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La vita come opera d’arte. Scritti di estetica (1907-1960) (Romano Guardini, Morcelliana, 2021)

OCCUPARSI DI ARTE
[1912]1

A non pochi l’arte si presenta come un regno indefinito e misterioso, ricolmo di cose belle e attraenti. Vorrebbero addentrarsi in questo mondo meraviglioso, sentirvisi come a casa propria e possederlo, ma non sanno come. Vorrebbero familiarizzarsi con l’arte, ma non sanno come iniziare oppure si fanno idee sbagliate sul modo in cui ciò dovrebbe accadere. Queste righe sono destinate a coloro che nutrono questo desiderio e nello stesso tempo avvertono questa incertezza. Sorte da esperienze pratiche, possono forse essere utili ad alcuni.

I.

Anzitutto: che cos’è propriamente “l’arte”?
Rientrano nel suo ambito le costruzioni degli antichi popoli dell’Asia, i templi degli Egizi, dei Greci e dei Romani, così come le chiese e le cattedrali cristiane. Arte sono le costruzioni profane delle nostre città antiche e talvolta anche i recenti palazzi, edifici commerciali e religiosi. Tutte le innumerevoli opere, che lo scalpello dello scultore, il coltello dell’intagliatore, la mano del fonditore del bronzo, il martello del fabbro hanno formato dalla pietra, dal legno, dal bronzo e dal metallo nobile sono arte.
Le pitture, con cui gli Egizi hanno decorato le celle delle loro piramidi, al pari delle immagini che coprono i vasi etruschi, greci ed egizi sono arte. Lo sono anche le pitture murali dei palazzi antichi, i mosaici delle chiese bizantine e protoitaliche, i dipinti sulle pareti delle grandi cattedrali. Non da meno lo sono le molte immagini su legno, metallo o tela che, attraverso tutti i secoli, sono giunte fino ai giorni nostri.
Le poesie, i drammi, i poemi epici e i canti dai tempi degli antichi cantori indiani e di Omero fino ad oggi; le opere musicali di ogni tipo – tutto ciò è arte o per lo meno può esserlo, se proviene da un vero maestro.
Quindi un campo enorme, sconfinato e di una molteplicità sconcertante. Inoltre diventa ogni giorno più grande e variegato. Infatti ogni giorno gli artisti nella loro vita creano qualcosa di nuovo e i ricercatori portano continuamente alla luce dal più remoto passato opere che erano dimenticate, sepolte o perdute.
Di questo imponente oggetto deve occuparsi chi desidera conoscere l’arte.
Finirà per perdersi e confondersi se non affronterà chiaramente tre questioni:
Che cosa voglio dall’arte?
Quale ambito voglio conoscere?
Come devo accostarmi alle opere d’arte scelte?

II.

La prima questione non è oziosa proprio per la scarsa chiarezza che regna al riguardo. Possiamo distinguere i più importanti punti di vista con cui ci si può accostare all’arte.

1.

