Dopo tablet e audiolibri… tornerà l’uomo di carta?
È quello che si chiede lo scrittore Giorgio Montefoschi sul Corriere della Sera
Marcel Proust diceva che una delle cose più belle della vita era svegliarsi e fare colazione a letto, leggendo “Le Figaro” (soprattutto quando conteneva un suo articolo). Confondere il profumo dei croissant con quello dell’inchiostro! E chi – a meno di non trovarsi in Papuasia – potrebbe dargli torto: sfogliare, girare le pagine, «sentire» la carta. Per non parlare dei libri. Esiste un oggetto meno caro, più prezioso e, sostanzialmente, più convincente del libro di carta che magari non leggiamo, però possiamo sempre esporre come oggetto insuperabile d’arredamento? Noi «cartacei» saremo duri a morire. Certo, se vai in vacanza, sul tablet, di libri te ne puoi scaricare una ventina, o cinquecento (e tutti sanno che in molti, durante le vacanze, leggono una ventina di libri), ma l’emozione della pagina strattonata dove la mettiamo? Ora, poi, sembra che anche il tablet sarà messo in cantina. È apparso, a fargli concorrenza, l’audiolibro. Jeffery Deaver, giallista da quaranta milioni di copie, la sua ultima fatica, “The Starling Project”, la storia di un cacciatore di criminali di guerra, l’ha «pubblicata» solo in voce. Niente carta, niente tablet, solo voce. E basta. Quindi, alla posta, al supermarket, nelle file, tutti ascolteremo l’Odissea in cuffia. La noia è finita. Che meraviglia! Anche perché, a pensarci bene, questo audiolibro non fa altro che testimoniare della fedeltà umana alle proprie origini: ai cantori che narravano la guerra di Troia e facevano piangere Ulisse. Sì, un grande ritorno al passato. Sarà così. Poi, a un certo punto, capiremo che quelle parole che tanto ci hanno rapiti vorremmo conservarle, non vorremmo che si disperdessero nell’aria. E prenderemo un foglio di carta, una penna, cercheremo di ricordarle, le scriveremo, rilegheremo i fogli e li manderemo a un gruppo scelto di amici come, con le sue poesie, faceva Costantino Kavafis.