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Casi letterari. Eugenio Montale e il “Diario postumo”: un falso?

“A carte scoperte”: una ricerca e un convegno a Bologna ne ridiscutono l’autenticità

Era il 1996 quando Mondadori pubblicò “Diario postumo”, raccolta delle poesie scritte tra il 1969 e il 1979 che Eugenio Montale avrebbe donato ad Annalisa Cima. Allora si disse che il poeta avesse chiuso in undici buste poesie, testamenti olografici, traduzioni inedite, prose e disegni con la raccomandazione di aprirne una all’anno a partire dal 1986 e – secondo alcuni dubbiosi e impertinenti – con l’intento di farsi beffe di critici e filologi.
Buona parte dell’Accademia italiana avvalorò l’autenticità dei testi, contestata invece con forza da Dante Isella; la querelle durò un anno e poi tutti passarono ad altro.

Oggi alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna l’autenticità del “Diario postumo” sarà pubblicamente rimessa in discussione a partire da una ricerca condotta all’Università di Bologna e guidata da Federico Condello, secondo la quale troppe sarebbero le contraddizioni e i collage nei testi che Annalisa Cima ha attribuito a Montale.
Alcuni fra i maggiori specialisti di Montale – tra gli altri Alberto Casadei, Renzo Cremante, Tiziana de Rogatis, Maria Antonietta Grignani, Paola Italia e Luca Zuliani – si confronteranno su un’opera presente in molte biblioteche, pubbliche e private, ma non più disponibile nelle librerie! Non mancheranno le sorprese a partire dalla prima perizia grafologica sugli autografi del “Diario postumo” curata da Susanna Matteuzzi, grafologo peritale del tribunale di Bologna, e dalla presenza tra i relatori di Gian Arturo Ferrari, ex guru di Mondadori. Se la falsità dell’opera sarà confermata, si attendono con curiosità le reazioni dell’editore Mondadori e di Annalisa Cima.

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