Rebecca libri

Imitazione di Cristo e Sequela di Gesù

di Leonardo Boff, Tommaso da Kempis

Siamo dinanzi a uno dei libri più letti e meditati del cristianesimo occidentale: l’Imitazione di Cristo del venerabile Tommaso da Kempis (1380-1471).

1. Vita e opera dell’autore

Tommaso da Kempis nasce a Kempen, nei pressi di Krefeld, in Germania. Ricopre l’incarico di maestro dei novizi dei canonici regolari di sant’Agostino della Congregazione di Windesheim, in Olanda, e muore nel 1471 nel convento di Monte Sant’Agnese (Agnietenberg), vicino a Zwolle, nei Paesi Bassi, all’età di 91 anni, in odore di santità.

Nel suo incarico di maestro spirituale dei giovani religiosi e di altre persone che si rivolgevano a lui, raccolse per 21 anni proverbi, massime, testi dei padri della Chiesa, passaggi significativi della Bibbia e di altri scritti spirituali dell’epoca. Riunì e ordinò tutto questo vasto materiale, con grande coerenza interna, in quattro libri (parti), la cui redazione finale si ebbe solo nel 1441.

La fama del libro si diffuse in altri monasteri, che lo ricopiarono al fine di animare le tante comunità religiose che esistevano all’epoca. Si contano attualmente più di duemila edizioni dell’Imitazione di Cristo. Solo nel British Museum ne sono conservate circa mille.

La Biblioteca reale di Bruxelles ospita un manoscritto del 1471, l’unico che riporta la sua firma, in questi termini: «Terminato e completato nell’anno del Signore 1471 per mano di Tommaso da Kempis nel Monte Sant’Agnese vicino a Zwolle» (Finitus et completus anno Domini m.cccc.xli per manus fratris Thome Kempis in monte Sante Agnetis prope Zwollis).

Esistono molte edizioni critiche, ma noi abbiamo optato per quella ufficiale della Tipografia Poliglotta Vaticana, dal titolo Thomas à Kempis de Imitatione Christi libri quatuor ad codicem autographum exacta, Romae, Typis Polyglottis Vaticanis 1925.

Tutti e quattro i libri sono elaborati all’interno della corrente spirituale che si è affermata tra la fine dell’età medievale e l’inizio di quella moderna, e più precisamente intorno al XIV secolo, ed è fiorita nei Paesi Bassi, ricevendo il nome di devotio moderna, in quanto non limitata ai religiosi e alle religiose dei monasteri, ma diffusa largamente tra i laici e i letterati dell’epoca, come per esempio il grande giurista Grozio. L’Imitazione di Cristo si inscrive all’interno di questo movimento (cf. l’accurato studio di Henrique Cristiano José Matos nel suo libro Imitação de Cristo: caminho de crescimento spiritual, Belo Horizonte, 2014).

La devotio moderna si caratterizza fondamentalmente per una seria ricerca di vita interiore, centrata sull’incontro e sul dialogo con Cristo, e focalizzata in modo speciale sulla croce, sulla passione e sulla morte di Gesù. Questa spiritualità operava una forte separazione tra Dio e mondo, spirito e materia, tempo ed eternità, interiorità ed esteriorità, vita secolare e vita religiosa, rivelando un profondo disprezzo nei confronti del mondo, delle sue attrazioni e dei suoi piaceri. Tali realtà finiscono sotto sospetto, condizionando la pietà cristiana successiva. Benché sia importante considerare che Dio non ha voluto che lo amassimo in esclusiva, ma che il nostro amore si rivolgesse a tutte le creature e tutti gli esseri umani, specialmente i poveri e i dimenticati, tale aspetto è poco presente nel testo.

