Rebecca libri

Immaginare (e disegnare) la Terra di Mezzo. Che cosa vediamo quando leggiamo Tolkien?

di Francesco Spiedo

La tradizione di autori illustratori, di scrittori con il vizio del bozzetto, è tipica di quel periodo che va dalla fine del settecento alla prima metà del novecento. L’elenco è lungo: Goethe, Dostoevskij, Hesse, Proust, Kafka, Baudelaire, Miller, Buzzati, Hugo, Pasolini, Lorca, Rimbaud, Montale, solo per citarne alcuni! Un enorme varietà di stili e di tecniche, ma in linea generale è possibile rintracciare due tendenze: per molti autori l’attività del disegno procede parallela a quella autoriale, per cui acquarelli, dipinti a olio, schizzi e bozzetti sono sconnessi dai lavori letterari, non rappresentano delle illustrazioni; per altri invece questi due mondi si intersecano di tanto in tanto, convergendo in opere specifiche e particolari.

Rimbaud, Montale, Lorca e Kafka, ad esempio, possiamo considerarli membri della prima categoria: quella dei paralleli. Lo stesso Nabokov che di tanto in tanto prendeva appunti illustrati dei testi altrui, quasi per comprenderli meglio. Per meglio visualizzarli. Molto note le illustrazioni de Le metamorfosi di Kafka realizzate a margine della sua copia da parte dello scrittore russo, ma anche gli autoritratti stilizzati dello stesso autore boemo.

Buzzati, Miller, Dostoevskij e Goethe, invece, sono ottimi rappresentanti della seconda categoria: chiamiamoli i secanti. Pensiamo a opere come Insomnia di Miller, un manoscritto che presenta in appendice una sua versione sotto forma di acquarelli. Il testo e i disegni sono parte della stessa creazione: si completano, sono necessari l’uno all’altro e raccontano la stessa medesima idea.

Ma esiste una terza famiglia di autori. Continuando la similitudine geometrica, dopo i paralleli e i secanti, possiamo parlare dei coincidenti. Autori e illustratori delle proprie stesse opere, autori che redigevano schizzi e bozzetti, autori che passavano dall’immagine mentale e astratta alla realizzazione di un disegno per rendere tutto più concreto.

Per questa terza categoria l’immagine non è un orpello visivo, ma parte integrante del processo di genesi narrativa. Si pensi a Carroll che, in una prima versione di Alice, aveva preparato numerose – e imprecise – illustrazioni per poi commissionarle a John Tenniel in vista della pubblicazione ufficiale. La posizione dell’autore è evidente fin nelle prime pagine dell’opera e ci spiega il rapporto tra parole e immagini all’interno delle sue storie.

Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella, senza far niente: aveva una o due volte data un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non v’erano né dialoghi né figure, – e a che serve un libro, pensò Alice, – senza dialoghi né figure?

Kipling è un altro autore che ha spesso illustrato le sue opere, o meglio: alcuni dei suoi disegni più famosi sono tratti da alcune sue opere, alcune sue opere più famose sono ispirate da alcuni suoi disegni. Animali straordinari, mostri marini, paesaggi maestosi, oceani inquietanti: tutta l’esperienza di vita dell’autore, gli anni trascorsi in India, che poi ritroviamo anche nei suoi romanzi. Eppure tutto questo soltanto per arrivare allo scrittore che è stato maestro dei coincidenti: J.R.R. Tolkien. Se il mondo di Arda, ovvero la Terra di Mezzo, è così vivida nell’immaginario di chi ha amato i racconti de Il Sirmarillion, de Lo Hobbit, della trilogia de Il Signore degli Anelli, è senza dubbio grazie alla grande capacità descrittiva di Tolkien. L’arte de Lo Hobbit e L’arte de Il Signore degli Anelli, volumi da poco pubblicati in Italia da Bompiani, rappresentano un tesoro inestimabile: l’accesso cartaceo e tangibile all’immaginazione di uno dei più grandi creatori dell’ultimo secolo.

Per aiutarci a comprendere la portata e il valore delle centinaia di mappe, bozze, schizzi, prospetti, grafie e lettere presenti in questi due volumi citiamo un saggio dal titolo Che cosa vediamo quando leggiamo, scritto da Mendelsund ed edito da Corradini.

Nel complesso, l’enorme disparità che sussiste tra il talento verbale di un grande autore e i suoi esperimenti artistici rende futile ogni tentativo di trovare il significato all’incrocio dei due mezzi espressivi. Ad esempio, lo stile di scrittura di Faulkner è completamente diverso dal suo stile di disegno.

