Rebecca libri

Le affinità elettive: consigli per lettori curiosi

I suggerimenti della redazione di Rebeccalibri

Lo spregio, Alessandro Zaccuri, Marsilio 2016, 16.00 €, pp. 126

http://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/3172456-lo-spregio/lo-spregiospregio

La storia è semplice, lineare: siamo negli anni Novanta, tra i monti al confine con la Svizzera. Franco Morelli detto il Moro ha ereditato dal padre la Trattoria dell’Angelo, e la fa fruttare come si deve: ma i soldi, quelli veri, li guadagna trafficando con prostitute e spalloni – e forse grazie ad altri affari ancora più oscuri e pericolosi. È un uomo chiuso, determinato: del tutto amorale. Ha un figlio – in realtà un trovatello, ma nessuno lo sa – che lo adora come un dio e una moglie timida e servile – la cuoca – che gli serve solo per giustificare al mondo l’esistenza del piccolo Angelo. Ma Angelo, crescendo, scopre che cos’è in realtà suo padre e anziché ripudiarlo decide di voler essere come lui, più di lui. Si lega d’amicizia con Salvo, rampollo spendaccione – ma non sciocco – di una famiglia del Sud in soggiorno obbligato. Ben presto però anche questa amicizia diventa competizione e Angelo commette l’errore fatale: vuole essere come il suo amico Salvo, di più del suo amico Salvo. La punizione dello “spregio” sarà terribile; e terribili le conseguenze.

Le letture critiche di questo romanzo, in cui Zaccuri riprende un tema a lui caro come quello del confronto multiplo tra coetanei, padri e figli, hanno chiamato in causa i riferimenti più vari. L’apologo morale che mescola gli echi di una religione biblica brutalmente arcaica – e la superstizione della religiosità popolare – con una messa in scena dei conflitti tipici del teatro greco; il conflitto interiore di un padre impotente che vede il figlio cadere nel male e morire senza potersi opporre, un padre che però è immagine di Dio e quindi mette in causa teologicamente l’ineluttabilità del fato e il libero arbitrio degli uomini, il rifiuto dei propri limiti e del proprio destino; l’incomunicabilità tra le generazioni e le persone e il ruolo subalterno e ancillare delle figure femminili; la parabola che riduce le grande questioni al loro nocciolo e rischia di svelare subito i meccanismi e gli ingranaggi narrativi, le corrispondenze (ripetizioni, accostamenti, simmetrie) e le letture metaforiche.

È un libro intenso nella sua brevità e linearità; in un tempo in cui la narrativa nostrana spesso va alla ricerca di vicende eccezionali, Zaccuri lavora per sottrazione e punta a concentrarsi sul nocciolo delle grandi questioni. Una prosa asciutta dove ogni elemento è indispensabile e i registri si mischiano (il comico, il drammatico, il lirico); insomma un libro da leggere.

 

enardParlami di battaglie, di re e di elefanti, Mathias Énard, Rizzoli 2013, 12.00 €, pp. 192

http://www.rizzoli.eu/libri/parlami-di-battaglie-di-re-e-di-elefanti/

13 maggio 1506: Michelangelo sbarca a Costantinopoli, da cinquant’anni capitale dell’impero turco. Ha lasciato Roma, irritato con papa Giulio II che gli preferisce altri artisti, per accettare l’invito del sultano Bayazid il Giusto, che gli offre un compito e una sfida: disegnare un ponte che unisca le rive del Bosforo. Lo stesso progetto era stato affidato vent’anni prima a Leonardo da Vinci, e Michelangelo trova irresistibile la prospettiva di riuscire là dove il rivale ha fallito. Il fascino della città d’oro e di spezie lo avvolge e lo ammalia fin da subito: e tra paggi, schiavi, soldati, elefanti, scimmie, taverne oscure e freschi cortili si fanno avanti due figure ambigue e incantevoli che avvincono l’artista con il potere della danza, del canto, della poesia. Sempre in bilico tra invenzione e ricostruzione storica, questo romanzo è il racconto di un sogno: quello dell’incontro – possibile e mancato – fra il genio del Rinascimento e la magia dell’Oriente.