È necessario constatare, in questo modo di leggere il mondo, una visione riduzionista del messaggio di Gesù che occorre superare affinché i frutti di questo libro singolare possano alimentare in modo più adeguato la vita spirituale vissuta personalmente, anche nel mondo laico in cui abitano e lavorano le persone di differenti condizioni. È a questo scopo che abbiamo aggiunto un quinto libro sulla sequela del Gesù storico. Ma sempre all’interno dello spirito dell’autore originario.

Tommaso da Kempis aveva una mente libera. Pur appartenendo al contesto della devotio moderna, non si lasciò condizionare da alcuna scuola teologica o tendenza mistica. Al contrario, egli rivela una certa distanza e anche un velato sospetto nei confronti di ogni sapere teologico e teorico e di rivelazioni particolari. Ciò che per lui conta è l’esperienza spirituale dell’incontro con Cristo, con la sua obbedienza al Padre, con la sua umiltà, con la sua misericordia, con il suo amore incondizionato e con la sua passione e la sua croce coraggiosamente sopportate.

Il tema dello svuotamento di sé e del superamento di ogni attaccamento all’ego acquista a tal punto rilevanza da attirare l’attenzione di psicologi come Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, oltre che del filosofo Martin Heidegger. È qui che si incontra il presupposto per la perfetta libertà.

Malgrado questo tipo di interpretazione dualista della realtà, l’Imitazione di Cristo non ha mai smesso di costituire una perla spirituale, proprio per l’enfasi posta non sullo studio ma sull’imitazione della vita e delle opere di Cristo in una esperienza intima e personale. Tutto è così centrato sulla figura di Cristo che raramente appaiono i temi della Santissima Trinità, della Chiesa e dei sacramenti. Solo il quarto libro è interamente dedicato all’eucaristia e al giusto modo di fare la comunione.

La teologia, oggi, seguendo le Scritture e la dottrina cristiana ufficialmente riconosciuta sulla scia del concilio Vaticano II (1962-1965), collega, anziché separare, le realtà che Tommaso da Kempis aveva tanto fortemente contrapposto. Realtà che oggi intendiamo come aspetti diversi della creazione e dell’unico grande progetto di Dio che è il suo Regno fatto di amore, di solidarietà, di fraternità, di compassione, di perdono e di illimitata apertura al mistero divino. Questo Regno si realizza tanto nello spazio religioso quanto in quello laico, in permanente opposizione all’anti-Regno, la negazione dei valori del Regno.

Il Regno si realizza nello spazio religioso sotto forma di fede esplicitamente professata, di celebrazioni, di vita sacramentale, di ricerca di virtù eccelse e di santità. Ma prende anche corpo nello spazio laico sotto forma di etica, di esperienza di amore, di ricerca di giustizia, di compassione, di perdono e di servizio ai poveri e agli oppressi. Sono questi i due versanti attraverso cui si raggiunge e si realizza il Regno di Dio nella storia. Non c’è Dio senza mondo, né mondo senza Dio, né cielo senza terra.

Perché a fianco dell’Imitazione di Cristo poniamo la Sequela di Gesù? Perché i due temi, elaborati in epoche diverse, si completano e si arricchiscono mutuamente.

Inizialmente, il libro non si intitolava Imitazione di Cristo, ma, secondo il costume dell’epoca, in base a cui il titolo di un libro era dato dalle sue prime parole, si intitolava inizialmente Quis sequitur me (“Chi mi segue”), dalle parole dell’incipit in cui già appare l’idea della sequela di Cristo. Solamente dopo la morte dell’autore si affermò l’attuale titolo Imitazione di Cristo.

Il Gesù dell’Imitazione di Cristo è colui che parla all’interiorità umana, mostrando i lati oscuri, esaltando quelli luminosi, predicando il totale svuotamento di sé, l’umiltà estrema – su cui viene posto in particolare l’accento lungo tutto il testo – e l’illimitata fiducia in lui e nella forza della grazia divina. È colui che consiglia, ammonisce, critica e sollecita a cercare sempre il cammino che conduce alla beatitudine eterna, passando per la croce e per le tribolazioni.

