Rebecca libri

Il libro di domani. Intervista a Elisabetta Sgarbi

di Stefano Malosso
Fonte: Limina

Le crisi, e con esse i vuoti della Storia, sono generatori di una nuova letteratura. Quando il muro del reale appare quasi invalicabile, opprimente, le parole presenti sul vocabolario sembrano non bastare più per descriverlo; in tutte le epoche, sono questi i momenti in cui l’uomo trova in sé una strana forma di sopravvivenza, una funzione del suo cervello che si aziona quando il presente sembra vacillare, un po’ come l’adrenalina che si rilascia nelle vene quando un pericolo appare imminente e non più rinviabile.

Nei giorni dell’autoisolamento da COVID-19, assistiamo a più livelli alla riformulazione delle forme di pensiero, che sgorga dalle bacheche dei social network, dalle videochiamate di Skype, dalle call delle redazioni, da canali come Whatsapp e Telegram. Una riformulazione che riassetta modalità e fruizione dell’accesso al mondo del libro, in un proliferare di iniziative prima d’ora impensabili, come ad esempio le letture in streaming di “Scrittori a domicilio”, il piccolo festival immateriale di “Decameron. Storie e antidoti per una buonanotte”, i corsi di letteratura registrati, gli eBook caricati gratuitamente online da archivi e editori, oltre alle tante campagne di preordine messe in campo dai librai indipendenti.

Il libro, questo oggetto che da anni da più parti ci si ostina a definire defunto, dimostra una resistenza al virus, e porge ai lettori rinchiusi nel perimetro del proprio domicilio la migliore arma possibile per ripensare il proprio modo di stare al mondo: la parola. Mai come ora si rende dunque necessaria una riscrittura della mappa del mondo editoriale, ridefinendo e riaffermando il ruolo fondamentale nella trasmissione della cultura affidato alle case editrici, alle librerie, ai lettori e agli autori.
Un ruolo che conosce bene Elisabetta Sgarbi, direttore generale de La nave di Teseo e Baldini+Castoldi, che incontriamo in questi giorni difficili, nei quali ha lanciato sui canali social la campagna #IoRestoALeggere e continua a traghettare il suo gruppo editoriale guardando alle nuove frontiere della letteratura e del libro, perché «leggendo non si è mai soli».

La situazione è critica. I lettori e i librai stanno cercando di reagire, ci sono molte iniziative di lettura e diffusione “alternative”: forse quello che capiremo è che il libro è un bene irrinunciabile?
Non credo che l’editoria possa fare a meno delle librerie. Questa situazione penalizza le librerie e dunque l’intero sistema. Dobbiamo sperare che tutto finisca in un tempo ragionevole. La sensazione è che i libri siano comunque ricercati, desiderati, che siano qualcosa che si cerca: per alcuni è come respirare. Le nostre iniziative dal basso servono a dire che continuiamo ad esistere, ma spero non manchi un coordinamento, una voce in grado di rappresentare l’intero sistema e si trasformi in una proposta concreta sul prossimo futuro e sul futuro ancora di là da venire. Ora rischiamo di approfondire il divario tra grandi store online e librerie fisiche.

Può essere dunque il momento nel quale si ridefinisce il rapporto tra lettori, autori e editori?
Non lo so. Io penso sia un rapporto abbastanza costante. I libri hanno un potere di attrazione, parlano con una propria voce, si diffondono, intercettano i lettori. Però questa esperienza ci dice che dobbiamo pensare qualcosa di nuovo e di diverso: Amazon funziona anche in una situazione di chiusura totale. Quindi questo modello va studiato per il resto del sistema, naturalmente con le opportune correzioni. Ci si oppone ad Amazon e, di fatto, ora è diventato un servizio pubblico. Poi dovremmo capire l’incremento dell’eBook in questi giorni: la crisi potrebbe portare a valorizzare questa ulteriore esperienza di lettura. Noi abbiamo avviato una campagna sconto su tutti gli eBook della Nave di Teseo e Baldini, -30%. Vedremo come va.

