Rebecca libri

L’amante di se stessa

di Andrea Biscaro

I. IL TEMPO CHE LA ACCOLSE

1. Modernità, conformismo e ancien régime

La modernità – inclusa la modernità dei costumi – è senza tempo.

Questa è una storia di modernità dei costumi calata in uno specifico contesto sociale, quello altolocato della seconda metà del XIX secolo.

Sfogliando il mai troppo consultato dizionario, questo definisce la modernità come l’«insieme di fattori che caratterizzano l’epoca contemporanea». Nel 1957, lo Zingarelli si riferiva alla modernità come alla «qualità e condizione di moderno». E ancora: «aspetto e spirito nuovo della civiltà, conforme alle condizioni, gli studi, i bisogni, le aspirazioni odierne». Andando a ritroso, nel 1936 l’enciclopedia Sonzogno indicava quale modernità ciò che è «adatto ai gusti, alle necessità, alle tendenze dell’oggi».

La costante di ogni definizione sta nell’oggi: «l’epoca contemporanea», «le aspirazioni odierne», «le tendenze dell’oggi». Vien da sé che il moderno per eccellenza, il moderno in assoluto, è rappresentato da ciò che il nostro, e solo il nostro tempo, sa produrre in ogni ambito, costume incluso.

Tuttavia, Carlo Emilio Gadda ci insegna che «se un’idea è più moderna di un’altra è segno che non sono immortali né l’una né l’altra». Di conseguenza, i costumi di un’epoca – intendendo per costume quel complesso di abitudini e modi di vivere caratterizzanti una comunità – sono tutto fuorché immortali, men che meno assoluti. Essi mutano di generazione in generazione, differenziandosi sulla base di fattori geografici e sociali.

Strettamente relazionato al costume è il conformismo, che il saggista e poeta Ralph Waldo Emerson indicava quale «scimmia dell’armonia».

Il conformismo altri non è se non un adeguamento passivo «alla mentalità, alle opinioni, ai modi di vita prevalenti in una società». Adeguamento che dovrebbe condurre a una sorta di vita comune armonica. In realtà, il conformismo livella, standardizzando pensieri, comportamenti, costumi. Per questa ragione Emerson lo percepisce al pari di una scimmia dell’armonia, riferendosi allo scimmiottamento, imitazione goffa e pedestre dell’armonia stessa.

Molti si adeguano – si conformano –, altri stanno a galla dominati da un profondo e inespresso senso di inquietudine – per dirla con Henry David Thoreau, «la gran massa degli uomini conduce un’esistenza di silenziosa disperazione» – e qualcuno si ribella, abbracciando le più svariate forme di reazione al conformismo: dal disadattato al trasgressivo, dal misogino all’iconoclasta.

Etimologicamente, armonia suggerisce un afflato di universalità, aliena all’idea stessa di conformismo: armonia dal greco harmonia, «giusta relazione, accordo», un «accordo equilibrato di più elementi o parti».

Accordo – concordia, armonia di volontà e di sentimenti, combinazione armonica di più suoni emessi simultaneamente – irraggiungibile in presenza del conformismo e del suo esatto contrario, essendo due estremizzazioni. in tale assenza di accordo, il poeta Walt Whitman sottolinea che «noi tutti – anche i migliori e più audaci uomini e donne – sistemiamo la nostra vita tenendo conto di quello che la società convenzionalmente ordina e considera giusto».

È il condizionamento, una sorta di conformismo strisciante che, in percentuale variabile, influenza gli uomini e le donne di ogni epoca, inclusa, naturalmente, la protagonista di questa narrazione, ambientata nell’Ottocento europeo.

La sua storia inizia nel 1833 e si conclude nel 1878. Si apre in Russia, chiude i battenti in Francia.

Ha un nome: Варвара Дмитриевна Римская-Корсакова, Varvara Dmitrievna Rimskaja-Korsakova nella comune traslitterazione, meglio conosciuta come Madame Rimsky-Korsakov.

Siamo in piena Restaurazione. Il nuovo assetto territoriale, emerso dal congresso di Vienna (1814-1815), ristabiliva l’equilibrio politico europeo dopo la caduta dell’impero napoleonico. Vi presero parte Francia, Inghilterra, Russia, Austria e Prussia. Al congresso la fece da padrone il principio di legittimità, non tenendo in considerazione i nuovi sentimenti di libertà, nazionalità e sovranità popolare scaturiti dall’ondata rivoluzionaria e napoleonica. Si trattò, di fatto, della restaurazione dell’ancien régime precedente il 1789.