Il Gesù della sequela è colui che parla alle moltitudini, ai poveri, ai peccatori, che presenta un progetto di trasformazione totale, interiore ed esteriore, dell’intera realtà, il Regno di Dio, a cominciare dai poveri. È il Gesù liberatore che apre nuove prospettive sulla realtà come la conosciamo oggi e invita a impegnarsi a favore degli ultimi, di chi è reso invisibile nella sua dignità e nei suoi diritti.

Gli accenti sono diversi ma si tratta sempre dello stesso e unico Gesù Cristo, morto e risorto, che ci accompagna nel nostro cammino spirituale, nel viaggio verso il nostro stesso cuore e nel percorso attraverso il mondo in direzione del regno di Dio che si realizza già ora ma la cui pienezza si concretizzerà soltanto nell’eternità.

2. La particolarità dell’Imitazione del Cristo della fede

Approfondiamo un po’ di più le caratteristiche di ognuno dei due cammini spirituali. Il cammino dell’Imitazione di Cristo pone l’accento sul Cristo della fede e sulle sue virtù divine: il suo affidarsi totalmente al Padre, la sua umiltà, la sua capacità di sopportare sofferenze e umiliazioni, la sua pazienza infinita e il suo amore incondizionato per tutti ma specialmente per coloro che, disprezzando le cose del mondo, ripongono la loro fiducia in lui.

Vivere queste virtù a livello personale ha dato origine a una grandiosa spiritualità, descritta nell’Imitazione di Cristo. Il Cristo parla alla soggettività e al cuore affinché la persona religiosa scopra tutti i meandri della malvagità umana ma anche tutta l’ampiezza della grazia divina e dell’azione di Gesù, le quali offrono al fedele la possibilità di conquistare un alto livello di vita spirituale.

Il punto essenziale è centrare praticamente tutto su Cristo, fonte di ogni grazia e di ogni crescita spirituale. Influenzato dalla spiritualità dell’epoca, la devotio moderna, il libro esorta a una totale sottomissione a Dio, evidenzia una radicale insufficienza umana nel cammino spirituale e favorisce un’esplicita svalutazione del mondo, dei suoi progetti, dei suoi piaceri e delle sue possibilità. Con ciò si crea un profondo dualismo: tutto il bene e tutta la salvezza stanno dalla parte di Dio e tutte le mancanze e la malvagità dalla parte dell’essere umano e del mondo.

Questa interpretazione della realtà così radicalmente dualistica ha suscitato nel fedele una grande sfiducia nei confronti degli sforzi umani e un totale disprezzo nei riguardi delle cose di questo mondo. Solo l’amore esclusivo per Dio e per Gesù attrae completamente l’attenzione e l’impegno del fedele nella sua crescita spirituale.

Il nostro contributo, alla luce della dottrina ufficiale della Chiesa che ha trovato la sua più brillante espressione nei testi del concilio Vaticano II, è consistito nel tentare di superare questo dualismo, riscattando l’amore fondamentale per Dio e per Cristo senza trascurare l’amore per la creazione e le potenzialità contenute nella natura umana creata amorosamente da Dio.

Nonostante tali limitazioni, Tommaso da Kempis, meglio di qualunque psicanalista, ha compreso i labirinti più oscuri dell’anima umana, le sollecitazioni del desiderio, le angosce che esso produce, ma ha anche indicato le vie per affrontarle, sempre confidando unicamente nella grazia di Dio, nella misericordia di Gesù, nel completo svuotamento di se stessi e nella relativizzazione delle cose di questo mondo.

Tuttavia, nel sesto capitolo del terzo libro, fa un elogio dell’amore divino così profondo, elegante e appassionato da ricordarci ciò che scrisse san Paolo sull’amore nella Lettera ai Corinzi (cf. 1Cor 13,1-13).

