Rebecca libri

Meridiani di sangue

di Giuseppe Genna

Ieri sono entrato in una delle principali librerie di Milano, ovviamente una libreria di catena. Cercavo il Meridiano dedicato all’opera completa di Wallace Stevens. Sono andato nel minimo reparto poesia e ovviamente non c’era. Ovviamente, non c’era nulla, la poesia contemporanea non ha la benché minima rappresentanza in questo scaffale angosciantemente stretto e popolato da pochissimi titoli. Allora sono andato a cercare nella sezione riservata ai classici, ma non vedevo il dorso di un Meridiano che fosse uno.

Mi sono messo in coda alle informazioni. Ovviamente le informazioni richieste dagli avventori mi avvilivano. Quando finalmente ho potuto domandare all’addetta dove fossero i Meridiani, la risposta è stata: “Non ne abbiamo. Non ce li mandano più”. Ovviamente l’addetta non può sapere chi sia il suo interlocutore, se lavori in àmbito editoriale o faccia materassi o cosa. Le ho controdomandato: “In che senso non ve li mandano più? Siete voi che non li ordinate?”, e lei, con un’ovvia tranquillità: “Non li ordiniamo più. Non ha senso in questo negozio”.

Ho pensato che noi italiani siamo il letame oscuro e cupo, fossilizzatosi sotto il sole, feci canine disseccatesi e trasvolanti all’aria in forma di polverìo. Ho pensato alla cura e all’acribia che stanno dietro la lavorazione di un Meridiano, l’attenzione delle persone, degli studiosi, delle strutture, i rapporti con gli eredi, con le estates. Ho pensato allo scaffale completo dei Meridiani che c’era in quella libreria appena sei anni addietro, a sinistra discesi al piano inferiore, una parete blu scuro con finiture dorate, la summa della cultura occidentale, una gran parte del canone in cui mi ero formato io, un muro oceanico, fitto di sapienze e stili. Ho pensato a quando nei decenni che precedono questi anni accelerati nelle case borghesi osservavo la file e le file di Meridiani. Ho pensato al target Meridiani negli Ottanta e nei Novanta, avvocati professionisti dentisti. Ho pensato che scrivevo, negli anni addietro, senza ambizione alcuna di finire in quella collana, eppure è vero che era come se lì volessi che finissero i miei libri, in una curatela postuma, in un’ambizione adolescenziale.

Poi sono riemerso nella via scintillante di device e centrale, a Milano, nel gelo umido finalmente di una nebbia invernale, penetrante e ammoniacale, ho pensato a quanto tossicamente respiro qui. Oggi ordino il Meridiano su Amazon, sono distante dai negozi.

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