Un maestro nella foresta. Alberto Manzi in America Latina. (Andrea Canevaro, Giuliano Manzi, Domenico Volpi, Roberto Farné, EDB, 2017)
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Il 15 gennaio è deceduto a Roma, alla soglia dei 100 anni, Domenico Volpi, detto “Menico”.
È stata una figura di primo piano della stampa per ragazzi: direttore dal 1948 al 1966 del “Vittorioso”, settimanale per ragazzi che riunì le migliori firme del giornalismo giovanile e contribuì a creare la scuola italiana del fumetto (Jacovitti, Caesar, Caprioli, Craveri, Zeccara, Nizzi, Bonelli, De Luca, Landolfi, Peroni, Polese), direttore de “La Giostra”, mensile per l’infanzia, e cofondatore di “Pagine Giovani”, periodico del Gruppo di servizio per la letteratura giovanile (Gslg). È stato autore di numerosi libri.
Ricordiamo Domenico Volpi con un suo volume.
Reso famoso dalla trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, che aiutò moltissimi italiani a prendere il diploma di scuola elementare, il maestro Alberto Manzi (1924-1997) ha sfidato l’analfabetismo anche dall’altra parte dell’oceano. Partito alla metà degli anni Cinquanta per studiare le formiche della foresta amazzonica, l’autore di Orzowei e di molti altri libri per ragazzi era rimasto colpito dalle condizioni di vita dei nativos e per oltre due decenni si era recato in Sudamerica, dove, con l’aiuto dei missionari salesiani aveva insegnato agli indios e li aveva aiutati a costituire cooperative agricole e piccole attività imprenditoriali. Accusato dalle autorità di essere un «guevarista» collegato ai ribelli, era stato imprigionato, torturato e dichiarato «non gradito». Aveva tuttavia continuato a recarsi clandestinamente in America Latina sino al 1984. Tre anni dopo venne invitato a collaborare al Piano nazionale di alfabetizzazione dell’Argentina, in seguito adottato in tutto il Sudamerica e premiato dall’Unesco.