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Intervista alla Casa editrice Carello

di Rebeccalibri

 Fondata nel 1972, la Casa editrice Carello è un laboratorio culturale che, partendo dalla Calabria, ha saputo collegare e mettere in rete varie capitali del Mondo ed in particolare degli Stati Uniti, dove ha collaborato con numerose università. 

Nata per raccontare la letteratura e la storia calabrese, ha progressivamente allargato i settori di produzione, indirizzando le sue scelte verso la letteratura, la poesia, il teatro – sia dialettale sia nazionale -, senza trascurare la saggistica, i testi di religione, di diritto e i libri per l’infanzia. 

Grazie alla genialità di Antonio Carello, è stata protagonista di appuntamenti che hanno lasciato un grande segno, come la kermesse “La Mamma”, nata nel 1980 e che nell’editoria nazionale ha il record di produzione di testi, racconti, poesie e arte figurativa sul ruolo della “mamma”, divenendo anche un Premio internazionale. Un’altra iniziativa è stata il “Il Libro dei Mesi”: un po’ calendario, un po’ libro, un piccolo gadget culturale che ha inaugurato la sezione dei nuovi linguaggi. 

Nel 2021 ha fatto ingresso in Rebeccalibri.it con una selezione di titoli soprattutto di tema religioso. 

INTERVISTA CARELLO EDIZIONI 

1. L’aspetto più importante – e quasi obbligato – quando si incontra un editore, è collocarne il catalogo: linea editoriale, pubblico di riferimento, esperienze passate e ipotesi per l’immediato futuro. Come presenterebbe, per linee essenziali, la Vostra mission e la Vostra esperienza editoriale ai lettori di «Pensare i/n Libri»? 

Al netto, ovviamente, di limiti dettati dal buongusto e dalla morale, noi desideriamo essere presenti nel panorama editoriale con tutto ciò che riteniamo degno di pubblicazione, senza precluderci settori o ambiti e senza farci influenzare più di tanto da mode e/o logiche di mercato. Per esempio, abbiamo recentemente pubblicato un’edizione dell’Eneide totalmente trascritta in prosa: sappiamo che, probabilmente, dal punto di vista commerciale non saremo premiati come in altre circostanze, ma siamo convinti che determinati tipi di volumi debbano comunque essere presenti sugli scaffali delle librerie. 

I libri sono sì prodotti, ma anche simboli e perciò crediamo che l’editore, pur rimanendo a tutti gli effetti un imprenditore, debba tenere conto di questa peculiarità. 

2. Quante novità pubblicate ogni anno? 

Tendiamo a non superare le 25/30, in modo da poter dedicare la giusta attenzione ad ogni titolo, dalla fase di arrivo del manoscritto a quella relativa alla distribuzione e promozione. 

3. Quali sono le Vostre collane “storiche” e come si caratterizzano? Avete nuovi progetti editoriali in preparazione? 

Tra le nostre collane storiche possiamo ricordare la “Biblioteca Mélanges”, che raccoglieva testi di poesia sia italiana sia dialettale; “I Gioielli della Letteratura”, selezione di romanzi e racconti; “La Biblioteca dello Studio e della Ricerca”, che riuniva saggi su diversi argomenti; “I Contemporanei della Poesia Tradotti”, sillogi poetiche tradotte in inglese, francese, tedesco e spagnolo; “I Gioielli dell’Arte Contemporanea”, eleganti monografie relative a fotografi, pittori e scultori… 

Per quanto riguarda il futuro, abbiamo in cantiere tanti progetti, tra cui una collana di fumetti d’autore. 

4. Come nasce un libro Carello? Avete editor interni o una rete di consulenti che vi segnalano i titoli oppure altro? 

Oltre alla struttura interna che si occupa di scegliere, acquisire e proporre alla Direzione editoriale le opere che ritiene meritevoli, abbiamo contatti con agenzie che ci segnalano autori e testi compatibili con la nostra linea. 

Tuttavia, anche l’invio spontaneo di manoscritti da parte di autori (esordienti e non) può a volte rivelarsi una modalità interessante e valida. 

5. La casa editrice promuove anche concorsi letterari, raccontateci come è nata questa esperienza e quali spunti offre come “osservatorio” editoriale? 

Tale esperienza è nata negli anni ’80 del secolo scorso con la kermesse “La Mamma”, che nell’editoria nazionale ha il record di produzione di testi, racconti, poesie e arte figurativa sul ruolo della “mamma”, divenendo anche un Premio internazionale. Si sono poi susseguiti altri concorsi, fino ad arrivare agli attuali: “Officine Poetiche”, “Officine Narrative” e “Officine Culturali”. Il primo cerca di dare voce a quei poeti che rischiano di sentirsi disorientati – se non delusi – nell’odierno scenario editoriale; il secondo ha l’obiettivo di cercare voci interessanti e nuove (ma non necessariamente esordienti) nell’ambito della narrativa; il terzo punta, infine, a scovare quegli studiosi che, per “timidezza” o altro, non hanno mai pensato di diffondere il frutto della loro ricerca. 

Pertanto, il concorso letterario consente, se si è fortunati, di incontrare artisti e professionisti di cui, altrimenti, difficilmente si sarebbe fatta la conoscenza. 

6. Pensando al percorso fatto in questi quasi cinquant’anni di vita, che bilancio traete? 

Il bilancio è indubbiamente positivo. 

In un settore nel quale operano migliaia di realtà e in cui non è semplice ritagliarsi uno spazio significativo, noi siamo riusciti a crescere di anno in anno, sin dal 1972. 

7. Carello nasce e opera in un territorio peculiare, sia per il contesto socio-economico, sia per la sua perifericità geografica. In che modo questi aspetti hanno influito nel modo di fare editoria? Quale relazione vive con il suo territorio, la casa editrice? 

