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Roy Campbell, il poeta dimenticato

Era il marzo del 1936. Una serie di tumulti anti-clericali scoppiò nella città di Toledo. Le chiese venivano bruciate, mentre i sacerdoti e i monaci venivano assaliti nelle strade. Durante questi disordini, alcuni monaci Carmelitani, celandosi sotto abiti laici, trovarono asilo presso l’abitazione di un poeta britannico, Roy Campbell, il quale si era trasferito in città con la moglie Mary e le due giovani figlie l’anno precedente. Quattro mesi dopo, il 21 luglio, l’esercito repubblicano marciava sulla città. Con l’ausilio delle tenebre, i monaci Carmelitani si rivolsero ancora una volta ai Campbell. Tuttavia questa volta non si trattava di salvare sé stessi, bensì i preziosi archivi del monastero, nei quali figuravano i manoscritti di San Juan de la Cruz (San Giovanni della Croce). Campbell decise di prendersi cura dei documenti e, quella notte, in segreto, fu trasferito un pesante baule dalla biblioteca dei Carmelitani alla casa dei Campbell.

Il giorno dopo i repubblicani marciavano sulla città, costringendo i difensori ad asserragliarsi tra le mura dell’Alacazar. Privati della difesa dei soldati della guarnigione, i sacerdoti, i monaci e le suore caddero nelle mani della milizia repubblicana: i diciassette monaci Carmelitani furono riuniti, cacciati nella strada e fucilati sul posto. Nella piazza difronte al municipio di Toledo, la milizia di Madrid appiccò un falò che fu alimentato dal legno dei crocifissi, dai paramenti sacri, dalle pagine dei messali e da altri oggetti sacri che erano stati trovati nelle chiese saccheggiate e nelle case comuni. Dalla loro abitazione i Campbell videro con orrore le fiamme lambire la biblioteca dei Carmelitani.

Pochi giorni dopo i Campbell subirono una perquisizione da parte di uomini della milizia. Sospettando che sarebbero stati oggetto di una simile intrusione, Roy e Mary avevano già preso la precauzione di rimuovere dalle pareti i crocifissi e le immagini sacre, ma la loro più forte preoccupazione era che in baule che conteneva gli scritti di San Giovanni della Croce. Tuttavia la perquisizione non fu particolarmente accurata e, ad un certo punto, alcuni miliziani appoggiarono le proprie armi proprio sul baule, senza nemmeno pensare di aprirlo.

Diversi anni dopo, durante un discorso alla radio, Roy Campbell avrebbe rivelato che durante la perquisizione aveva pregato San Giovanni della Croce, facendo voto che avrebbe tradotto i poemi del Santo in lingua inglese, se la vita della sua famiglia fosse stata risparmiata. E il poeta tenne fede al voto fatto al Santo. Non solo tradusse le sue opere, ma ottenne anche grandi riconoscimenti da parte della critica. Kathleen Raine, scrivendo sulla rivista New Stasman, che la traduzione di Campbell rappresentava una superiore conquista della poesia in lingua inglese: Tra tutti i poeti viventi, Roy Campbell può essere considerato un maestro nell’uso della rima e nell’uso di un metro capace di trasmettere un sentimento di intensa passione. Egli ha riprodotto le rime e i metri spagnoli in maniera più fedele possibile, e oggi la versione inglese di quei poemi conserva lo spirito genuino degli originali.

In un colloquio radiofonico in merito a San Giovanni della Croce trasmesso dalla BBC nel 1952, Campbell si schermì affermando che il successo delle poesie era dovuto più alla grazia ottenuta per l’intervento soprannaturale del santo che per una sua abilità personale: Se fossi superstizioso potrei affermare che San Giovanni mi ha portato fortuna – disse – ma, non essendolo, posso affermare che Egli mi ha reso partecipe di un miracolo. Allo stesso modo, appena dopo che aveva concluso una lecture presso l’Ateneo di Madrid nel 1954, gli venne chiesto da un sacerdote che si trovava tra il pubblico a cosa attribuisse lo straordinario successo di quelle traduzioni in versi: È stato il Santo ad aiutarmi, padre. Deve sapere, quando sono stanco, o il mio spirito è afflitto, oppure mi trovo nei guai, non ho che da guardarmi alle spalle… e San Giovanni è lì, assiso in cielo, che mi sorride. Non ha che da dirmi: Arre Burrito! E a quel punto io rincomincio a camminare. Questa affascinante commistione di malizioso humour e mistica umiltà non poté che deliziare l’auditorio spagnolo, il quale irruppe in una spontanea risata accompagnata dall’applauso.

