte chiuse delle chiese di Roma, mi viene male. Sono molto amico della moglie Mina. La famiglia è originaria del Sud Tirolo, cattolica, la mamma soprattutto. Sono rimasto colpito perch. la parrocchia dove doveva svolgersi il funerale . dedicata a don Bosco. Una parrocchia costruita con l’abilit. e la saggezza dei salesiani.

Prima di morire don Bosco disse al suo segretario: <<Guarda un po’ là, ci sono i miei pantaloni appesi. Nelle tasche troverai due o tre centesimi. Sta’ a sentire: prendili, e portali gi. all’economo. Che non si dica che don Bosco . morto con un gruzzolo nei calzoni>>. Un umorismo sereno e fine, quello di don Bosco, come quello della mia povera mamma che prima di morire mi chiese di bagnarle le labbra con il moscato. è morta assaporando, nell’ultimo istante, il gusto del moscato. Lo preferiva allo champagne. Quel giorno fatidico chiamò me e mio fratello e ci disse: <<Sentite, io parto, lasciatemi andare in pace>>. <<Come parti?>> rispondemmo. Si alzava ancora da sola, mia madre, a 99 anni e mezzo. L’altra sorella gli faceva un po’ di caffè, e lei lo gustava tranquilla; era il suo rito, una lacrima di caffè e poi il rosario. All’antivigilia di Natale del ’94 mio fratello mi chiamò: <<La mamma si è messa a letto, vuole salutare tutti.>> Poi la scena del moscato. Il parroco del paese ride ancora al ricordo. La serenità è una merce rara, soprattutto in punto di morte.

La Chiesa sul tema del fine-vita . molto contraddittoria. Afferma che bisogna rispettare la natura, il fine naturale della vita, e che non ci deve essere accanimento terapeutico. La natura non è forse nelle mani di Dio, del Creatore? E allora rispettiamo il corso naturale della vita!

Ho chiesto chiarimenti a Bagnasco: qual è la posizione ufficiale della Chiesa? L’idratazione e l’alimentazione artificiali non sono forse accanimento terapeutico? Se uno è un vegetale e non può più nutrirsi e bere, allora perché accanirsi? A quanti medici specialistici ho chiesto un parere! L’idratazione é terapia meccanica.

E ribadisco: la Chiesa su questi temi cade in contraddizione. Si schiera contro la procreazione assistita, perché artificiale e non naturale, si schiera contro l’accanimento terapeutico perch. non rispettoso della natura, e poi, dall’altro, sostiene l’obbligatoriet. dell’alimentazione e idratazione artificiali.

Se nel Concilio viene affermato il primato della coscienza personale, a chi mi dovr. sottomettere sulla terra? A nessuno! . chiaro: potr. ascoltare quello che dice il Vangelo, il papa e i vescovi, poi per. dovrei essere io a scegliere, come individuo libero e consapevole, e se non sono pi. in grado di intendere e di volere allora dovrebbero essere i miei pi. stretti familiari a scegliere per me. C’. il libero arbitrio e ciascuno di noi . responsabile delle proprie scelte e dei propri atti.

Il testamento biologico dovr. diventare legge dello stato, e spero sarà una legge intelligente.

Una Chiesa vicina a chi soffre

Sui marciapiedi di Genova ho visto e incontrato tante ragazze gravide, a 16 anni, a causa della prostituzione, della povert., dell’ignoranza. La mia condotta, e quella della comunità, è sempre la stessa. Se tu, ragazza-madre, scegli l’interruzione di gravidanza, visto che in Italia ci sono le leggi, io ti sar. vicino, non ti dir. mai che sei un’assassina, come molti vescovi continuano a gridare. Mi sembrerebbe di ergermi a giudice esecutore di piani divini che in realtà non conosco. Se scegli la maternità, ti sarà altrettanto vicino.

Per chi non è sposato, nel nostro paese, è difficile affrontare i problemi. Le leggi sono ancora fonte di contraddizione: vai a iscrivere il bimbo all’asilo nido e vogliono sapere la situazione del padre. Il matrimonio . riconosciuto, mentre le unioni di fatto sono negate civilmente.

Quante persone divorziate vengono da me (lo sanno in curia), e mi dicono: .Domenica vengo da te, almeno posso fare la comunione.. Anche a quelli risposati. è la coscienza che vale!

Io dico: se vuoi venire a San Benedetto la domenica a partecipare alla Messa e a mangiare il pane eucaristico vuol dire che, insieme, in quell’ora, faremo comunione, ovvero metteremo insieme le nostre povert. e le offriremo all’altare. Questo nostro “fare comunione” è sancito nel gesto dello scambio della pace. è uno dei gesti più belli che Gesù ci ha regalato e che la Chiesa cattolica continua a perpetuare, nonostante qualche tradimento. Cosa c’è di più bello dello scambio della pace? è un vero preludio d’eternità.

Fonte: Piemme
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