E si adopera sempre a consolare il fedele che aspira ad imitare Cristo facendo leva sul suo esempio, principalmente per il tramite della sua Croce e delle sue sofferenze, e gli mostra la gioia inaudita dell’intimità con lui e, alla fine, la grandezza della ricompensa eterna che gli è stata preparata nell’eternità.

3. La particolarità della Sequela del Gesù storico

Il cammino della sequela di Gesù pone l’accento sul Gesù storico, sulla sua vicenda esistenziale, sulla sua azione concreta durante il suo pellegrinaggio tra di noi. Il Gesù storico conferisce materialità al Cristo della fede, con conseguente mutuo arricchimento. Nel Gesù storico vengono evidenziati i comportamenti di fronte alle situazioni concrete della sua vita: la critica all’ostentazione religiosa e alla falsità della devozione ufficiale; la compassione radicale nei riguardi dei sofferenti di questo mondo; l’opzione per i poveri e gli ultimi, primi eredi del Regno; la libertà rispetto alle tradizioni, a partire dal suo affettuoso atteggiamento nei confronti delle donne, dalle amiche Marta e Maria alla samaritana; il coraggio nel frequentare gente di cattiva fama per mostrare come nessuno si trovasse al di fuori della portata della grazia divina; la critica al potere e a ogni tipo di ambizione e di gerarchizzazione nelle relazioni umane; il coraggio nell’affrontare le minacce di morte, le torture e la crocifissione. Ma, soprattutto, il suo messaggio di liberazione rispetto a tutte le oppressioni interiori ed esteriori in grado di accendere le moltitudini: il Regno di Dio. Con l’annuncio di quanto fosse vicino e della conversione come via per concretizzarlo già ora nel mondo.

La proposta della sequela di Gesù evidenzia in particolare come egli partecipasse della condizione umana concreta, come quella da noi vissuta quotidianamente. La Lettera agli Ebrei dice chiaramente che egli stesso fu provato in ogni cosa, a somiglianza di noi (4,15), che era anch’egli rivestito di debolezza (5, 2) e che imparò l’obbedienza dalle cose che patì (5,8).

San Paolo va oltre, esortandoci a nutrire gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,5-8), castigo infame per quell’epoca. Egli non si è vergognato di chiamarci fratelli e sorelle (Eb 2,11) e, nel giudizio finale, si riferisce ai poveri e agli oppressi come a questi miei fratelli più piccoli (Mt 25,40).

È a causa della sua prassi liberatrice e della sua innovativa dottrina che egli è stato perseguitato, catturato, torturato e condannato a morte. La sua fine dolorosa è stata il frutto della sua vita, della sua prassi e della sua fedeltà al Padre, anche al prezzo di morire sulla croce.

Il suo obiettivo non era quello di creare una nuova religione con fedeli devoti. Egli voleva l’uomo nuovo e la donna nuova. Ed è venuto per insegnarci a vivere come fratelli e sorelle e a sentirci figli e figlie amati da Dio Padre. Questo è il cammino di Gesù così come se ne parla negli Atti degli apostoli (9,2; 19,9; 23; 24,14; 22) o nella tradizione di Gesù, precedente alla comparsa dei vangeli, scritti 30-40 anni dopo la sua condanna a morte.

Gesù ci ha lasciato un modo di essere, ci ha dato in eredità un grande sogno, il regno di Dio fatto di amore, di misericordia, di perdono, di fraternità, a partire dagli ultimi e dalla dignità che proviene dal sapersi e sentirsi figli e figlie di Dio. La sequela di Gesù mira a raggiungere, attraverso la prassi e l’impegno, questi beni del Regno da lui predicati e vissuti.

Vogliamo conoscere la sua prassi storica per lasciarcene ispirare all’interno delle mutate condizioni del nostro tempo. Ma sempre nello stesso spirito e con lo stesso atteggiamento. San Paolo lo ha compreso bene nel consigliarci di avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina divenne simile agli uomini (Fil 2, 5.7). Gesù stesso disse: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc 9,23). Poiché dove sono io, là sarà anche il mio servo (Gv 12,26).

