Rebecca libri

I freelance in un’industria povera e in crisi. Precarietà diffusa negli ultimi anni nell’editoria

Sergio Bologna e Anna Soru hanno curato un’inchiesta che riguarda due settori del lavoro cognitivo che presentano forti differenze, ma anche alcune affinità rilevanti: Dietro le quinte. Indagine sul lavoro autonomo nell’audiovisivo e nell’editoria libraria.

Lo hanno fatto a partire dai dati di un sondaggio fatto da Redacta, la sezione di Acta dedicata al lavoro in editoria. In questo settore, oltre la metà di chi ha risposto lavora tra le 25 e le 55 ore alla settimana (il 70% del totale) e ha un reddito annuo lordo inferiore a 15 mila euro. Sono i freelance in un’industria povera e in crisi, fatta di false partite Iva, stage mascherati ed esternalizzazione dei lavori grafico-redazionali in un modello industriale che si caratterizza per la sovrapproduzione di titoli.

“L’indagine è partita dalla percezione che lo status giuridico del lavoro indipendente non è di per sé da solo sufficiente a definire l’identità di un professionista né il sistema valoriale che ne caratterizza i comportamenti né il rapporto con le opportunità che gli offre il mercato. Essere freelance oggi vuol dire poco in termini di rapporto con il proprio capitale umano, le proprie competenze, con il bisogno di rappresentanza, con l’aspirazione all’autonomia, a una maggiore libertà. I parametri sui quali si è costruito l’idealtipo della lavoratrice o del lavoratore indipendente sembrano largamente superati, anche se – per altro verso – non molto è cambiato nella sua condizione di fronte allo stato e al sistema di tutele del lavoro.”.

Scarica qui l’indagine