In punta di penna, raccontando il Paese e la Chiesa
Segno nel mondo nacque nei primi anni Ottanta del secolo scorso. Una storia che ha attraversato le vicissitudini politiche ed ecclesiali del nostro tempo. Una storia da raccontare
Uno sguardo appassionato alle vicissitudini politiche e sociali del Paese e a quelle ecclesiali, interpretando la transizione di una società in rapida evoluzione. È stata sempre questa la “mission” del giornale storico promosso dall’Azione cattolica italiana, Segno nel mondo, fin dai primi anni Ottanta del secolo scorso, quando Angelo Bertani, all’epoca capo ufficio stampa dell’Ac e in seguito ai vertici di Famiglia cristiana, pensò a un giornale che, oltre Segno soci che già i lettori ricevevano ogni tanto in quanto soci di Ac, raccontasse il mondo e la società italiana in modo più approfondito.
Il giornale promosso dall’Ac ebbe subito un nome riconoscibile, Segno7, in omaggio alla sua uscita settimanale. Pochi mezzi a disposizione, ma tanta passione. I giornali allora si facevano in casa, con le foto appiccicate a mano e i caratteri a piombo. Una redazione diremmo oggi “smart”, ma agguerrita. Angelo Bertani direttore, e poi Laura Rozza e Giampiero Forcesi – che ci ha lasciato lo scorso anno prematuramente–. E tanti collaboratori che già erano, o lo stavano per diventare, giornalisti noti al grande pubblico. Paolo Giuntella, David Maria Sassoli, Giovanni Bianconi, tanto per citarne qualcuno. Segno7, se dal punto di vista politico, recepiva le istanze del cattolicesimo democratico e dal punto di vista ecclesiale i grandi cambiamenti del Concilio Vaticano II, non dimenticava il dramma delle povertà sociali ed economiche – la prima “alleanza” con la Focsiv con la redazione del supplemento Piccolo Pianeta –, raccontando storie di ordinaria emarginazione, la malattia mentale, la discriminazione verso i diversamente abili, impegnandosi in campagne di stampa per la “pace”, e già immergendo lo sguardo verso il dramma delle migrazioni.
I PROFETI DI SPERANZA
La redazione di Segno7 ha sempre avuto dei punti fermi. Alcuni profeti di speranza a cui guardare. Su tutti il card. Carlo Maria Martini, i vescovi Luigi Bettazzi, Tonino Bello, Oscar Romero, i teologi Karl Rahner, Marie-Dominique Chenu, Yves Congar, Henry-Marie de Lubac, Gustavo Gutierrez, il personalismo comunitario di Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, il pensiero “politico” di Giuseppe Lazzati, le altezze abitate dalla spiritualità camaldolese. Per poi incontrare le esperienze pastorali di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, fino alla poesia di padre David Maria Turoldo. Un giornale aperto. Collaboravano firme importanti, anche laiche. Ricordiamo, tra gli altri, Enzo Bianchi, Erri De Luca, Paolo Crepet.
Una vera scuola di giornalismo e di vita: questo è stato Segno7. Le riunioni di redazione del lunedì finivano spesso a casa di Bruno Scatassa, allora responsabile dell’emeroteca dell’Ac, due-tre camerette rimediate in un sottotetto del palazzo dove risiedeva l’Ac, con terrazza mozzafiato su via della Conciliazione. Noti come “i lunedì da Scatassa”, diventarono presto dei “lunedì” formativi per tanti giovani redattori di allora dove, tra spaghettate, vino, grappe e anche qualche salmo cantato, si pensava a come cambiare il mondo e a fare il giornale.
Ma i tempi di un rinnovamento erano giunti. Così nel 1992 Angelo Bertani lasciò la direzione a un giovanissimo Vittorio Sammarco, proveniente dal Msac. Il giornale continuò senza sconti nella linea precedente, individuando un gruppo di giovani redattori che in futuro troveranno una carriera giornalistica importante. Lo stile dell’Ac era dentro le pagine di quel Segno nel mondo (piccoli cambiamenti del nome della testata negli anni, più a significarne la periodicità): l’attenzione alle fragilità economiche e sociali rimaneva la stessa, così come la passione per una “politica della speranza” e la “Chiesa dei segni”, come la chiamava don Tonino Bello. Indimenticabili i dialoghi, sempre rispettosi, con il sacerdote assegnato alla redazione. Francesco Gambaro, uomo colto e intelligente, leggeva prima gli articoli che avevano bisogno di un “occhio diverso”.
Ma è nel 1996 che l’Ac tenta il grande salto con un giornale ancora rinnovato ma ben più radicato nel dibattito ecclesiale, socio-politico e culturale. Con la direzione di Piero Pisarra, corrispondente per la Rai da Parigi, Segno nel mondo7, 64 pagine ogni settimana, e un nutrito gruppo di giornalisti, si pone come interlocutore con il mondo “oltre le sagrestie” e viene spesso citato dalla stampa nazionale.
Una prima esperienza di “Chiesa in uscita” e di “notizia in uscita”, per usare un termine molto in voga oggi con papa Francesco. Dopo quattro anni, siamo alla fine dell’anno duemila, la direzione passa a Fabio Zavattaro, vaticanista del Tg1. Il giornale diventa un mensile (i costi di produzione e postalizzazione iniziano a incidere in maniera forte), poi un bimensile, ma non rinuncia alle sue caratteristiche.
Nel 2007, con la direzione di Gianni Borsa, corrispondente del Sir da Bruxelles, inizia un nuovo corso di Segno nel mondo, che diventa di nuovo un mensile a colori ma con uno sguardo più a “intra”, dando più spazio alle voci dell’associazione. Aumentano le pagine espressamente dedicate all’Ac, senza dimenticare i grandi approfondimenti sui temi sociali ed ecclesiali.
Nel 2019 – da qualche anno il giornale è diventato trimestrale – è il turno alla direzione di Marco Iasevoli, giornalista politico di Avvenire, per poi essere affiancato nell’ultimo anno e mezzo da Luca Bortoli, giornalista che cura La Difesa del Popolo, il settimanale diocesano di Padova. Il giornale si rinnova in qualche rubrica, i dossier vengono curati in maniera più dettagliata per offrire ai soci di Ac formazione e informazione insieme.
Ma l’idea iniziale dalla quale nacque Segno7 non viene abbandonata: la Chiesa e il Paese hanno bisogno di essere raccontati con passione, coscienza critica e verità. Un giornale che faccia pensare, voce per chi non ha voce. Che è poi il compito di un’informazione libera e impegnata per la democrazia, con lo sguardo sempre proteso verso un Vangelo che cura le ferite dell’umanità.
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