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Analfabetismo religioso: è dramma in libreria. Un’editoria stanca, e i dati fanno male

di Mariapia Veladiano

La notizia è che lo stato dell’editoria religiosa è entrato in una lettera apostolica, Scripturae sacrae affectus, e che papa Francesco ancora una volta ha centrato con limpida esattezza una questione dolente e purtroppo ormai cronica del mondo cattolico. Il settore dei libri religiosi è «marginale» nelle librerie, scrive il Papa, e «sguarnito di opere sostanziose». Uno dei problemi della nostra cultura è l’«analfabetismo».

In Italia l’editoria religiosa sta male e lo si sa da tempo. Dal 2010 l’Unione editori e librai cattolici italiani (Uelci) pubblica un rapporto annuale realizzato dal Consorzio per l’editoria cattolica dal titolo L’editoria libraria cattolica in cifre, che raccoglie dati e individua linee di tendenza del mercato religioso. Fra il 2012 e il 2019 i libri di argomento religioso hanno perso il 32,48% del fatturato. Il calo ha interessato di più gli editori laici che pubblicano libri religiosi: -45,94% contro -25,25% degli editori cattolici. Gli unici ad avere un segno positivo sono gli editori di altre confessioni con un +22,66%, peraltro su un segmento di mercato che rimane modesto. Se si guarda alle copie vendute, si è passati dai 5 milioni di copie nel 2012 ai 2,7 milioni nel 2019. Una slavina.

La situazione di grandissimo affanno sembra confermata dal report2020, non ancora disponibile al momento in cui questo articolo viene scritto. Ma Giorgio Raccis, direttore e Ad del Consorzio per l’editoria cattolica, ci dice che – prendendo come riferimento il circuito delle 1800 librerie Arianna, che notoriamente non comprende Amazon – al 30 settembre 2020 il mercato del libro in generale perde il 16,11% rispetto al 2019, mentre l’editoria religiosa perde più del doppio, il 35,24%. Il confinamento sociale dovuto alla pandemia ha annientato il mercato del libro religioso legato alla Pasqua e alla prima comunione e cresima. Se il Natale sarà segnato da un nuovo importante confinamento, sarà un passaggio epocale per l’editoria religiosa. Non si salverà con la politica conservatrice di prudente attesa che è stata la non scelta attuata fi no a oggi. È la marginalità di cui parla il Papa.

Un problema è che i primi 40 editori cattolici vendono circa il 95% dell’intero fatturato, il che signifi ca che gli altri 154 si spartiscono il 5% restante. Ovvero, si tratta di piccoli, piccolissimi editori. Ora, si sa che il piccolo editore ha possibilità di esistere se conquista una nicchia di qualità capace di avere lettori fedeli e ben connotati. Tipo le edizioni Giovanni Scheiwiller dell’editoria laica. Tuttavia, di norma non è così nell’editoria religiosa. Esistono piccoli gioielli di editrici religiose, Qiqaion ad esempio, ma il più delle volte sono generaliste, producono moltissimo, addirittura +16,4% di titoli nel decennio dal 2010, vendono a poco prezzo e necessariamente hanno scarsa visibilità e spesso anche scarsa qualità in quanto i piccoli prezzi non permettono investimenti di progettazione in «opere sostanziose».

Guardando ai temi, si vede che crollano i libri dell’area “Formazione e famiglia” (-54,8% dal 2010), dell’area “Rifl essiva”, ovvero Bibbia, Vangeli, Teologia, Morale (-19,2%), mentre aumenta la “Spiritualità” (+18,8%). Studiare meno vuol dire non uscire dall’analfabetismo religioso denunciato dal Papa e così evidente a chi conosca le nostre scuole.

L’editoria religiosa cattolica appare stanca, rivolta soprattutto al mercato interno, quasi per niente presente sugli scaffali delle librerie laiche, più orientata verso la devozione che verso la conoscenza e lo studio della Bibbia e questo non giova proprio al confronto culturale. Da almeno un decennio si osserva come sia incapace di navigare le leggi del mercato che richiede visibilità, rilevanza, capacità di sorprendere con collane nuove e autori nuovi su cui investire, progettualità. Anzi, il fenomeno degli autori “religiosi” che pubblicano esclusivamente o quasi per le editrici laiche è ormai consolidato. E ancora, l’editoria religiosa cattolica sta perdendo la tradizionale rilevanza nel settore ragazzi e la narrativa per adulti è praticamente scomparsa. C’è stato un tempo in cui editrici come Città Armoniosa, Piemme, Marietti sono arrivate tranquillamente alla cinquina del Campiello con romanzi di buon successo.

E quindi? «Oggi per fare editoria bisogna avere livelli professionali adeguati in tutti i punti della filiera» – dice ancora Raccis. «L’editore deve investire sui collaboratori e sui contenuti. Ad esempio l’editoria per ragazzi oggi ha una qualità strepitosa. L’editoria religiosa invece deve rinnovare la grafica, ripensare le collane, assumere consulenti di eccellenza. Potrebbe ripartire dalla base di una domanda che ancora c’è. Nelle librerie anche cattoliche i genitori e gli educatori chiedono bei libri per bambini e ragazzi. Poi le librerie devono investire nella formazione e nella informatizzazione. Qualche anno fa la Cei offrì un voucher alle librerie cattoliche indipendenti per l’acquisto di un gestionale capace – tra le altre cose – di aiutare i librai a vedere cosa tenere in libreria sulla base del richiesto e del venduto. Aderirono 10 librerie in tutta Italia. Altre 30 librerie hanno detto di no perché non avevano il personale formato per la gestione. Vuol dire che nell’ordinare i libri i librai non tengono conto dei dati di sell out. Non si può, oggi, fare così».

Paolo Ambrosini è il presidente dell’Ali, Associazione librai italiani: «La crisi di questi anni è culturale e coinvolge tutto il mondo del libro, non solo quello dell’editoria religiosa, ma in qualche modo l’editoria non confessionale sta riuscendo a riposizionare la proposta. Il mondo delle librerie confessionali dovrebbe avere la forza di confrontarsi con le librerie laiche e un’associazione aconfessionale e apartitica come Ali è un luogo di confronto più che adeguato per scambiare idee e strategie di rinnovamento.

Lo scorso novembre abbiamo provato a lanciare un messaggio in tal senso con il cardinal Ravasi e il Cortile dei gentili organizzando assieme un evento che aveva al centro la figura del libraio e la sua capacità di essere promotore della crescita culturale in una stagione di profondi cambiamenti sociali e culturali. C’è da dire che manca alle librerie cattoliche un’esperienza simile alla Scuola di alta formazione dei librai che Ali organizza ogni anno. È un momento di confronto con la realtà del mercato del libro a trecentosessanta gradi, indispensabile oggi».

L’editoria laica ha in più casi adottato la strategia delle aggregazioni editoriali. Uno stesso gruppo, che condivide servizi che possono essere comuni abbattendo le spese, con però prodotti e strategie editoriali diverse. Una strada che non sembra nemmeno nell’orizzonte di un’editoria cattolica abituata a pensarsi in termini di appartenenza fortemente identitaria: a una congregazione, a un carisma.

E così gli editori cattolici spesso entrano in concorrenza diretta fra di loro. A distanza di pochi giorni dall’uscita dell’enciclica Fratelli tutti si contavano 12 diverse edizioni in libreria. Editori che rosicchiano un mercato che si assottiglia di anno in anno. «Ma così muoiono tutti», conclude Giorgio Raccis.

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