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Intervista a Roberto Russo di Graphe.it edizioni

di Rebeccalibri

Nata nell’estate 2005, la Graphe.it edizioni è il coronamento di un desiderio tanto profondo da poter essere catalogato come “sogno” e, come casa editrice, pur nella sua ridottissima dimensione, desidera coltivare i “sogni” nella vita di ogni giorno.

La vita e i sogni, nella filosofia della casa editrice che ha sede a Perugia, e sulla scorta di Arthur Schopenhauer, sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare. Secondo l’editore, Roberto Russo, per creare un catalogo valido si deve in primo luogo condividere con l’autore il sogno e coltivare, oltre al rapporto commerciale, quella relazione umana che necessariamente poi traspare dalle pagine.

La Graphe.it edizioni si propone di dare voce a scrittori, esordienti o meno, per favorire la circolazione di idee e l’incontro tra le diverse culture; opera in una dimensione che potremo definire “artigianale”, dove i rapporti umani sono altrettanto importanti rispetto a quelli professionali.

 

INTERVISTA GRAPHE.IT

 

L’aspetto più importante – e quasi obbligato – quando si incontra un editore, è collocarne il catalogo: linea editoriale, pubblico di riferimento, esperienze passate e ipotesi per l’immediato futuro. Come presenterebbe, per linee essenziali, la Vostra mission e la Vostra esperienza editoriale ai lettori di «Pensare i/n Libri»?

“Tutte le parole non sono che briciole cadute dal banchetto dello spirito” recita un testo poetico di Khalil Gibran. Come orizzonte editoriale, vorremmo proporre, e ri-propone, alle donne e agli uomini dei nostri tempi, l’invito a guardarsi nella propria totalità. Ed è in questo orizzonte fatto di molteplici sfaccettature che si dipana la linea editoriale della Graphe.it: variegato il pubblico, diverse le proposte, ampio lo sguardo.

Da dove nasce il nome della casa editrice e come si colloca la vostra attività editoriale nel panorama editoriale attuale? A quale “famiglia” culturale ritenete di appartenere?

Il nome graphe rimanda al greco e indica la scrittura, che è alla base dei libri. Aggiungemmo il “punto it” perché ci sembrava una buona idea avere nel nome anche il rimando diretto al sito. Questa è la spiegazione ufficiale, che vale, però, soprattutto per il “punto it”. Sì, il nome rimanda al greco, ma il vero motivo è più emotivo, diciamo così. Pensando ai vari nomi possibili per una realtà editoriale, provammo anche a creare giochi di parole, acrostici, sigle. Da bravi “maschi italici” pensammo alle nostre mamme e si accese la lampadina: “Gra” sta per Grazia, la mamma di Natale Fioretto (docente dell’Università per Stranieri di Perugia e che con me ha dato inizio a questo viaggio); “Phe” è Felicita, il nome di mia madre

Come famiglia culturale ci sentiamo di appartenere alla laicità, nel senso più squisitamente etimologico: come è noto il termine significa “popolo”. La nostra laicità va quindi intesa come garanzia per una pluralità di proposte.

Nel 2023 festeggiate la “maggiore età”. Pensando al percorso fatto in questi primi diciotto anni di vita, che bilancio traete?

La risposta breve è: “Dopo 18 anni siamo ancora qui” e questo è un dato innegabile. Tuttavia altrettanto importante è riconoscere che il traguardo è stato raggiunto attraverso molte porte strette, sia di carattere economico che gestionale, ma anche in senso più filosofico: in un tempo concentrato più sulla forma che sul contenuto, una casa editrice di nicchia, quale pensiamo sia la nostra, non ha vita agevole.

Quali iniziative editoriali avete pensato per celebrare questa importante tappa anagrafica?

Come stile, la nostra casa editrice è molto discreta. A ricordo di quest’anniversario, su tutti i libri che vedranno la luce nel 2023 è apposto il logo del compleanno. Nel mese di settembre, poi, pubblicheremo un libro a cui teniamo molto e che ci piace pensare come una sorta di dono per chi ci segue: una serie di riflessioni, brevissime, sul libro e sulla lettura. Autore è Guillermo Busutil, giornalista e scrittore spagnolo, vincitore del Premio nazionale di giornalismo culturale nel 2021. Un libro che fin dal titolo gioca sul senso del riuscire a passare del tempo con la lettura e con le sensazioni che essa produce.

Come nasce un libro Graphe.it? Avete editor interni o una rete di consulenti che vi segnalano i titoli oppure altro?

Nel mese di febbraio di ogni anno accettiamo proposte di pubblicazione: abbiamo deciso di concentrare tutto in un mee (il più corto dell’anno, tra l’altro…!) per poter scegliere con attenzione i testi. Come diciamo sempre: un libro con Graphe.it non si improvvisa, e questo vale a partire fin dalla selezione del testo. Spesso funziona il passaparola: chi ha pubblicato con noi ci segnala un testo o un autore che poi noi valutiamo. A volte siamo anche noi a chiedere direttamente i libri che vorremmo pubblicare. Abbiamo una serie di collaboratori esterni che ci affiancano nella lettura e nella valutazione delle opere (e poi anche in tutte le altre fasi che accompagnano la realizzazione di un libro).