Si può incominciare, ad esempio, a studiare le opere dei pittori tedeschi. Si esaminano e si considerano i dipinti che presumibilmente provengono da maestri tedeschi. Si cerca di stabilire da chi siano stati fatti e quando. Si indagano le peculiarità di questo o quel determinato maestro e si tenta di scoprire quali altre opere gli appartengano, finché non si conosca tutto ciò che ha prodotto. In seguito ci si chiede quali pittori siano stati suoi contemporanei e in quale rapporto questi e le loro opere stessero con le sue; chi l’abbia preceduto nelle creazioni artistiche e se l’abbia influenzato; chi sia venuto dopo di lui e se abbia ricevuto da lui stimoli. E così via, fino a che non sia conclusa la serie: le singole opere fino all’opera omnia di ciascun maestro, i singoli maestri fino ai gruppi, questi fino ai periodi al punto che viene ricostruito nella sua articolazione l’intero percorso della pittura tedesca. Ulteriori questioni riguardano i soggetti delle loro creazioni e come questi siano a poco a poco cambiati o si siano modificati; quali siano stati i mezzi (la tecnica) del loro lavoro, quali particolari compiti imponesse loro ogni volta il progredire dell’arte e come essi venissero assolti ecc. Infine si andrà ad indagare come gli artisti nel loro creare, nei loro pensieri dominanti, nell’elaborazione delle loro opere siano stati influenzati dalle correnti dell’epoca, fra l’altro dalle condizioni politiche, economiche, sociali, spirituali, religiose e morali circostanti e, a loro volta, abbiano reagito su di esse. Così si giunge a conoscere la sequenza cronologica delle opere e dei maestri, si vede quando, dove, da chi siano state create le singole opere, si apprendono le loro caratteristiche, i loro materiali, la natura e la tecnica della loro esecuzione, come pure la loro relazione con gli avvenimenti e le situazioni dell’epoca.
In questo modo si ottiene la storia della pittura tedesca. Similmente si può ricostruire la storia della pittura di altri paesi, parimenti accade per le altre arti (poesia, arte plastica, architettura, musica, arti decorative…).
Il risultato di questi sforzi è, alla fine, la storia dell’arte universale.
Stabilendo in modo scientificamente preciso questi fatti e collegamenti si ha la scienza storica dell’arte, la storia dell’arte.

2.

Tuttavia, si può cercare di accostarsi all’arte anche in maniera del tutto diversa. Quando, ad esempio, si scorrono le opere dei poeti tedeschi, si nota che alcune, nonostante tutte le loro differenze, si assomigliano nella struttura, nelle caratteristiche e nei generi, ad esempio le tragedie di Lessing, Kleist, Ludwig, Hebbel…. L’indagine estrapola ciò che le accomuna: sono tutte tragedie. Si stabilisce così il proprium della tragedia. Come opera? Perché agisce in questo modo? Come ottiene questo effetto? E così via. In questo modo si ricava il concetto del dramma tragico. Da altre opere, per via di comparazione, si stabilisce ugualmente il concetto della commedia, dell’epos o del romanzo ecc., e questi concetti riassumono sempre l’essenza e la particolarità del corrispondente genere letterario. Procedendo, l’indagine riunisce dramma, tragedia, commedia, farsa, spettacolo fiabesco ed estrapola ciò che hanno in comune: sono tutte opere teatrali. Ci si chiede: qual è l’essenza del dramma? Si ricava allora il concetto superiore del drammatico. Attraverso sintesi analoghe si trovano i concetti dell’epica, della lirica ecc., finché al termine non si arrivi al concetto supremo di opera poetica in quanto tale, di poesia in generale, in cui tutti quei gruppi rientrano.
L’indagine procede analogamente con le altre arti nel loro rispettivo genere particolare attraverso comparazione, raggruppamento, unificazione e divisione. Così si ottiene, alla fine, una dottrina coerente delle varie arti, dei loro generi e sottogeneri, delle proprietà, analogie e differenze, finché da tutte non risulti in conclusione una dottrina dell’opera d’arte in quanto tale, dell’opera d’arte in generale.
Queste indagini appartengono alla scienza teoretica dell’arte o all’estetica.
Pertanto mentre la scienza storica dell’arte si occupa delle opere d’arte effettive e del loro contesto storico, la scienza teoretica dell’arte prende sì le mosse dalle  effettive opere d’arte, ma solo per costruire partendo da esse un sistema ordinato di concetti generali, una teoria dell’arte, un sistema estetico.

3.