Scrive Isabella Mattazzi su Alias: “Le fonti storiche si riducono, oltre a qualche scarno dato, a uno schizzo del ponte trovato negli archivi ottomani e attribuibile con ogni probabilità alla sua mano. Per tutto il resto supplisce la fiction, il racconto, la parola di Énard come atto arbitrario di creazione e meraviglia. La parola è infatti, a ben guadare, il vero, potentissimo organo regolatore del romanzo. […] Nel libro non sembra esserci alcuno scampo di fronte al fascino della narrazione”. Leggere il primo capitolo per credere.

“La notte non comunica con il giorno. Ci brucia dentro. All’alba la portano al rogo. Insieme con le sue creature, i bevitori, i poeti, gli amanti. Siamo un popolo di confinati, di condannati a morte. Non ti conosco. Conosco il tuo amico turco; uno dei nostri. Sparisce pian piano dal mondo, inghiottito dall’ombra e dai suoi miraggi: siamo fratelli. Non so quale dolore o quale piacere l’abbia spinto verso di noi, verso la polvere di stelle, forse l’oppio, forse il vino, forse l’amore; forse qualche oscura ferita celata fra le pieghe della memoria. Vorresti unirti a noi. La paura e lo sgomento ti gettano fra le nostre braccia, e li tenti di rannicchiarti, ma il tuo corpo duro resta aggrappato alle sue certezze, respinge il desiderio, rifiuta di abbandonarsi. Non ti biasimo. Abiti in un’altra regione, un mondo di forza e di coraggio dove pensi di poter essere portato in trionfo; credi di ottenere il favore dei potenti, cerchi la gloria e la ricchezza. Eppure quando giunge la notte tremi. Non bevi, perché hai paura; sai che il bruciore dell’alcol ti rende fragile, inesorabilmente ti spinge a cercare carezze, una tenerezza scomparsa, il mondo perduto dell’infanzia, la soddisfazione, la calma di fronte alla scintillante bellezza del buio. Credi di desiderare la mia bellezza, la mia pelle delicata, il fulgore del mio sorriso, le mie ossa sottili, il carminio delle mie labbra, ma in realtà senza saperlo desideri soltanto che svaniscano le tue paure, desideri la guarigione, l’unione, il ritorno, l’oblio. Questa forza dentro di te ti divora nella solitudine. Allora soffri, perso in un crepuscolo infinito, un piede nel giorno e l’altro nella notte.”

 

Il giro del miele, Sandro Campani, Einaudi 2017, 19.50 €, pp. 248

http://www.einaudi.it/libri/libro/sandro-campani/il-giro-del-miele/978880622891giro miele

«In quei giorni splendenti la vedevi e non riuscivi a immaginare che potesse essere stata da nessun’altra parte: guardava suo marito lavorare al sole che bruciava piacevolmente il collo, e le api stordite camminavano sul muro». Davide è un uomo semplice che ha un lavoro semplice: consegna il miele a domicilio nel paese dell’Appennino dove è nato e cresciuto. La faccia pulita, le spalle e le mascelle larghe: ha l’aspetto di quello che le signore anziane chiamano “figliolo”, o “giovanotto”. Le ragazze l’hanno sempre snobbato, «ma tanto, lui, era innamorato della Silvia fin da quando erano piccoli». Perso il lavoro, perso il grande amore, spinto dalle circostanze della vita ha iniziato a bere, lasciando entrare in sé una violenza che non è in grado di gestire. Il vecchio Giampiero invece è stato l’aiutante del padre di Davide. Ha una mano bruciata in seguito all’incendio della falegnameria in cui lavorava, ma soprattutto ha una moglie amata, l’Ida. Non sono riusciti ad avere figli. Ha visto crescere Davide, e lo accoglie ora, a tarda notte, quando viene a bussare alla sua porta.

Mentre una presenza si aggira per i boschi (è forse la lince di cui si vocifera in paese?), due uomini si confrontano in un singolare duello scandito dalle tacche su una bottiglia di grappa. Sono le loro vite che scorrono in questa lunga notte: l’amore che dura e quello che si perde, gli errori dei padri, gli errori dei figli, il dolce e l’amaro, il peso specifico di ciascun essere umano. Un bicchiere dopo l’altro, parlano fino all’alba. Intanto i ciocchi di legno scoppiettano nel camino e l’alcol brucia la gola, ed è come se l’autore si sedesse accanto al lettore a raccontare. Nessuno potrà muoversi finché la storia non sarà finita. Vivamente consigliato.

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