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«Cittadinanza è accoglienza e integrazione»

Un percorso di lettura a partire dalle affermazioni del card. Bassetti

Su Avvenire, Gianni Santamaria raccoglie le dichiarazioni del card. Bassetti, presidente della CEI, sul provvedimento in discussione al Senato.

La cittadinanza è il punto di arrivo di un percorso che va compiuto «gradualmente». E che ha come presupposto «un’opera di accoglienza, integrazione, accompagnamento». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, sgombera il campo dalle questioni nominalistiche e sottolinea di non voler parlare di ius soli o ius culturale. Invece, dice ai giornalisti che a Firenze gli chiedono un commento sul provvedimento in discussione al Senato, a lui piace di più la parola «cittadinanza». Questa «non è qualcosa di meccanico, matematico» per cui «uno arriva e può subito averla». È piuttosto «qualcosa che è frutto di un inserimento, di un ethos, nel quale per avere il diritto di cittadinanza si deve aver assorbito i valori della nazione», ribadisce.

A margine dell’incontro per il ventennale della Facoltà teologica dell’Italia centrale, il presidente dei vescovi italiani osserva, dunque, che «non basta la nascita». E, senza entrare nei dettagli delle proposte parlamentari in materia, parla della cittadinanza come di «qualcosa che ci si conquista con un inserimento progressivo nel tipo di civiltà, di nazione, in cui siamo». Un processo di integrazione fatto «gradualmente», conclude, «mi sembra più rispettoso per tutti».

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Sempre su Avvenire, Paolo Lambruschi analizza i dati ISTAT su immigrazione e cittadinanza.

I dati Istat sull’immigrazione non comunitaria in Italia pubblicati ieripotrebbero aiutarci a superare ansie e strumentalizzazioni che da tempo intossicano parte dell’opinione pubblica del nostro Paese. La prima notizia rasserenante è che non c’è alcuna «invasione» in atto.

Ora c’è la conferma: gli extracomunitari regolari in Italia sono 3,7 milioni, cifra tutto sommato stabile da tempo. I permessi di soggiorno sono in calo del 5% (in tutto sono stati 227 mila nel 2016), quelli per lavoro sono crollati del 41% mentre sono in rapida crescita quelli umanitari, anche se restano sotto quota 80 mila. Ma il dato che ovviamente fa discutere è quello sulla cittadinanza, visto l’infuocato dibattito preelettorale che ha bloccato al Senato la legge che vorrebbe riformare una normativa ferma al 1992 introducendo lo ius soli temperato e lo ius culturae.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica, infatti, sono diventati italiani oltre mezzo milione di non comunitari tra il 2012 e il 2016. Le domande accolte sono in forte aumento, i neocittadini nel 2016 erano 185 mila contro i nemmeno 50.000 del 2011. Secondo Eurostat, oggi il Paese europeo che concede annualmente il più alto numero di cittadinanze agli immigrati è il nostro. Dietro, a distanza, troviamo nell’ordine il Regno Unito (118 mila) la Francia (113 mila) e la Germania (110 mila). Facile concludere che la riforma sia inutile. Ovviamente ciascuno pensa ciò che vuole, ma due elementi fanno riflettere. Primo, le due etnie principali cui appartengono i nuovi italiani sono albanesi e marocchini che insieme coprono oltre il 39%.

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Titolo: Senza diritto di cittadinanza.

Autore: Gianti, Silvano

Editore: Città Nuova

Data di pubblicazione: 09 / 2016

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