Rebecca libri

Un’eredità di avorio e ambra (Edmund de Waal, Bollati Boringhieri 2011)

Un consiglio di lettura al giorno dalla nostra rubrica "Affinità elettive"

«Il modo in cui gli oggetti vengono tramandati è pura narrazione. Ti lascio questo perché ti voglio bene. Oppure perché qualcun altro lo ha lasciato a me. Perché l’ho comprato in un luogo speciale. Perché te ne prenderai cura. Perché ti complicherà la vita. Perché farà schiattare d’invidia il tale o tal altro. Le eredità non sono mai banali. Che cosa viene ricordato e cosa dimenticato, nel passaggio? L’oblio può perpetuarsi, i possessori di un tempo esser via via cancellati, ma può anche verificarsi l’opposto, una lenta accumulazione di storie.»

L’«eredità di avorio e ambra» che dà il titolo al romanzo/memoir del ceramista Edmund de Waal è una collezione di duecentosessantaquattro netsuke appartenente da generazioni alla sua famiglia: minuscole sculture giapponesi, delle dimensioni di una scatola di fiammiferi, in avorio o legno, talora decorate con ambra, raffiguranti animali, piante, figure umane, divinità.

Affascinato dall’eleganza, dalla precisione, dalle straordinarie qualità tattili delle sculture, l’autore decide di ricostruire la storia dei loro passaggi da una città all’altra, da un palazzo all’altro, da una vetrina all’altra. Ricostruisce così anche la storia della sua famiglia, «trasfigurandone i successi, le sfortune, i rovesci e le resurrezioni attraverso le vicende avventurose di quello zoo in miniatura, passato di mano in mano e oggi miracolosamente ancora intonso».

 

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