Rebecca libri

Chi si fosse trovato sull’isola dei Cipressi la mattina del 28 agosto 1818, avrebbe potuto vedere una barca alla deriva con due persone in colluttazione sdraiate sul fondo. Dentro quella barca c’era Marie-Henri Beyle, meglio noto con il nome di Stendhal, indaffarato a stringere una ragazza che cercava di sfuggirgli.

Raccontò lui stesso l’episodio nel Diario del viaggio in Brianza, una serie di appunti non destinati alla pubblicazione, quindi stesi con una scrittura abbozzata, anche nei dettagli scabrosi. È il lato imbarazzante della fama, dopo morto vengono a rivoltarti i calzini.

Annotava Stendhal: «Ci imbarchiamo per l’isola del Lago di Pusiano. È più grande di quanto si potesse pensare, coltivata come una campagna e senza nessun abbellimento. C’è in mezzo un’altura sostenuta da muraglie. Un posto simile in mano a ricchi borghesi diventerebbe un incantevole giardino all’inglese. Si capisce subito invece, dall’aria selvaggia dell’isola, che essa appartiene ad un nobile (Marchese d’Adda)».

Ma l’idea dominante in quel viaggio non era la flora o l’architettura delle ville della Brianza. Stendhal e l’amico Giuseppe Vismara si davano un gran da fare per giungere al sodo con le brianzole. Più avanti, nel diario di quei giorni, racconta: «Prendiamo una barca; una giovane donna viene con noi per farci da guida; c’è anche il fratello. “Voi siete pescatrice e peccatrice” le dico scherzando. “Sì” risponde lei con franchezza».

Allora Stendhal precisa: «La prospettiva da cui vedevamo il bel Lago di Pusiano cambia ad un tratto completamente».

Nel secondo giro in barca con la ragazza attorno all’isola dei Cipressi il fratello non c’è più e Stendhal forza la mano. Lei resiste, minaccia di gettarsi in acqua: «Minc, minc…» si difende, il minc riportato da Stendhal sarebbe minga in milanese, cioè no, non voglio. Ma lui riesce ugualmente nel suo intento: «Ella viene due volte» precisa. Siamo quasi in area di turismo sessuale. Erano tempi in cui la Brianza, per un viaggiatore del Nord Europa, poteva essere considerata un posto esotico come per noi oggi Mauritius.

L’isola dei Cipressi doveva avere qualcosa di afrodisiaco. Qui prese dimora per licenziosi ritiri anche Eugène de Beauharnais, viceré d’Italia, figlio di Joséphine Bonaparte e dunque figliastro di Napoleone.

«L’isola fu molto cara agli svaghi amorosi del Beauharnais. Pare vi si recasse con le sue conquiste aristocratiche, borghesi e villerecce». Così si legge nel libro di Gerolamo Gavazzi, L’Isola dei Cipressi. Beauharnais non occupava solo la piccola villa in mezzo al lago, ma anche il sontuoso palazzo che era stato dei marchesi Carpani sulla sponda di Pusiano. L’isola dei Cipressi era riservata alle feste più appartate.

Il viceré amava le isole, forse perché sua madre Joséphine Tascher de La Pagerie era nata su una lontana isola tropicale, la Martinica. Il padre di Joséphine, di antica e squattrinata nobiltà, in Martinica aveva una piantagione di canna da zucchero. Un puro caso poi aveva portato Joséphine in Francia. François de Beauharnais, nonno di Eugène, a Parigi aveva chiesto in moglie per suo figlio Alexandre una delle tre sorelle Tascher de La Pagerie, Catherine-Désirée. Ma prima di partire per la Francia Catherine era morta e il caso aveva voluto che fosse l’altra sorella, Joséphine, a lasciare la Martinica per sposare Alexandre de Beauharnais. Dal loro matrimonio era nato Eugène. Per un altro capriccio del caso poi Joséphine aveva divorziato da Alexandre e aveva sposato un giovane e ambizioso ufficiale, Napoleone  Buonaparte, destinato, si diceva già allora, a fare molta carriera e a modificarsi il cognome in Bonaparte. Per la somma di tutti questi casi quindi Eugène de Beauharnais era diventato viceré d’Italia e se la spassava sull’isola dei Cipressi. E in altre ville italiane.

Dall’isola, guardando la sponda verso sud-est, si nota un paesino che un tempo si chiamava solo Bosisio, e che nel 1929 venne ribattezzato Bosisio Parini in onore al suo concittadino più illustre, l’abate Giuseppe Parini. A Longone al Segrino, distante solo pochi chilometri, c’è la casa della Cognizione del dolore, dove Gadda visse i tormentati momenti dell’adolescenza ma ebbe in dono la materia del suo capolavoro. Per quanto riguarda Andrea Appiani, i cui genitori erano originari di Bosisio, la querelle sulla sua nascita è ancora aperta. Si disputano i natali il comune di Milano e quello di Bosisio. In attesa della risposta finale il sindaco di Bosisio nel 2011 ha fatto mettere una targa sulla casa degli Appiani in riva al lago: «In questo antico palazzo ebbe i natali e dimorò saltuariamente Andrea Appiani, 1754-1817». Erano tempi in cui la Brianza cucinava talenti. Altri tempi.

Nel 1874 l’isola dei Cipressi, lunga poco più di trecento metri, venne acquistata dalla famiglia Gavazzi, ricchi industriali della seta di Valmadrera. Gerolamo Gavazzi, l’attuale proprietario, ha integrato la fauna locale con canguri, lepri di Patagonia e pavoni. Oggi sulle sponde brianzole pescatrici non se ne vedono più, peccatrici forse. Per capire quali sono basta invitarle a fare un giro in barca sul Lago di Pusiano e tentare la fortuna.

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