Varvara Dmitrievna viene al mondo pochi anni dopo la salita al trono di Nicola I.

«Nel 1825, dopo la morte di Alessandro, Nicola I succedette al fratello benché un gruppo di giovani ufficiali avesse organizzato una congiura […] per un regime costituzionale. Soffocata rapidamente la cospirazione, lo zar adottò una serie di provvedimenti restrittivi […] e l’applicazione di una rigida censura su tutte le pubblicazioni. Dopo le rivoluzioni del 1848, Nicola intensificò la campagna repressiva contro l’ideologia liberale diffusasi nei circoli culturali di Mosca e di San Pietroburgo.»

La Russia è un paese arretrato, soggetto a un regime dispotico e reazionario, ostile alle idee liberali e con nette mire espansionistiche.

«Nicola I dispiegò una strategia espansionista nei Balcani, estendendo l’impero a sud-ovest verso le province turche, a sud attraverso il Caucaso fino all’Asia centrale e a est fino all’oceano Pacifico. La guerra con l’Iran, cominciata nel 1826, finì due anni dopo con la conquista di una parte dell’Armenia. La flotta russa, nel contempo, si unì alle navi britanniche e francesi, insieme alle quali distrusse la flotta turca nella battaglia di Navarino il 20 ottobre 1827. Nelle successive campagne militari del 1828 e del 1829, la Turchia fu nuovamente sconfitta e con la pace di Adrianopoli (14 settembre 1829) la Russia ottenne la sovranità sui popoli del Caucaso e il protettorato di Moldavia e Valacchia. le altre potenze europee formarono allora un blocco per neutralizzare l’espansionismo russo. Nel 1853, quando Nicola I invase i principati del Danubio, la Turchia dichiarò guerra alla Russia che nella guerra di Crimea (1853-1856) fu nettamente sconfitta da una coalizione formata dagli eserciti britannico, francese, piemontese e ottomano.»

La parabola esistenziale di Varvara Dmitrievna si concluse all’età di quarantacinque anni, nel dicembre 1878.

Da otto anni la Francia stava vivendo l’esperienza della terza repubblica, conseguente al fallimento dell’impero di Napoleone III, uscito sconfitto dalla guerra franco-prussiana. Le forze socialiste sollevarono il popolo, assumendo il potere nella capitale. Fu costituito un governo provvisorio (La comune, primavera 1871), brutalmente represso.

In quarantacinque anni l’Europa è cambiata. Il continente è percorso da sentimenti e mutamenti profondi, a partire dalla conclusione della stagione del romanticismo, dallo sviluppo del pensiero liberale, dal peso sempre più rilevante della borghesia, favorevole ai regimi costituzionali e parlamentari. Sono i decenni segnati dalle società segrete, dall’ondata rivoluzionaria del 1848, dal risorgimento italiano, dall’espansione coloniale, dalla questione sociale – conseguente allo sviluppo della grande industria, che poneva il lavoratore in una condizione di netta inferiorità –, dall’elaborazione della dottrina del socialismo scientifico e materialista. Sono anche gli anni del progresso scientifico, dall’invenzione della turbina idraulica ai primi esperimenti di illuminazione elettrica a londra nel 1843, dall’introduzione del francobollo (1840) all’invenzione del telegrafo elettrico (1844), senza dimenticare lo sviluppo della rete ferroviaria (specialmente in Francia e Inghilterra) e della fabbrica moderna, caratterizzata dall’introduzione di macchinari sempre più evoluti. Produzione in serie e aumento della produttività andranno a discapito dei lavoratori, sottoposti a regimi di lavoro disumani.

Questa, in sintesi, è l’Europa nella quale nasce e si spegne Varvara Dmitrievna Rimskaja-Korsakova.

Immaginare come lei è stata, applicando i criteri odierni alle sue stesse peculiarità – quasi sussistesse una legge universale di corrispondenza temporale – risulterebbe un parallelismo fallace e fuorviante, incapace di trasmetterci l’effettivo grado di umanità del personaggio in relazione alla propria epoca. Per tale ragione è necessario attribuire al suo ritratto i colori e le sfumature della sfera privata del secolo che l’accolse, così da rendere i suoi vizi e le sue virtù figli del tempo a cui appartenne.

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