Ambedue i metodi di considerazione dell’arte sono scienza. La scienza è indagine rigorosa e soggetta a regole. Essa esige l’esame approfondito di tutto il materiale accessibile. Confronta, analizza, separa e unisce con scrupolosa esattezza procedendo accuratamente da un risultato all’altro. Mezzo della ricerca è l’acume intellettuale. È accettato solo ciò che può essere dimostrato. Risultato effettivo è soltanto ciò che può essere esposto con piena chiarezza.
Tuttavia, ci si può accostare all’opera d’arte non per praticare la scienza, ma per trarne un godimento. In tal caso non si ha l’intenzione di analizzare l’opera d’arte con un’indagine acuta e secondo determinate regole, bensì ci si vuole immergere tranquillamente in essa, lasciarsi compenetrare dal suo significato, farsi ristorare o sconvolgere, elevare o rasserenare dal suo contenuto bello o tragico, sublime o lieto. Non si vuole affatto una completa conoscenza comparativa di questo o quel genere d’arte o di un periodo, ma si vuole conoscere davvero ciò che si è scelto, penetrare in esso e instaurare come un rapporto di amicizia. Non importa se si è in grado o meno di esporre in maniera ordinata e precisa risultati esaustivi. Infatti la cosa principale è essere scossi nell’intimo. Se in seguito si sia capaci di esprimerlo, è secondario.
Ci si avvicina pertanto all’opera d’arte non da intellettuali, ma da amanti, da amici.
E che cosa vi si trova? Che cosa per lo meno vi si può trovare, se si sa ricercare bene?
Noi tutti vediamo ogni giorno il cielo, le nuvole, il sole, la terra, il bosco e la montagna. Ma all’artista sono accordati occhi speciali, che vedono più dei nostri. Vedono più profondamente nell’essenza delle cose, nel genere e nel destino degli uomini. E inoltre gli è stato conferito il dono di rappresentare in forme vive, sia nel dramma o nella poesia, sia nel dipinto o nel canto, ciò che ha visto: la pienezza del bosco, la maestosità dei monti, la bellezza del mare, i misteriosi legami nel destino degli uomini e dei popoli.
L’artista ha anche un cuore capace di percepire tutto in maniera più viva, la sofferenza e il piacere, tutto ciò che può commuovere il cuore umano. Lo sente in una maniera che spinge all’espressione e così nell’opera d’arte si unisce ciò che egli ha scorto nelle cose con ciò che ha percepito in sé. In tal modo sorge nell’opera d’arte quell’unità così singolare in cui natura e cuore umano formano, per così dire, un tutt’uno nell’anima dell’artista.
Facciamo un esempio. Il maestro Schwind una volta è andato a camminare in un selvaggio bosco di montagna. Si è arrampicato su un sentiero accidentato. A destra e a sinistra ci sono alberi strani, nodosi, segnati da intemperie, le loro radici invadono in lungo e in largo il sentiero; funghi rigonfi, rossigni stanno tra le rocce umide. Pian piano si fa buio; la muta compagnia intorno appare sempre più particolare, gli sembra completamente spettrale, – di colpo tutto prende forma nella sua fantasia –vede Meister Rübezahl, il genio dei monti, con la barba rossa, con il suo rozzo grembiule marrone, scendere su imponenti scarpe di legno – tap tap – un grosso bastone in mano, un sorriso sul viso come se pensasse già ad uno scherzo, – i solchi sulle cortecce ora lo guardano come grandi visi contorti, i tronchi nodosi come occhi spalancati…. – Così forse è nato il suo dipinto di Rübezahl ed è un’unità vivente di ciò che è un bosco di alti alberi, segnato dalle intemperie, e di ciò che un uomo vi può avvertire. Ogni opera d’arte ci mostra così, in un’intima unità inscindibile, un pezzo di mondo e di vita e, nello stesso tempo, un pezzo dell’anima dell’artista. E poiché gli uomini, nonostante tutta la loro diversità, sono anche simili l’uno all’altro, riusciamo a sentire, con un unico sforzo, ciò che l’artista ha provato o, col suo sentimento, si risveglia pure il nostro, che forse era assopito.
Non è molto questo? Non varrebbe la pena, anche senza la storia scientifica dell’arte o l’estetica, immergersi con vero amore in un’autentica opera d’arte, per sperimentare ciò che un artista è in grado di dirci sul mondo delle cose e degli uomini e per cercare quali sensazioni egli suscita nella nostra anima? A questo tuttavia si aggiunge qualcos’altro. L’artista riesce a dire tutto ciò in una maniera così perfetta da cogliere proprio ciò che conta, da mettere in risalto ciò che è importante e da accantonare o lasciare in ombra ciò che non lo è, da unire, ordinare e costruire tutto ciò che è grazioso, sublime o lieto. Giungiamo così a sentire la perfezione con particolare piacere, con particolare gioia, e questo è il bello.
Questo è dunque ciò che offre l’opera d’arte: un pezzo dell’essenza del mondo, delle cose e degli uomini, i pensieri e le sensazioni del cuore dell’artista, sicché la nostra stessa anima è risvegliata a un’empatia interiore. Tutto questo, però, nelle vesti, nello splendore e nella magia della bellezza.

