Rebecca libri

Noi non avremmo riaperto

di Raffaella e Francesca della Libreria Virginia & co di Monza

Noi non avremmo riaperto.
Le motivazioni sono diverse, prima tra tutte quella relativa alla tutela della salute.
Noi non avremmo comunque riaperto anche perché non vogliamo assecondare il linguaggio politico che definisce “simbolico” il nostro lavoro.
Il ruolo sociale delle librerie, soprattutto di quelle indipendenti, è tutt’altro che simbolico anche se non riconosciuto come vorremmo: aiuti, sostegni, agevolazioni..niente di niente.
Il Tax credit di Franceschini e la recente legge sulla regolamentazione degli sconti sono davvero poco, ecco.
Il ruolo sociale non è – o almeno non è solo – quello di promozione della lettura.
La lettura non è bene in sé (uno su tutti il “libro” di Fabrizio Corona).
La lettura diventa bene quando viene agita, cioè quando diventa materiale di scambio tra persone.
Quando attiva la nostra parte critica, di riflessione, di divertimento.
Quando può suscitare un dibattito di idee.
Quando crea uno scarto al consueto sguardo che rivolgiamo alle nostre vite.
Quando illumina i sentimenti e le istanze del tessuto sociale in cui viviamo.
Quando spodesta il qualunquismo e il conformismo.
Quando è scoperta di ciò che non conosciamo – e invece esiste e rivendica il diritto a essere considerato.
Quando racconta a ciascuno di noi che abbiamo diritto alla nostra unicità a cui dobbiamo dare terreno di confronto con le unicità degli altri.
Quando ci permette di non sentirci soli.
Quando ci consola e ci incoraggia a esprimere la parte migliore di noi e accettare la peggiore.

La lettura è un atto solitario e silenzioso.
La meraviglia di uno spazio e un tempo per starmene con me e con una storia che parla a me e, almeno in quel momento, a me soltanto.
E’ ricevere un’attenzione che di rado riceviamo.
E’ un privilegio commovente.
In alcuni casi ci sembra un miracolo, il fatto che una persona, il più delle volte sconosciuta, ha fatto per noi.

Ma il vero miracolo è quando questo piacere solitario diventa atto sociale.
Quando posso parlarne con qualcun altro e scoprire che quel piacere ci mette in comunicazione e, poi, in relazione.
Quando scopro nell’altro, che ha provato un piacere simile al mio, aspetti di lui che magari non avevo compreso.
Quando scopro che la persona con la quale sto condividendo quel piacere è depositaria di un mondo, di un modo di pensare e di sentire che ha piena dignità, anche se magari è lontanissima da me.
Quando è agita così, la condivisione del piacere scaturito dalla lettura ci fa scoprire che la complessità e la stratificazione dell’altro sono il vero terreno su cui è fondata la nostra tensione alla socialità, il nostro desiderio come esseri umani di sentirci parte di qualcosa.
Condividere piacere – e il piacere che nasce dalla lettura è uno dei tanti – è un atto che può moltiplicare il piacere stesso e renderlo più solido e più fertile.
Può diventare una delle basi per la costruzione di un bene comune, all’interno del quale, siccome siamo esseri complessi e stratificati, possono trovare ascolto anche le nostre tristezze, le paure, il dolore, le pulsioni distruttive.

Le librerie possono – e spessissimo sono – luoghi in cui la lettura può essere agita, tanto nello spazio singolo libraio- cliente, quanto nello spazio allargato autore-editore-libraio-lettore.
In entrambe le situazioni si costruisce comunità attiva, dove sentimenti, istanze e idee si muovono su un terreno pronto a ascoltare e a valorizzare.

Questo è il valore sociale che vorremmo ci fosse riconosciuto.
Non ne siamo gli esclusivi depositari, naturalmente, ma siamo tra i luoghi più adatti a renderlo tangibile e se la politica è cura della polis, della comunità, alla politica chiediamo uno spazio di riconoscimento reale e che il nostro contributo venga considerato.
Questa congiuntura può essere un buon momento per consentire una riflessione, un ripensamento e nuove azioni.
I librai e le libraie, ci pare dimostrato da nuovi spazi di condivisione cui abbiamo dato vita che hanno portato a una significativa mobilitazione, ci sono.
Siamo preparati da tempo e ora siamo pronti, l’esercizio del nostro mestiere ci ha fornito un ottimo allenamento.
Cogliamo l’occasione!
Facciamolo!
Adesso.

Raffaella e Francesca

Anche noi siamo nel gruppo di LED, e insieme a tutti gli altri abbiamo scritto una lettera in cui esponiamo tutte le nostre ragioni e le nostre richieste. Eccola qui:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/librai-non-simboli/

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