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Librerie: il 2020 inizia con altre chiusure

Anche nel 2020 continuano le chiusure delle librerie

Non si è ancora spenta l’eco dell’allarme lanciato dal Presidente dell’Associazione Librai Italiani, Paolo Ambrosini, secondo cui negli ultimi cinque anni in Italia hanno chiuso 2.332 punti vendita librari, che il bilancio delle chiusure va ulteriormente aggiornato.

A Milano ha chiuso la libreria all’interno dell’ospedale Niguarda, a Ragusa la libreria Paolino, a Torino la libreria Comunardi e anche  la storica libreria Paravia! 

A Roma, dopo la scomparsa della Libreria del Viaggiatore, della Coliseum e della Pecora elettrica – quest’ultima vittima di un attentato incendiario – ora la catena Feltrinelli ha chiuso due librerie, quella che sorge nei pressi di piazza Cavour e la International di via Vittorio Emanuele Orlando, ultimo ritrovo di libri in lingua, conosciuto e apprezzato non soltanto dai turisti, ma anche dagli studenti stranieri che vivono nella capitale. Secondo gli ultimi dati disponibili di Confcommercio, a Roma dal 2007 al 2017 hanno chiuso 223 librerie.

A fine ottobre ha chiuso i battenti, dopo 19 anni, una delle librerie storiche di Palermo, la Libreria Brodway , un vero polo culturale che ha costituito per molte famiglie un punto di ritrovo, di conoscenza, di scoperta.

Non se la passano bene neppure le librerie religiose. All’inizio dell’anno hanno chiuso la libreria Paoline di Bolzano e la libreria Dehoniana di Bologna, mentre a fine gennaio a Roma chiude la libreria  Paoline di via del Castro Pretorio, collocata proprio accanto alla stazione Termini e specializzata negli audiovisivi. Si trasformano in librerie indipendenti le librerie Paoline di Taranto e Torino, mentre fa, invece, il percorso inverso la libreria Glossa di Milano, che entra nella catena San Paolo.

Come ha sottolineato Ambrosini, “si fatica a credere che la chiusura di una libreria sia un problema di democrazia. Invece è esattamente ciò che si porta dietro, insieme all’ecatombe delle edicole, la strage delle librerie: lascia intere comunità prive della possibilità di documentarsi, studiare, arricchire la propria cultura. E questo non può che impattare anche sul funzionamento stesso della democrazia”.

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