Se è vero che la Calabria rappresenta un contesto socio-economico particolare ed è caratterizzata da una perifericità geografica, è anche vero che essa ha una storia ultramillenaria contraddistinta da elementi culturali di altissimo livello (basta pensare alla Magna Graecia) ed è pressoché al centro del Mediterraneo, ritenuto sempre più zona nevralgica del pianeta. Ciò contribuisce alla possibilità di entrare in relazione con personalità (non solo autoctone) di notevole spessore intellettuale, di indubbio stimolo alla nostra attività. 

Al di là di questo, il rapporto con il territorio non è particolarmente caratterizzante, anche in quanto molti contatti sono fuori Regione. 

8. L’editoria digitale da alcuni anni è una realtà sempre più significativa, tanto più in questo momento storico. Ritenete che possa dare un valore aggiunto al vostro modo di fare libri? 

Sulla base della nostra esperienza – anche relativamente al presente periodo storico – possiamo affermare che l’editoria digitale accompagna ma non sostituisce quella tradizionale. È molto più facile che un lettore – in particolare se “forte” – acquisti (per aumentare i momenti e gli spazi in cui leggere) un e-book solo dopo aver comprato la versione cartacea (soprattutto se si tratta di narrativa e saggistica), che incontrarne uno che acquisti esclusivamente il libro digitale. Discorso diverso può farsi per i testi tecnici e 

di studio, dove la componente “fascino” è spesso quasi inesistente e dove la relazione è più improntata – anche per motivi legati ad una “rapida obsolescenza del contenuto” – all’”usa e getta”: ciò implica quindi che il fattore prezzo sia maggiormente determinante. 

9. Come cambieranno il Vostro modo di lavorare, la programmazione editoriale e le scelte commerciali e di marketing dopo l’esperienza della pandemia Covid19? 

Lo scorso anno, nonostante una situazione improvvisa di crisi inizialmente spiazzante, abbiamo deciso di non modificare i nostri piani e di far uscire – d’accordo con gli autori – tutti i titoli programmati. Possiamo dire che la nostra scelta sia stata premiata, probabilmente anche perché molta gente, costretta a stare a casa, si è accostata con un certo interesse, e forse per la prima volta, alla lettura. 

Inoltre, il fatto di godere già di una sana presenza on-line e di un piano di marketing digitale è stato per noi un indiscutibile vantaggio. 

Alla luce di ciò, riteniamo – pure per via di una flessibilità garantita e agevolata dalle nostre dimensioni medie – di non dover sostanzialmente modificare il modus operandi e la programmazione. Ciò nondimeno, dal punto di vista commerciale stiamo valutando alcuni aspetti, anche di carattere strategico, soprattutto tenuto conto dell’attuale situazione e specifica operatività delle librerie fisiche. 

10. L’Italia è ormai da tempo molto in basso nelle classifiche della lettura in Europa. Quali ricette suggerireste per invertire la rotta e far risalire il gusto per la lettura, soprattutto nei giovani? 

Gli ultimi dati europei ci dicono che in Italia la percentuale di lettori cosiddetti “forti” sono essenzialmente in linea con quelli dei Paesi “migliori”. Il nostro Paese è invece tristemente sotto la media continentale se si prendono in considerazione i lettori occasionali, “deboli”, ecc.. Per migliorare tale situazione serve – al di là di una mirata operazione di marketing – una proposta libraria il più possibile varia e autorevole, capace di attrarre persone non solo poco propense ad utilizzare il proprio tempo per la lettura, ma anche distratte da altre fonti di intrattenimento, quali tv e, in particolare, social media. 

Ciò vale, ancor di più, per i giovani, protagonisti di una situazione singolare: le statistiche ci informano, infatti, che tale fascia di popolazione legge – a volte anche con numeri clamorosi -, ma fondamentalmente solo una determinata tipologia di testi, quelli, cioè, legati ad influencer e youtuber. Tutto sommato, sarebbe un’ottima notizia se questi titoli facessero poi sorgere una passione “generica” e duratura per la lettura; invece, esauriti quei volumi, il più delle volte si spegne anche il desiderio di leggere. 

11. Per un osservatore esterno vi è quasi sempre la tendenza a soffermarsi sulle affinità anziché sulle differenze, e quindi immaginare il pubblico dell’editoria religiosa come omogeneo. Quale è la Vostra opinione in proposito? 

Fermo restando che il termine “editoria religiosa” oramai indica – purtroppo – un panorama vastissimo di titoli e argomenti – basta osservare gli scaffali riservati al settore in una media libreria e si noteranno, accanto alla Bibbia, ad un’agiografia o a un libro sul Papa, manuali di yoga, testi che “spiegano” come entrare in contatto con gli angeli, saggi di atei che tentano di respingere in toto le ragioni della fede e tomi che denigrano il Vaticano – possiamo comunque dire che il pubblico dell’editoria religiosa – anche di quella propriamente detta – è, forse, il più variegato fra tutti i tipi di lettori. 

Si accostano, infatti, a tale tipologia di testi non solo credenti che, per esempio, desiderano approfondire la propria fede o conoscere la vita di un santo o analizzare un aspetto 

ecclesiastico, ma anche non credenti che intendono studiare determinati argomenti sul cristianesimo o su qualche altra religione; parimenti possiamo trovare cristiani che acquistano libri su altre confessioni o, addirittura, testi che criticano determinate situazioni all’interno della Chiesa. 

La platea, quindi, è vasta e multiforme e possiamo rintracciare l’unico punto in comune nell’impossibilità ad essere indifferenti dinanzi al Mistero. 

Risposte fornite dalla Direzione-Ufficio Stampa della Carello Edizioni. 

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