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La filiera della carta nel 2017

L'analisi di Antonio Lolli sui preconsuntivi resi noti dalla Federazione Carta e Grafica

Segnali incoraggianti per i settori rappresentati dalla Federazione Carta e Grafica nel 2017: l’anno si è chiuso complessivamente con risultati di segno positivo. Dai preconsuntivi resi noti dalla Federazione – costituita da Acimga, Assocarta e Assografici, oltre a Comieco e all’Unione Industriali Grafici Cartotecnici Trasformatori Carta e Affini della provincia di Milano come soci aggregati – ed elaborati dal suo Centro Studi, il fatturato complessivo a fine anno è risultato pari a 24,1 miliardi di euro, in aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Se si analizzano separatamente i risultati dei tre diversi settori che compongono la Federazione (industria delle macchine per la grafica e la cartotecnica, industria cartaria e industria grafica e cartotecnica trasformatrice) in termini di fatturato, si può osservare che il primo ha segnato un +8,2% rispetto al 2016, grazie in particolare ai primi nove mesi dell’anno, il secondo un aumento del 5,9%, mentre il terzo ha registrato un calo stimato tra il -3% e il -4% per il settore grafico e una crescita tra il +2% e il +3% per il settore cartotecnico trasformatore.

Sull’andamento generale favorevole – commenta Massimo Medugno, direttore della Federazione Carta e Grafica e direttore generale di Assocarta – hanno inciso principalmente le vendite interne, a quota 14,8 miliardi di euro e in crescita del 2,6% rispetto al 2016, con una sensibile accelerazione nella seconda parte dell’anno (+6,4 e +8%, rispettivamente nel terzo e nel quarto trimestre). Sostanzialmente stabili invece i valori dell’export (+0,1% nei 12 mesi), che consolidano i livelli ragguardevoli raggiunti nel 2016.

Guardando in particolare all’industria cartaria, in Italia il settore è caratterizzato da una buona dinamicità sia della domanda interna (+1,6% nei primi 11 mesi del 2017) che estera (+2,9% circa sempre nei primi 11 mesi dell’anno) ed è in grado di far fronte ai continui aumenti dei costi di approvvigionamento delle materie prime causati dalle incertezze dei mercati internazionali.

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