Tuttavia, cosa ci faceva un poeta Britannico a Toledo allo scoppio della guerra civile spagnola? Che cosa aveva chiamato in Spagna Campbell e la sua famiglia? Inizialmente erano giunti a Barcellona nell’autunno nel 1933, dopo aver vissuto in Provenza per alcuni anni. Il loro arrivo coincise con lo scoppio dei moti anarchici che seguirono la vittoria della destra alle elezioni: Per i Catalani, così come per gli Irlandesi, la politica è l’occupazione nazionale, scrisse Campbell ad un amico. Nonostante gli anni turbolenti che si trovarono ad affrontare, i Campbell si innamorarono della Spagna e della sua cultura. L’antico amore di Mary per la figura di Santa Teresa d’Avila l’aveva portata ad amare la Spagna fin dalla gioventù e lei deva aver trasmesso questa passione al marito, come risulta evidente dalle poesie riguardanti il paese che egli scrisse poco dopo il suo arrivo. I miei genitori erano dei romantici, spiega Anna, la figlia minore della coppia, loro vedevano la vita, vedevano la Spagna attraverso gli occhi di un romanzo. La vedevano riflessa in una nuvola, una sorta di Spagna immaginaria.

Fin dall’inizio mia moglie ed io comprendemmo il vero spirito della Spagna – scrive Campbell – Non potrebbe esserci alcun compromesso tra l’Oriente e l’Occidente, tra la superstizione e la Fede, tra un progresso irresponsabile… e la tradizione, tra le emozioni (travestite da Ragione) e l’intelligenza.

Stancati da quel breve intermezzo di vita urbana, nel maggio 1934 la famiglia si trasferì nel villaggio di Altea, presso Alicante: fu lì che l’intera famiglia ricevette il battesimo della Chiesa cattolica. Successivamente Campbell avrebbe scritto: non credo che la mia famiglia ed io fummo convertiti da uno specifico evento in uno specifico momento. Vivemmo per qualche tempo in una piccola fattoria vicino ad Altea, dove gran parte dei contadini erano bravi cattolici, e c’era come una fragranza, una genuinità nella loro vita, nel loro coraggio, nella loro devozione. Credo che tutto ciò ci abbia conquistati in maniera impercettibile. Padre Gregorio, il canonico del villaggio, fu deliziato dal fatto che un’intera famiglia di Inglesi si sarebbe convertita al Credo cattolico: due giorni dopo il sacerdote sarebbe stato ucciso dai miliziani venuti da Valencia. Nel frattempo i Campbell si erano già trasferiti a Toledo, che il poeta lodò in una delle sue opere come la città sacra della mente [la città sacra per il raccoglimento\la meditazione, n.d.t.].

Nell’aprile del 1957 Roy e Mary si spinsero, con la loro sgangherata Fiat 600, dalla loro casa in Portogallo a Siviglia per le celebrazioni della Settimana Santa. Durante il viaggio decisero di fermarsi per qualche giorno a Toledo, questa città paradisiaca che per me significa più di qualsiasi parola, come Campbell avrebbe scritto ad un amico. Durante la settimana delle processioni a Siviglia, Mary notò che suo marito era stranamente calmo e particolarmente serio nelle sue partiche devozionali. Il 23 aprile tornarono in Portogallo, passando la frontiera nel primo pomeriggio. Il lungo viaggio li aveva fortemente provati e, d’un tratto, Roy perse il controllo dell’auto, che finì sbandando contro un albero: Mary sopravvisse all’incidente, ma il marito morì sul colpo. Così si concluse, all’età di cinquantacinque anni, la vita di uno dei più raffinati e controversi poeti del XX secolo, un poeta che tra i suoi amici annoverava George Orwell, Aldous Huxley, T.S. Eliot, Evelyn Waugh, J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis.

Per quanto riguarda la sua amicizia con Tolkien, uno degli aneddoti più intriganti in merito alla fama di Campbell, vorrebbe che l’autore del Signore degli Anelli si sia in parte ispirato allo stesso Campbell per il personaggio di Aragorn, impersonato da Viggo Morteson nella versione cinematografica dell’opera. Tolkien incontrò Campbell per la prima volta in un pub di Oxford nel 1944, come un misterioso sconosciuto che stava ascoltando con interesse la conversazione di C.S. Lewis, fissandolo intenzionalmente da sotto un cappello a larghe tese. Campbell avrebbe ricordato al professore di Oxford la figura di Aragorn, il misterioso sconosciuto che origlia la conversazione degli Hobbit al Puledro impennato. Dal momento che Tolkien all’epoca si trovava nel pieno della stesura di The Lord of the Rings, e che era rimasto vivamente impressionato dalla vita avventurosa che Campbell aveva condotto in Spagna, non è impossibile che la figura del poeta sudafricano abbia contribuito a delineare il personaggio di Aragorn nell’immaginazione di Tolkien.

In merito alla storia dell’uomo che salvò le lettere originali di San Giovanni della Croce, si potrebbe dire che la Spagna e la Chiesa Cattolica hanno un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti, a causa del suo ruolo nel preservare una preziosissima parte della loro eredità. Tuttavia lo stesso Campbell si considerò egualmente indebitato con la Spagna, descrivendola come il paese al quale devo tutto, avendo salvato la mia anima.

 

L’articolo originale è stato pubblicato con il titolo di The Man Who Saved The Papers of St. John of the Cross sulla rivista The Imaginative Conservative.