4.

Lo studio scientifico dell’arte esige molto. Dallo storico dell’arte ci si aspetta una vasta conoscenza del materiale, lo sguardo sicuro alle caratteristiche e al contesto storico, la capacità di sintesi complessiva. Dal sistematico, dallo studioso di estetica, ci si aspetta la capacità dell’analisi acuta, della chiara costruzione concettuale, dell’articolazione sistematica limpida e ben fondata.
L’amico dell’arte, invece, ha bisogno di una cosa sola: cuore aperto, amore dell’arte, godimento di essa e sforzo paziente che non si lasci intimorire dalle difficoltà.
I tre percorsi descritti sono pertanto assolutamente indipendenti. Stanno sì certamente in relazione reciproca. Anche lo storico ha bisogno di amore e godimento dell’arte, altrimenti non ne ricava molto. In una certa misura non potrà fare a meno neppure della teoria estetica. Allo stesso modo lo studioso di estetica deve possedere solide conoscenze storiche, per costruire su materiale solido la sua teoria. Infine l’amante dell’arte arriverà spontaneamente, secondo la sua inclinazione, ad occuparsi della sua storia o della sua teoria. Ciononostante questi sono tre modi assolutamente diversi di occuparsi dell’arte e, a seconda della rispettiva scelta, il lavoro sarà diverso.

III.

Rivolgiamoci al terzo modo di considerare l’arte, che per i più finisce per essere il più adatto e anche il solo possibile. Ora bisogna rispondere alla seconda domanda: quale ambito scegliersi nel vasto regno dell’arte?

1.

È difficile dare una risposta generale. Tutto dipende dalle circostanze individuali. Determinanti sono soprattutto le inclinazioni e le attitudini. Chi ama la musica, si rivolgerà ad essa. Chi si sente attratto dalla poesia, si adopererà per essa.
Significativa è anche la situazione, ciò che è a disposizione proprio in quel luogo. Se la regione ha parecchie opere architettoniche interessanti, ne deriva da sé lo studio dell’architettura; buone gallerie conducono alla pittura e alle arti plastiche, belle e ricche biblioteche alla letteratura, validi concerti alla musica. Si deve trarre vantaggio da ciò che appunto viene offerto.

2.