La Nave di Teseo e Baldini+Castoldi hanno lanciato sui loro canali social la campagna #IoRestoALeggere. Come nasce questa idea?
Nasce dal non farsi prendere dal fatalismo dell’impotenza, dalla necessità di muoversi comunque. I dati ci dicono che i libri continuano a essere cercati, come la musica. Bisogna, in questi giorni, invitare a fare tesoro del proprio stare a casa. Non uscire, stare a casa non deve essere sinonimo di isolamento, ma di condivisione consapevole cercata e desiderata. L’aspetto più bello sono i messaggi che sono arrivati dai grandi autori stranieri: Paulo Coelho, Joël Dicker, Petros Markaris, Tahar Ben Jelloun, Amin Maalouf, Michael Cunningham, Andrew Sean Greer.

Ma una casa editrice è anche e soprattutto lavoro materiale, quotidiano, fatto di mail, riunioni, incontri, bozze, revisioni. Come vive il lavoro in questa fase?
Stiamo in continuo contatto: via telefono, via mail, chat. Se lavori alla Nave di Teseo condividi un progetto, ami il tuo lavoro, sei parte di una comunità: tutti stanno lavorando da casa col massimo impegno. Io, a casa, ascolto anche un brano degli Extraliscio, Merendine blu, appena uscito, pieno di energia con un testo surreale e divertente che piace molto a Ermanno Cavazzoni. Comunque cerco di fare quello che faccio sempre: lettura dei giornali, rispondere alle mail, parlare con gli editor, parlare con gli autori, parlare con il direttore commerciale, capire come stanno le persone che non posso vedere. Facciamo il punto per programmare i libri, se ci sono particolari criticità. Leggere libri arretrati. Poi, stando qui a Ro, fare il punto con le farmaciste (che, per caso, si chiamano Sgarbi): lei sa che, essendo titolare, pur se la farmacia è mandata avanti da due bravissime farmaciste, sono tenuta a seguirla. Normalmente vengo i fine settimana, ora sono qui. Abbiamo montato un vetro in plexiglas che possa schermare le farmaciste, un distanziometro. E aspettiamo le mascherine con ansia. La notte, quando non c’è più nessuno, in un silenzio irreale, faccio una passeggiata verso il fiume.

Continueranno a uscire i libri della Nave o verranno rinviati? Cosa leggeremo?
Messaggerie, viste le librerie chiuse, ha invitato gli editori a rimandare le uscite di marzo. Per la maggior parte le abbiamo posticipate. Giovedì scorso è uscito il bellissimo romanzo Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong, tradotto da Claudia Durastanti. E in aprile confidiamo di far uscire A proposito di niente, l’autobiografia di Woody Allen.

Ma finiremo col capirci qualcosa, da questa crisi che sta diventando mondiale?
Spero di non dovere constatare ancora una volta l’insufficienza dell’Europa, l’incapacità di muoversi con una voce coerente. E spero che non si torni alla normalità di prima, quella dei finti problemi, delle elemosine elettorali, dei tagli sconsiderati e ci si concentri sulle cose importanti: dovremo dare risposte certe e concrete agli italiani che stanno dando una prova straordinaria di responsabilità. Dovremo imparare a investire nella ricerca scientifica, nella consapevolezza culturale. Insomma, mi aspetto un salto di qualità.

Approposito di salti di qualità, mi sembra di osservare che l’isolamento obbligato stia producendo anche scrittura, narrazioni, reportage, diari. Crede che questa emergenza produrrà nuovi libri?
Anzitutto dobbiamo dirci che i libri e i film avevano già scritto di tutto questo. Cosa interessante: crediamo sempre troppo poco all’arte. Se ci fosse venuto qualche dubbio, invece, magari ci saremmo preparati meglio. I libri sono una forma concreta con cui l’uomo risponde al proprio bisogno di raccontare: lei pensi a quante narrazioni sono nate in questi giorni. Ci siamo riscoperti italiani, con orgoglio; abbiamo riscoperto unanimemente il valore della scienza, l’eroismo dei medici. Stiamo facendo su scala globale il Viaggio intorno alla mia camera di De Maistre.

E una nuova società, magari più attenta alla cultura di quanto lo sia stata in passato?
La cultura innerva tutto: non è un settore a parte. La cultura è lievito per gli economisti, per i politici, per gli amministratori, per i dirigenti di azienda. Gli editori, intesi in senso lato, hanno il compito di fare entrare contenuti nelle case di ciascuno. Ho chiesto al Ministro dei Beni Culturali Franceschini, da sempre attento al mondo dei libri, di sostenere le librerie indipendenti in primis: il sistema del libro parte da lì.

Fonte: Limina
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