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Editoria e big data

Kobo ha recentemente pubblicato un whitepaper, Publishing in the Era of Big Data, che dà un'idea di come la profilazione dell’utente possa smuovere intere strategie aziendali nel mercato librario

Kobo tiene traccia dei libri che i suoi utenti leggono e in quanto tempo, di quelli che non finiscono, così come di quelli con i quali procedono lentamente o al contrario divorano. Trasformando questa “realtà” in dati, ha dimostrato che tali informazioni sono – se correttamente analizzate – uno strumento di supporto al lavoro degli editori, perché danno la possibilità di pianificare strategie che poggiano su indicazioni reali, riducendo i rischi e gli errori, e andando incontro alla domanda dei lettori. Detto in altre parole, i “big data” possono aiutare l’editore a decidere sia cosa pubblicare sia come pubblicarlo meglio.

E.C. Mitrani su Finzioni porta qualche esempio tratto dal paper.
«Ammettiamo che un libro abbia venduto molto poco ma che i suoi pochi lettori l’abbiano letto molto rapidamente. L’analisi dei big data costringerebbe ad una riflessione: forse questo titolo non è ancora riuscito a sfondare sul mercato ma ha, in realtà, un grosso potenziale, visto che le persone che l’hanno letto l’hanno trovato molto coinvolgente. Logica conseguenza sarebbe investire di più nel marketing, cercare di riproporlo in modo più deciso ad un audience più ampio, e sperare che le vendite aumentino.
Allo stesso modo, è possibile fare un benchmark per identificare, tra autori sconosciuti o quasi, quali sono quelli che hanno la possibilità di diventare autori di best-seller. Come? Esaminando quanto rapidamente i loro libri vengono divorati!
Sono molto interessanti anche i grafici che mostrano i risultati delle vendite versus il tasso di completamento dei testi facenti parte di una serie. In questo caso i dati possono essere utilizzati per capire se è bene continuare a investire su un autore e la sua serie o se è meglio arrivare ad una conclusione perché i lettori continuano a comprare ma in fondo si sono “stancati” di leggere».

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