Rebecca libri

La sacra scrittura e san Lorenzo Giustiniani (Angelo G. Roncalli, Marcianum Press, 2013)

Prefazione

«Torniamo dunque alla S. Scrittura»: con queste parole il patriarca Roncalli, nella lettera pastorale offerta per la Quaresima dell’anno 1956, si rivolge – esplicitamente e con calore – alla Chiesa veneziana annunciando un «programma di familiarizzazione» del testo sacro che doveva riguardare e coinvolgere tutti, dal vescovo al clero, dai seminaristi ai laici, favorendo così la «ricerca» e il «gioioso senso della scoperta di un dolce incomparabile ed inesauribile tesoro».

L’invito è accompagnato dal costante riferimento a san Lorenzo Giustiniani, il protopatriarca di Venezia, e ai suoi scritti, come espressione viva e preziosa della grande tradizione della Chiesa e dei suoi Padri nella fede. Riproporre e rileggere insieme, oggi, queste pagine ci restituisce ancora una volta la «sublimità» e la «santità» – sono termini di Roncalli – che promanano dalla Sacra Scrittura e che danno forma, di giorno in giorno e sempre di più, alla vita nuova del cristiano.

Ripercorrere questo scritto ci unisce poi ulteriormente alla figura del beato Giovanni XXIII, in attesa della sua imminente canonizzazione, confermandoci che tutto, in lui, partecipa del respiro dell’eternità ed è fondato sulla divina provvidenza. In ogni frangente appare nella sua persona tutta la pacatezza di chi ricerca solo Dio e la Sua gloria, poiché solo Dio è stato la guida misericordiosa e la forza pacificatrice di ogni momento della sua vita.

Colpisce, in particolare, come negli anni veneziani – fin dai primi giorni – Roncalli fosse costantemente accompagnato dal pensiero della brevità della vita e dell’imminenza del giudizio di Dio nonché dal desiderio di essere un santo pastore. Nulla per lui sembrava essere così importante come la santità: «Inizio il mio ministero diretto in una età – anni settantadue – quando altri lo finisce. Mi trovo dunque sulla soglia dell’eternità. Gesù mio, primo pastore e vescovo delle nostre anime, il mistero della mia vita e morte è nelle vostre anime, e vicino al vostro cuore… Per i pochi anni che mi restano a vivere, voglio essere un santo pastore nella pienezza del termine, come il beato Pio X mio antecessore» (Giornale dell’anima, 336).

Angelo Giuseppe Roncalli – Giovanni XXIII – è stato un uomo rivolto sempre e totalmente al bene della Chiesa e delle anime e impegnato nella propria santificazione personale, da ottenere attraverso la fedele risposta alla sua “chiamata” ad essere pastore per i propri fratelli. La grandezza del patriarca e Papa Roncalli si evidenzia anche in queste pagine che fanno risaltare tutta la sua sollecitudine pastorale tradotta in una totale dedizione e realizzata quale strumento docile e coraggioso al piano provvidenziale di Dio e lasciandosi sempre da Lui guidare, come portato – in ogni momento – su «un’onda di dolcissima pace» (Giornale dell’anima, 200). Tale «onda di dolcissima pace» – è un’espressione del giovane Roncalli, novello sacerdote – lo accompagnerà sempre o, meglio, lo plasmerà nell’intimo al punto da esserne costantemente condotto e guidato: da sacerdote, da vescovo, da cardinale e da papa.

Dio, nella Sua Provvidenza che ha il respiro dell’eternità, assegna infatti compiti e missioni differenti scegliendo, di volta in volta, gli uomini più adatti a portare avanti tali compiti e tali missioni. Così, con l’indizione del Concilio Vaticano II di cui abbiamo da poco ricordato il cinquantesimo anniversario, si comprese che Angelo Giuseppe Roncalli – per la sua personalità, la sua storia, il suo carattere e la sua spiritualità, col suo profondo senso di Dio, col suo naturale ottimismo e con la sua soprannaturale virtù della speranza – era uomo capace di superare quelle pregiudiziali obiezioni che avrebbero fermato altri pontefici, mostrando quindi il coraggio di addentrarsi dove altri, forse, non sarebbero mai giunti.

Davvero Dio prepara gli uomini adatti per i momenti e i tempi in cui essi serviranno alla sua Chiesa, affinché essa possa giovare agli uomini e al mondo intero. Dio si “serve” degli uomini e li pone nelle condizioni perché possano collaborare al Suo progetto di salvezza a favore del mondo attraverso circostanze che possono sembrare anche casuali ma che, in realtà, sono espressione del piano provvidenziale di Dio che è sempre, saldamente, nelle Sue mani. A tali cose o ci si crede o non ci si crede!

È questo il frutto di un originale sguardo sulla vita e sulla storia degli uomini e della Chiesa che viene solo da un’attenta e profonda confidenza e familiarità con la Sacra Scrittura. Il tema di questa lettera del patriarca Roncalli, allora, non sorprende di certo: i suoi scritti ne sono abbondantemente intessuti e la Sacra Scrittura divenne ben presto il solido fondamento della sua preghiera e delle sue meditazioni spirituali. Il tutto sempre nel riferimento costante alla genuina tradizione della fede che si riceve «sulle ginocchia della Chiesa», dalle sue mani e dal suo cuore credente, anche nelle forme più semplici e vere.

Alcuni anni dopo l’uscita di questo testo, sarà direttamente quel Concilio Vaticano II tanto voluto da Roncalli a specificare con solennità che «è necessario che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio