I testi preparatori delle misure attuative dell’AI Act preoccupano Confindustria Cultura Italia (CCI) e l’Associazione Italiana Editori (AIE), perché ritenute a rischio di depotenziamento delle norme di tutela del diritto d’autore.

In particolare, i punti deboli riguardano l’imposizione di un solo strumento tecnologico, Robot.txt, inadeguato e obsoleto (è del 1994), come si legge nel comunicato AIE, <<per permettere alle industrie culturali e creative di esplicitare la riserva dei diritti (cosiddetto opt-out) sui contenuti presenti online, quando la Direttiva copyright riconosce agli aventi diritto la scelta dei metodi appropriati. Questo vincolo ricalca la richiesta delle big tech, che preferiscono un meccanismo inefficiente per rendere più difficile l’opt-out>>. Inoltre, <<vengono decise esenzioni per le piccole e medie imprese che non sono previste nel testo dell’AI Act e che aumentano il rischio di violazioni del diritto d’autore>>. Infine, <<a fronte dell’obbligo di rispettare alcune norme a tutela del diritto d’autore presenti nell’AI Act, si introduce il concetto del reasonable effort (sforzo ragionevole), lasciando campo libero alla discrezionalità>>.
 

Il presidente di AIE Innocenzo Cipolletta ha illustrato questa posizione in occasione del recente convegno Intelligenza Artificiale. Luci e Ombre tra contenuti, etica e industria che si è tenuto al Senato della Repubblica a Roma, sottolineando la necessità di non vanificare il lavoro iniziato nel 2019 con l’approvazione della Direttiva Copyright e proseguito nel 2024 con l’AI Act europeo, senza tuttavia disconoscere il valore dell’innovazione, che deve operare con equilibrio, per garantire <<un futuro sostenibile a tutta l’industria culturale e creativa>>.
 

Le due associazioni, pertanto, chiedono al governo di agire a difesa del diritto d’autore attraverso l’”AI Board”, l’organo che può formulare raccomandazioni e pareri scritti sulle elaborazioni dei Codici di buone pratiche, ovvero le misure attuative.