Questo per evidenziare che, soprattutto per paralleli e secanti, il valore artistico dei propri disegni spesso è diverso – Faulkner tanto innovativo nella scrittura quanto scolastico nelle illustrazioni – oppure addirittura molto inferiore rispetto alla prosa. E spesso lo pensano gli stessi autori, si veda Kafka che definiva i suoi dei semplici scarabocchi. Ma è vero che il valore è inferiore? Non so, però è certo che anche dagli scarabocchi di Kafka si potrebbero intuire modalità, sentimenti e prospettive narrative attribuibili anche alla sua scrittura. Altre volte i disegni sono solo faccende privatissime dell’autore, nate non per essere divulgate, ma destinate ai cassetti di una scrivania, un po’ come le prime bozze di un romanzo. Spesso, tali schizzi, non corrispondono poi a quanto l’autore descrive nella pagina. Ma può anche capitare invece, come leggiamo più avanti nel saggio, che un autore disegna una figura o una scena per poterla ritrarre poi meglio a parole […] l’autore descrive il disegno, anziché il nebuloso contenuto della sua mente.

E questo ci riporta a Tolkien, fortemente. Ognuno degli spunti offerti dal saggio di Mendelsund conduce al mondo di Arda. A proposito: Arda altro non è che un pianeta Terra alternativo, anzi, una Terra a un differente stadio di immaginazione, come ha dichiarato lo stesso Tolkien. L’immaginazione è indispensabile. Innanzitutto la sua mente immaginifica ha prodotto disegni e storie che si intrecciano, mappe che sono state completate durante la stesura e capitoli che sono stati immaginati osservando luoghi e personaggi appena creati. Ricordiamo inoltre che Tolkien era un pittore dilettante, come tanti a quei tempi, e che la sua necessità di illustrare i racconti è legata alla presenza dei figli: le prime pagine si dividono tra favole per bambini, diventate poi le storie degli hobbit, e l’epica mitologica del Sirmarillion. Infatti nei suoi primi disegni si ritrovano schizzi e descrizioni che appartengono a quell’enorme mitologia iniziata per prima e pubblicata molto dopo Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli che hanno sancito il suo ingresso e poi la sua conferma nel mondo editoriale mondiale.

Vi siete mai chiesti cosa immagina un Dio Creatore nel momento stesso della Creazione? Che forma ha nella sua mente il mondo che sta per creare? Ecco, i due volumi pubblicati da Bompiani permettono di compiere un viaggio nel retrobottega immaginario di Tolkien. Nel suo caso non si può scollegare l’operazione visiva compiuta attraverso le numerose illustrazioni dal processo di scrittura. Egli stesso, in alcune lettere agli editori e agli amici, sottolinea come sia nata la necessità di immaginare luoghi, popoli e personaggi fantastici: la creazione di un linguaggio, prima passione e motore scatenante della ricerca del Tolkien filologo, ha provocato il bisogno di creare un mondo. Nella sua ricerca da studioso della lingua era interessato all’invenzione realistica di una lingua: costruire un linguaggio ha condotto alla necessità di un’epica – Il Sirmarillion – che ne forgiasse lo spirito, un substrato culturale dei popoli, e quindi di luoghi dove far vivere questo linguaggio – che sono poi diventati La Terra di Mezzo dove ambientare Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.

Nel volume L’arte de Lo Hobbit è possibile trovare tutte le immagini partorite da Tolkien per quella storia: già nella sua fase di dattiloscritto domestico, Lo Hobbit conteneva mappe e disegni realizzati dall’autore. Nella sua mente si trattava di una storia per un pubblico trasversale, che comprendesse bambini e ragazzi proprio come i suoi figli: le immagini accompagnano la storia e i ragionamenti narrativi di Tolkien. Non è un caso che Lo Hobbit si apra e si chiuda con due immagini di Hobbitown, per restituire il senso di quiete e pace che il libro doveva trasmettere. L’autore aveva realizzato anche la sovraccoperta, seguendo l’esempio di altri colleghi del tempo come Lofting con il suo Dottor Dolittle. Tra le centinaia di immagini ne voglio citare solo tre, quelle che sono per me le più emblematiche. Quelle che valgono anche da sole il prezzo del volume.

    1. L’arrivo di Gandalf. È la prima apparizione dello stregone, un momento epocale negli equilibri della Terra di Mezzo.
    2. La lettera di Thorin a Bilbo. Le rune naniche tracciate dalla mano di Tolkien rendono quel messaggio epistolare vivo, come se fosse reale e parte di una storia accaduta davvero.
    3. La mappa di Thror. Così come era stata immaginata dall’autore, da leggere in controluce come i personaggi all’interno delle pagine: poetica.

Sarebbe stato troppo semplice citare le illustrazioni del terribile Smaug.

