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Ruanda 1994. Diario di un genocidio (Vito Giorgio, Il Pozzo di Giacobbe, 2019)

Il genocidio del Ruanda fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’umanità del XX secolo.

Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa cento giorni, vennero massacrate sistematicamente persone prevalentemente di etnia Tutsi, ma le violenze finirono per coinvolgere anche Hutu moderati appartenenti alla maggioranza del paese.

Ricordiamo questo genocidio, tra i vari che hanno segnato il 1900, riscoprendo un titolo su questi eventi.

Il testo racconta l’esperienza vissuta in Ruanda quando la rivalità etnica sfociò in violenze e barbarie: il genocidio. L’autore, prete missionario, nel Centre st. Antoine di Nyanza, in Ruanda, racconta gli avvenimenti e li correda di cenni storici riguardanti il Paese Africano. Inquadra storicamente le cause che hanno poi portato alla guerra. Vivendo nell’orphelinat ha cercato di salvare numerose persone, soprattutto bimbi rimasti orfani a causa della mattanza genocidaria. L’intero racconto, in buona parte, è preso dal diario personale. Le vicende di persone incontrate durante la sua missione si intrecciano alla sua e raccontano l’orrore di una delle tragedie più penose del XX secolo. Alcune testimonianze sono narrate anche da lettere che padre Giorgio ha ricevuto dagli scampati dopo il genocidio, a distanza di anni. Alcune questioni di carattere etico si intrecciano con il racconto e invitano a riflettere nell’intento di trovare non solo una ragione ma sollecitare il proposito di promuovere “la comunione là dove il mondo è dilaniato dall’odio etnico e dalla follia omicida”. Le foto e i disegni di studenti del “Liceo Artistico A. Modigliani” di Padova richiamano avvenimenti ed espressioni dell’arte del Ruanda.