Rebecca libri

Classici caduti in disgrazia

di Ida Bozzi

Immaginiamo un Noè che salvi sull’Arca tutti i felini – leoni, tigri e così via – tranne i gatti: si rabbrividisce solo a pensarlo, anche se i gatti non sono certo i felini più grandi o più feroci al mondo. Oppure, supponiamo che il Millennium Seed Bank Project – una sorta di arca per i semi delle specie vegetali di tutto il mondo, soprattutto quelle a rischio di estinzione – decida di non conservare i semi di una certa specie: tra qualche decina d’anni, la specie trascurata potrebbe semplicemente non esistere più. Sarebbe un duro colpo per la «biodiversità», parola con la quale abbiamo una certa familiarità ma che non siamo soliti applicare al di fuori dell’ambiente naturale.

Proviamo a farlo, invece, e facciamolo con i libri. Con quei libri che possiamo considerare la base della nostra cultura, del tanto ribadito «canone occidentale»: i classici. Che cosa succederebbe se, per esempio, non fossimo capaci di conservare per le generazioni a venire un romanzo fiume di Charles Dickens come Nicholas Nickleby? E che cosa accadrebbe se si perdesse – cioè non fosse più pubblicato in Italia – uno dei romanzi più belli ma poco letti di John Steinbeck, La luna è tramontata? La questione ce la poniamo perché cercando proprio questi due titoli su grandi librerie online, come Ibs o Amazon o Bol, non siamo riusciti a trovarli. Impossibile sapere con certezza da quanto tempo manchino, né per quanto tempo mancheranno; di sicuro al momento non si trovano, sono due piccoli (non tanto piccoli per la verità) ma significativi casi in cui qualcosa del «canone» in cui viviamo, del Dna culturale che possediamo, si è perduto, estinto.

Anche la cultura, per fortuna, ha i suoi «protettori della biodiversità», che sono poi tutti coloro che ne fruiscono o la fanno, e in particolare i lettori, professionali o meno. I quali da anni sono attenti ricercatori, per studio o per passione, dei «libri mancanti», degli introvabili: per rendersene conto basta visitare il sito Web di una rubrica storica come quella de «La caccia al libro» di Fahrenheit, la trasmissione di Radio3 (pagine e pagine di libri introvabili, dalla narrativa alla saggistica); oppure osservare il fiorire di siti commerciali dedicati ai libri fuori catalogo o rari, come maremagnum.com o abebooks.it.

Quanto ai titoli, ogni grande editore ha i suoi libri perduti – ed è facile scoprirlo con il solito sistema della ricerca nelle librerie online o sui siti degli editori –, e non si tratta di scrittori misconosciuti: non troviamo il lavoro teatrale Splendore e morte di Joaquín Murieta di Neruda, il tomo dei racconti di Cortázar, L’impostore di Melville, La scrittura del disastro di Maurice Blanchot, L’infra ordinario e La scomparsa di Georges Perec, Verso Damasco di August Strindberg, Il combattimento di Norman Mailer, oltre a «classici viventi» come Yves Bonnefoy con Un sogno fatto a Mantova o John Banville con La spiegazione dei fatti. E l’elenco potrebbe continuare. Altre opere non più pubblicate singolarmente si trovano per fortuna nei volumi di opere omnie.

«Non siamo in un momento in cui mancano capolavori universali di un’intera cultura – interviene Ernesto Franco, direttore editoriale Einaudi –, e non manca come ai tempi di Vittorini e Pavese la cultura intera di un’importante civiltà come quella americana, possono esserci semmai singoli casi. I classici hanno una loro vita carsica, e la manutenzione del catalogo è un’operazione di estrema sensibilità, né più né meno come pubblicare un esordiente. E questa sensibilità può variare, non c’è un canone fisso di generazione in generazione. In molti casi, stiamo rivedendo opere importanti per riproporle con traduzioni anche eccellenti, per esempio i Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Perché magari non sono le opere a essere invecchiate, ma possono esserlo le traduzioni. Nella collana “Letture” proponiamo classici del ’900 che vanno da Beckett a Rulfo con nuove traduzioni e nuove curatele; uscirà a febbraio la nuova traduzione di Celati dell’Ulisse di Joyce, avremo nuove traduzioni di Stendhal e stiamo pensando anche a una nuova traduzione del Giovane Holden».

Certo, alcune opere mancano all’appello perché se ne sta preparando una nuova traduzione, un’edizione aggiornata. Investimento non da poco, mentre aumentano i competitor come le collane supereconomiche e gli ebook. «C’è una concorrenza molto forte sui fuori diritti – spiega Federica Magro, nuova responsabile editoriale paperback di Rcs Libri –. Si trovano a 90 centesimi, o poco di più, centinaia di opere che tu faticosamente invece mantieni a catalogo. Tengono le vendite dei libri consigliati a scuola, da Boccaccio a Wilde, e i grandi romanzi dell’Ottocento. Entrano tra i classici, per noi, autori come Meneghello, Maraini e Giuseppe Berto. Ben vengano i classici a 90 centesimi, che ci alfabetizzano; tuttavia noi intendiamo fare una battaglia per la qualità: i classici non puoi smettere mai di “lavorarli”, sono un cantiere faticoso e inesauribile. Intendiamo rimettere i grandi libri della tradizione al centro, con apparati nuovi, nuove traduzioni e materiali nuovi».

Che si tratti di un terreno su cui si giocano molte partite dell’editoria, ma anche della cultura, lo mostra anche l’attenzione che i piccoli editori mantengono su grandi e piccoli classici antichi e moderni. «Stiamo cercando di recuperare gli autori della narrativa industriale del Novecento – spiega Francesca Chiappa, titolare della casa editrice Hacca –, lo stiamo facendo con la cura di Giuseppe Lupo, pubblicando Buzzi, Sinisgalli, Bigiaretti. E l’Ottiero Ottieri di Tempi stretti i cui diritti erano in quel momento disponibili».

Nemmeno a dirlo, il titolo di Ottieri risultava fino a pochi mesi fa appunto tra gli introvabili, e per fortuna qualcuno ha deciso di riproporlo; come è accaduto per Il compagno di viaggio di Malaparte uscito per Excelsior 1881 nella collana che appunto si chiama «Inediti e ritrovati». O come speriamo accada presto per molte opere di Paolo Volponi, a cominciare da Corporale, romanzo fondamentale che al momento non risulta disponibile.

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