Se non sono stati ancora decisivi né l’inclinazione né il contesto esterno per la scelta di uno dei grandi ambiti dell’arte, allora può essere di aiuto il seguente punto di vista. Non tutti i generi all’interno dei tre grandi gruppi dell’arte (delle arti figurative, della poesia e del suono) sono parimenti accessibili. Tra le arti figurative, ad esempio, è più accessibile la pittura, poiché il dipinto di norma ha una grande ricchezza di avvenimenti, persone e cose rappresentate, quindi un grande contenuto ‘oggettivo’, che naturalmente facilita l’approccio. L’opera d’arte plastica ne ha già meno. Per sua natura, il numero di soggetti rappresentati e la ricchezza di avvenimenti sono minori. Quindi è meno interessante dal punto di vista ‘oggettivo’ e richiede una maggiore concentrazione su ciò che è rappresentato. L’architettura non racconta fatti o avvenimenti, ma per sua essenza è formazione e strutturazione di materie e spazi verso un determinato scopo. Certamente qui lo scopo di ogni costruzione aiuta l’osservatore che vi si accosta. Esso però scompare nelle opere puramente decorative, di mero abbellimento, come tessuti e tappeti, mosaici ornamentali, vetrate, ove contano solo i colori e gli effetti luminosi, vasi greci ecc. Questo settore, nonostante sia uno dei più nobili, è quello più difficilmente accessibile e richiede già una raffinata sensibilità per la linea e il colore, per la forma e la composizione.
Con ciò si indica al principiante dove è meglio incominciare. Nella poesia c’è una simile gradualità. Il più ricco di riferimenti oggettivi è il racconto. Segue poi l’epos; a questo il dramma, poi la ballata, la romanza e altro fino, da ultimo, alla pura poesia d’atmosfera, la lirica. Anche nella musica ha luogo una tale diminuzione di contenuto descrittivo, oggettivo. Si può delineare una sequenza dalla musica drammatica (dramma musicale, opera) all’oratorio, alla canzone, alla musica a programma e alla musica pura (orchestra, organo, pianoforte ecc.).

3.

Infine rispetto alla scelta dell’oggetto c’è ancora da considerare ciò che segue. È meglio non ricorrere ad opere né troppo moderne, né troppo antiche. Non alle prime, perché qui tutto è ancora in itinere. Una distinzione tra ciò che è pregevole e ciò che è dozzinale è spesso veramente difficile. Si trova una sovrabbondanza delle più svariate manifestazioni. La moda e la stampa giudicano, per lo più, in maniera esagerata, nella lode o nella critica, e in tutta questa confusione si corre il pericolo di smarrire il criterio di giudizio e il gusto oppure di banalizzare il senso della loro struttura. Tuttavia non si dovrebbe neppure iniziare, di norma, dagli artisti molto antichi. Il loro mondo ideale e sentimentale è spesso troppo lontano da noi. L’apparente ammirazione per l’antichità, per il secolo quindicesimo, ma anche per il secolo sedicesimo e diciassettesimo, è frequentemente solo esteriore e inculcata, mentre il cuore non vi partecipa. Meglio sarà un’epoca intermedia, attinta anzitutto dalla storia del proprio popolo. Così per es. per la letteratura, il periodo post-classico, come Eichendorff2, Brentano, Grillparzer, Jeremias Gotthelf, Immermann, Rückert, Raimund, Geibel, Chamisso, Raabe ecc.


1 Questo scritto, nella bibliografia di Mercker Nr. 106, è collocato in maniera imprecisa al 1922, probabilmente l’errore è stato causato da un refuso, ma anche le pagine sono numerate in modo erroneo. Già Gerl-Falkovitz aveva segnalato tale imprecisione, cfr. H.-B. Gerl-Falkovitz, Introduzione. Il patrimonio delle lettere di Mooshausen, in Romano Guardini, Lettere a Josef Weiger (1908-1962), a cura di H.-B. Gerl-Falkovitz, Opera Omnia XXVI/1, Morcelliana, Brescia 2010, p. 12, nota 12 [N.d.T.].

2 Oltrepasserebbe l’ambito di queste spiegazioni entrare nei dettagli e ricavare dalle opere dei poeti ciò che sarebbe più appropriato. È ovvio che non tutto è appropriato a ciascuno, ancor meno a un principiante. Un buon mezzo di orientamento è data da una valida storia della letteratura e anche  dal Catalogo modello dell’associazione Borromäus (Bonn, 1 marco).