Quali sono le Vostre collane “storiche” e come si caratterizzano? Avete nuovi progetti editoriali in preparazione?

Probabilmente la collana più nota è “Parva” che raccoglie testi di “saggistica in pillole”: si tratta di testi di argomento vario (dalla storia del segnalibro alla traduzione del teatro di Eduardo in russo; da Diabolik e Lady Oscar alla figura del demonietto Titivillus e via dicendo) caratterizzati dalla brevità, ma al tempo stesso, dall’accuratezza del testo e dall’autorevolezza di chi scrive. Altre collane “storiche” sono quella dedicata ai “Condottieri”, diretta dal professor Gaetano Passarelli, come anche “Natale ieri e oggi” che mette insieme un racconto del Natale del passato e uno dei nostri giorni, avendo cura di alternare sempre voci maschili e femminili. L’ultima collana nata in casa editrice è “Le mancuspie” diretta da Antonio Bux: una collana di poesia che raccoglie testi importanti caduti, però, nel dimenticatoio (fino a ora sono uscite sillogi di Luciana Frezza, Giorgio Manganelli e Gino Scartaghiande).

Quante novità pubblicate ogni anno?

Siamo intorno alla quindicina di titoli ogni anno, ma per me sono ancora troppi! Come dichiariamo anche sul nostro sito, noi siamo per la decrescita editoriale: pubblicare meno per pubblicare meglio. L’ideale sarebbe non pubblicare più di 10 titoli l’anno. Stiamo lavorando in questo senso.

L’editoria digitale da alcuni anni è una realtà sempre più significativa, tanto più in questo momento storico. Ritenete che possa dare un valore aggiunto al vostro modo di fare libri?

L’importante è leggere: questo dev’essere chiaro. L’editoria digitale può essere un modo per avvicinare alcune persone ai libri. Confesso che mi aspettavo un maggior successo degli eBook, non li demonizzo: sono un’opportunità in più per leggere. Lo stesso dicasi per gli audiolibri, che possono avere la loro nicchia di utenti. Non parlerei di valore aggiunto, ma di un’altra possibilità di lettura.

La casa editrice ha anche un blog, da voi definito “luogo di incontro” di lettori e amanti della cultura: come e quanto incide sull’attività editoriale? 

Libri e parole è il blog della casa editrice: è un modo per farci conoscere e per far girare le idee. Spesso ospitiamo recensioni di libri di altre case editrici (ci piace ficcanasare nelle varie redazioni), ma soprattutto non amiamo chiuderci nel nostro orticello. In questo senso la nostra attività editoriale vuole essere aperta al mondo culturale in sé, senza steccati. Abbiamo anche un altro blog, Libri e bambini, dedicato ai giovani lettori: la filosofia è la stessa, ma nell’ottica delle letture per i più piccoli.

L’Italia è ormai da tempo molto in basso nelle classifiche della lettura in Europa. Quali ricette suggerireste per invertire la rotta e far risalire il gusto per la lettura?

Una casa editrice non rappresenta che una fase di un processo che deve iniziare in famiglia e a scuola, senza queste premesse, si potrebbe fare ben poco. Il problema italiano risiede proprio in questa carenza di educazione al libro e alla lettura, quasi fossero attività e oggetti di scarso rilievo. La lettura non viene promossa, i programmi scolastici vengono troppo spesso finalizzati all’utilità, finché questo non cambierà poco si potrà fare. Exempla trahunt, si dice: finché vedere qualcuno che legge sarà strano, non andremo lontano. Libri, lettrici e lettori dovrebbero far più parte dell’imaginario collettivo (come lo sono, per dire, calciatori, cantanti, attori); sono invece relegati a personaggi mitologici. E, spiace dirlo, a volte siamo anche noi addetti ai lavori a operare in tal senso, farcendo siti e social di stucchevoli frasi sulla lettura o con iniziative (coperte, borse, borsette e via dicendo…) che con i libri hanno veramente poco a che fare.

Per un osservatore esterno vi è quasi sempre la tendenza a soffermarsi sulle affinità anziché sulle differenze, e quindi immaginare il pubblico dell’editoria religiosa come omogeneo. Quale è la sua opinione in proposito? 

Tolti i testi specifici (come quelli, per esempio, per la catechesi, la pastorale, i libri di preghiera) personalmente preferisco parlare di editoria tout-court, dal momento che un libro ha sempre il suo perché. Così come le persone che leggono sono diverse: del resto il motto di Rebeccalibri è composto d due delle cinque leggi della biblioteconomia di Ranganathan “a ogni libro il suo lettore; a ogni lettore il suo libro”. Le persone sono diverse, i libri sono diversi: affinità e differenze in fondo sono facce apparentemente contrapposte ma di una stessa medaglia. Scegliere un libro seguendo la via dell’affinità è un processo quasi naturale, ma accettare una sfida è forse un cammino ancora più “religioso” da compiere. Purtroppo, il “dio algoritmo” tende a farci vivere nella nostra bolla, anche per quel che riguarda le letture e l’ambito della fede e quindi si può avere un’idea di omogeneità che, di fatto, non corrisponde alla realtà. La radice ecumenica della casa editrice (fondata da un cattolico e da un valdese) senza dubbio ci consente di avere uno sguardo particolare su quella che può essere definita editoria religiosa in senso stretto.

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