Seguire Gesù significa assumere la sua causa, correre i suoi rischi ed eventualmente accettare il suo stesso tragico destino.

4. Imitazione e Sequela sono complementari

È in questo spirito che unisce l’imitazione allasequela che è stato riscritto e completato il libro di Tommaso da Kempis Imitazione di Cristo, ora arricchito dal capitolo sulla Sequela di Gesù. Siamo andati al di là di quanto fatto da san Francesco di Sales, il quale aveva promosso un’edizione dell’Imitazione di Cristo con l’aggiunta di riflessioni e preghiere alla fine dei capitoli (Vozes, 2009; cf. la presentazione dello studioso di mistica Faustino Teixeira, dell’Università Federale di Juiz de Fora). Così ampliato e attualizzato, il libro continuerà sicuramente a produrre gli stessi buoni frutti generati nel corso di sette secoli.

Come già accennato, il nostro testo di riferimento è l’edizione critica latina della Typis Polyglottis Vaticanis curata da Angelo Mercati nel 1925. Varie sono le traduzioni in portoghese, ma, tra tutte, risalta quella di frei Tomás Borgmeier, ofm, lanciata dalla casa editrice Vozes nel 1920, che molto ci ha aiutato per la sua fedeltà al testo e per la sua precisione, per quanto elaborata nello stile proprio dell’inizio del XX secolo, distante dall’attuale. Abbiamo migliorato la comprensione di alcuni testi e riscritto gran parte dei capitoli, in un linguaggio attualizzato e in base soprattutto a una visione teologica più inclusiva e conforme alla sensibilità della fede attuale. L’obiettivo è stato quello di arricchire lo straordinario messaggio spirituale di questo singolarissimo libro.

Come già accennato, il professore di storia ecclesiastica Henrique Cristiano José Matos ha ben collocato l’opera di Tommaso da Kempis all’interno della corrente spiritualista e mistica della devotio moderna. Nel suo libro ha tradotto i principali estratti delle quattro parti che compongono l’Imitazione di Cristo, in una raccolta di pensieri molto ben strutturata e conservando la versione latina.

Da parte nostra, affinché l’arricchimento fosse non solo retorico ma reale, abbiamo aggiunto un altro libro, ispirato alla nuova devotio moderna contemporanea nata per impulso del concilio Vaticano II (1962-1965), del magistero papale degli ultimi decenni, del magistero episcopale della Chiesa latinoamericana espresso nei grandi documenti di Medellín (1968), di Puebla (1979) e di Aparecida (2005) e della teologia che ne è derivata, a partire dall’opzione preferenziale per i poveri contro la povertà e a favore della loro vita e della loro liberazione. Lo abbiamo fatto all’interno della nuova visione del mondo (cosmologia) che ci è offerta dai dati più certi delle scienze della vita e della Terra, in linea con l’enciclica di papa Francesco «Laudato si’» sulla cura della casa comune (2015). È così che la devotio moderna del XIV secolo si incontra e si completa con la devotio moderna contemporanea del XX e del XXI secolo.

Seguiremo nel testo, capitolo per capitolo e numero per numero, il testo latino dell’edizione critica del Vaticano. Tenteremo di imprimergli la sensibilità propria della fede contemporanea, che implica un necessario spostamento di accenti e un linguaggio più attuale, ma sempre in una forma comprensibile e nel rispetto dell’intenzione originaria dell’Imitazione di Cristo. In tal modo, le ricchezze contenute in questo piccolo grande libro alimenteranno quanti sono alla ricerca dell’acqua pura della spiritualità cristiana nell’imitazione del Cristo della nostra fede e nella sequela di Gesù di Nazaret, il Liberatore, così come è vissuta tra noi.

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