Passando invece al volume L’Arte de Il Signore degli Anelli è necessario un piccolo passo indietro sulla genesi del romanzo stesso: nato su richiesta dell’editore e dei lettori che, come scrive Tolkien nell’introduzione, ne volevano sapere di più sugli hobbit, ha vissuto un lungo periodo di gestazione che va dal 1937 al 1955. Il materiale in termini di appunti, revisioni, capitoli è impressionante: non lo è di meno il materiale illustrato. Il volume è davvero corposo, raccoglie la quasi totalità di ciò che Tolkien – gran catalogatore e accumulatore seriale, a dispetto del già citato Kafka che avrebbe distrutto ogni cosa – ha prodotto in quasi vent’anni. A dispetto di quanto egli scrive – posso disegnare molto imperfettamente solo ciò che riesco, e non ciò che vedo – questo volume è un varco d’accesso sull’immaginazione tolkeniana. Il materiale si può dividere in cinque macrocategorie: le mappe, i disegni utilizzati come supporto narrativo e poi inseriti nelle varie edizioni, i disegni per diletto che spesso non coincidono con quanto narrato nel romanzo, le iscrizioni da pubblicare come materiale accessorio e aggiuntivo e, infine, tutti quei disegni troppo costosi da poter inserire nella trilogia. È giusto ricordare che ai tempi la stampa non possedeva i mezzi tecnologici odierni e l’inserimento delle illustrazioni, specialmente quelle proposte da Tolkien nel caso di iscrizioni, grafie, lettere e mappe spinse a uno sforzo editoriale non indifferente. Già la mole di pagine del dattiloscritto avrebbe spaventato un editore, immaginiamo la presenza aggiuntiva di illustrazioni che progressivamente Tolkien realizzava e che non erano state inserite nei preventivi di stampa. Questo per sottolineare la lungimiranza dell’editore George Allen & Unwin: senza, probabilmente, non avremmo potuto godere di tutta questa bellezza. Come per l’altro volume segnalo tre immagini:

    1. Le iscrizioni dell’anello. Vi sono riportate le varie bozze, le correzioni apportate e i ripensamenti di Tolkien nel momento in cui stava creando il simbolo del male.
    2. Le porte di Durin. Ovvero i Cancelli Occidentali di Moria, emblema dell’antica amicizia tra elfi e nani, come si fa a non emozionarsi trovandosi di fronte a queste porte?
    3. Minas Thirit. La città fortificata di Gondor, sede di una delle battaglie più sanguinose di tutto il romanzo e luogo di sepoltura di Merry e Pipino.

Non posso nascondere di aver sentito più volte i brividi lungo la schiena.

Indubbiamente alcuni dei disegni raccolti in questi due importanti volumi hanno puro valore d’archivio. Non sono belli, forse non sono neppure utili a immaginare il mondo inventato da Tolkien eppure sono indispensabili. Perché attorno agli hobbit, agli anelli, agli elfi, ai nani e a ogni creatura di Arda, Tolkien ha costruito qualcosa che somiglia a un feticcio e noi ne siamo innamorati. È come scavare nelle prime bozze di un romanzo, anzi, nei primi lampi di un’idea geniale: ed è bellissimo, oltre che incredibilmente emozionante pensare che lì, in quei pochi tratti a matita, è iniziato tutto. Un tutto che è così vivo, così ricco di storia, grazie anche al lavoro d’archiviazione portato avanti prima da Tolkien e poi dai suoi eredi, che un domani potrebbe essere raccontato come realtà. Chissà se tra tremila anni i nostri lontanissimi parenti non guarderanno ad Arda non come qualcosa che è stato immaginato, ma come qualcosa che è successo. Di materiale per ingannare gli storici del futuro Tolkien ne ha prodotto in quantità. I due volumi sono la conferma di un immaginario che rende reali la presenza della Contea, di Mordor, di Smaug, di Frodo, di Bilbo, di Gandalf e di tutti gli altri. Assolutamente imperdibili per gli amanti del mondo tolkeniano, queste edizioni si presentano curate in ogni dettaglio oltre che, possiamo dirlo, definitive1. Questo è tutto quel che Tolkien ha immaginato mentre creava e plasmava il mondo che tanto amiamo2.

 

1Il materiale originale prodotto da J.R.R. Tolkien è presente sul sito web dedicato: per chi volesse dare uno sguardo alle illustrazioni può collegarsi su https://www.tolkienestate.com/painting/#illustration. Il materiale è in alta definizione e restituisce, parzialmente, l’emozione che ho provato sfogliando i volumi.

2Si consiglia anche il volume L’Atlante della Terra di Mezzo di Tolkien, di K.W. Fonstad pubblicato sempre da Bompiani. Raccoglie un lavoro immenso compiuto dalla cartografa per realizzare delle mappe attendibili e realistiche della Terra di Mezzo: sono illustrati i viaggi compiuti dai popoli, sono valutate le distanze, disegnate catene montuose e fiumi, con un grado di accuratezza e precisione che lascia sbalorditi. Le vicende de Il Sirmarillion, de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli come non le avete mai viste.

Il Pensare i/n Libri raccoglie testi di natura letteraria a scopi culturali e senza fine di lucro. La proprietà intellettuale è riconducibile all'autore specificato in testa alla pagina, immediatamente sotto il titolo, e in calce all'articolo insieme alla fonte di provenienza e alla data originaria di pubblicazione.
Le immagini che corredano gli articoli del Pensare i/n Libri sono immagini già pubblicate su internet. Qualora si riscontrasse l'utilizzo di immagini protette da copyright o aventi diritti di proprietà vi invitiamo a comunicarlo a info@rebeccalibri.it, provvederemo immediatamente alla rimozione.
Prossimi eventi
Newsletter
Iscriviti alla nostra newsletter
Accesso utente