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“Libri da riscoprire”: Il mito della Grande Guerra (Laterza 1970, Il Mulino 2014)

Ogni venerdì su "Avvenire" una recensione a cura di Rebeccalibri

Quando usci oltre quarant’anni fa fu accolto come un libro strano, un ibrido storico-letterario che usava come fonti documentali i diari, i romanzi e gli articoli di giornale. Fortemente innovativo per testi e metodo, questo testo oggi è riconosciuto come uno spartiacque negli studi sulla prima guerra mondiale. Isnenghi indaga le motivazioni e i valori attribuiti al conflitto, le virtù e l’orrore nei combattimenti, il vissuto dei protagonisti conosciuti e anonimi, rifiutando l’approccio delle innumerevoli microstorie localistiche (la “storiografia a chilometro zero”) o la retorica della vittoria. A partire dalla svolta del 28 giugno 2014 a Sarajevo, e anche da prima, Isnenghi ricostruisce l’atteggiamento di una intera generazione di intellettuali italiani nei confronti dell’intervento e poi dell’esperienza bellica. Da Marinetti a Papini, da Prezzolini a Gadda, da Soffici a Jahier, Serra, Malaparte, Borgese, d’Annunzio, la guerra si configura di volta in volta come occasione rigeneratrice per l’individuo e la società, come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe. Le molte facce del mito della Grande Guerra compongono in queste pagine uno spaccato di storia mentale, sociale, politica dell’Italia nel passaggio dalla politica delle élites alla società di massa.

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