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Che ne è dell’essere umano di fronte al denaro?

“No a un’economia dell’esclusione, no alla nuova idolatria del denaro”: ormai le conosciamo queste espressioni di papa Francesco che nell’Evangelii Gaudium ha scritto: “Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità” (EG 53); e ancora 2La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo” (EG 54) .

“Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cf. Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano” (EG 55).

Un tema, quello economico, che sembra stentare a far presa sulle nostre coscienze di cristiani, eppure su questo tema si può tessere un dialogo ecumenico perché, forse per merito dall’Evangelii Gaudium, la sensibilità negli ultimi mesi è in crescita in diverse comunità. Una bella testimonianza viene da un piccolo saggio di un pastore della chiesa riformata (fratelli separati) del cantone di Vaud in Svizzera, biblista e docente emerito alla facoltà teologica di Losanna.

Non c’è nulla di vergognoso nel possedere, scrive Daniel Marguerat, ma il rischio che si corre è grosso: il denaro è una realtà che si impossessa della persona nella misura in cui essa lo possiede. Introdurre Dio tra noi e il denaro modifica i termini dell’equazione facendo insorgere il problema dei valori in gioco. La questione centrale è: “Che ne è dell’essere umano di fronte al denaro?”.

L’itinerario biblico che l’autore propone mostra con chiarezza come il denaro sia da considerarsi anch’esso un dono di Dio, ma, come tutti i suoi doni, da condividere con i fratelli e quindi può rivelarsi anche un’opportunità di bene. Se infatti in ebraico denaro si indica con “kesef”, la medesima radice di desiderio ardente, il vangelo va oltre e invita a riporre la nostra fiducia in Dio, e non nel possedimento di beni “non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete…” (Mt 6,25-26).

L’invito evangelico va dunque nella direzione di una desacralizzazione del denaro per riportarlo al suo valore originario: strumento materiale, fatto per lo scambio e la sussistenza, niente di più. Ma ne siamo convinti?

Significativo questo paragrafo intitolato Un silenzio da rompere.

“È curioso constatare che noi parliamo continuamente di denaro (quello che acquistiamo, l’aumento dei prezzi che deploriamo, gli affari che abbiamo fatto). In compenso, parliamo raramente, molto raramente del nostro denaro: come lo spendiamo, come vengono ripartite le nostre entrate, quello che teniamo e quello che diamo. Ora, prendere coscienza della gestione delle proprie finanze è come fare una radiografia dei propri valori.

È semplicemente desolante constatare che solo molto raramente le chiese intervengono a questo livello. Il discorso economico, che da quando si sono verificate le recenti crisi finanziarie continua ad imperversare sui media, è terreno di scontro tra uomini d’affari, banchieri, specialisti in previsioni economiche da una parte e sindacalisti dall’altra. Le loro analisi divergono sulla questione del ‘come’: come evitare l’inflazione? Come ridurre le spese pubbliche? E via dicendo … Sono rari gli interventi a livello etico, di qualcuno che si pronunci sull’orizzonte che si intravede: per costruire quale mondo? Per instaurare quale tipo di società? Per salvaguardare quale qualità della vita? Vi è, su tali questioni, una parola da osare.

Ora, questioni come l’ammontare (esorbitante) dei salari più elevati non dovrebbero essere lasciate unicamente alla discrezione dei dirigenti delle imprese; la ripartizione dei profitti dell’attività economica non riguarda solo i quadri dell’azienda, ma la società intera. È urgente ripensare l’economia in una dimensione spirituale per evitare di trovarci un giorno in una società completamente mercificata (businnes society), un a giungla infernale dove il dio denaro divora i suoi figli.

Gesù cambia i termini della questione spostando il problema del rapporto col denaro dall’ambito morale a quello spirituale. La domanda non è più ‘Che fai del tuo denaro?’, bensì ‘Che cosa il denaro fa di te?’”.

 

Dio e il denaro, di Daniel Marguerat, Qiqajon, pp. 124, euro 9.00