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Benedetto XVI e le polemiche sui lefebvriani

Presentiamo ai lettori una parte dell'editoriale del numero 6 de "Il Regno. Attualità" tra pochi giorni in uscita

“La lettera di Benedetto XVI «ai vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre», resa pubblica dalla Sala stampa vaticana il 12 marzo, ma anticipata in Germania dalla FAZ e in Italia dal Foglio l’11, si presenta per molti aspetti come inabituale. È una lettera di spiegazioni; di fatto determinata dalla violenza della discussione interna alla Chiesa (così è stata percepita dal papa) e dal ruolo rivestito dai media: «un grande chiasso», come lo definisce il papa. La lettera ha un tono fortemente personale, ben oltre la distinzione oramai usuale fra il teologo e il papa. La curia quasi scompare se non per formule marginali. Il testo non contiene novità significative in ordine alla spiegazione dell’accaduto (le risposte erano già state date tutte), ma presenta un appello ai vescovi che riguarda il tema dell’unità della Chiesa come difesa dell’esercizio dell’autorità petrina di fronte all’emergenza vera del nostro tempo: «Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini». Questo dunque è il significato del pontificato, questo l’intento del gesto di perdono offerto ai lefebvriani. In questo senso, la sincerità, la sofferenza e l’esposizione personale rappresentano un punto significativo non solo per la vicenda tradizionalista, ma per il papato di Benedetto XVI. Sui punti critici, si potrebbe riassumerla nell’ammissione di due errori (il caso Williamson e la mancata comunicazione interna), nell’ammissione di un paradosso (un gesto di unione che produce invece divisione) e nel riconoscimento di un dramma anche personale (sintetizzabile nella semplificazione: molti contro il papa e, nella Chiesa, tutti contro tutti)”.

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