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Wittgenstein (Antonio Pieretti, Marietti 1820, 2017)

di Stefana Garello

“Questo libro non è un manuale”: così si apre il Tractatus Logico-Philosophicus. E con questa stessa affermazione può essere presentato il testo di Antonio Pieretti Wittgenstein. Risvegliarsi al senso, edito da Marietti nella Collana di Filosofia nel 2017. Il volume, infatti, si pone come una presentazione d’ampio respiro di uno dei più grandi filosofi del Novecento, un filosofo che ha lasciato un segno in molte discipline della cultura novecentesca, dalla filosofia del linguaggio alla logica, dall’etica alla filosofia della religione: Ludwig Wittgenstein.

L’Autore analizza il mutamento di pensiero di Wittgenstein nel corso della sua vita, accompagnando le sue analisi con una riflessione costante sul ruolo della filosofia nelle varie fasi del pensatore austriaco. Pieretti, individuando continuità e discontinuità, nota che in tutti gli scritti wittgesteiniani è costante la tendenza ad impiegare la filosofia per far chiarezza su se stessa e il proprio modo di agire. Per questa attenzione verso le forme di vita, scrive l’Autore, la riflessione di Wittgenstein non coinvolge solo la logica, ma anche l’etica, l’estetica e la religione.

Consapevole di non poter separare il Wittgenstein teorico dalle sue vicende umane, Pieretti pone in continuo dialogo la riflessione filosofica del pensatore con gli scritti che ne riproducono i tormenti e le inquietudini, come i diari, i ricordi, gli appunti per le lezioni e le lettere. Questi scritti spesso sottovalutati, nel testo di Pieretti assumono una centralità peculiare in quanto costituiscono lo sfondo entro cui si sviluppa la riflessione wittgensteiniana. Uno sfondo che occorre fare emergere nell’indagine sul filosofo che «ha fatto della sua ricerca un’esigenza e un dovere morale» (p. 10).

L’attività filosofica di Wittgenstein assume le vesti di un progetto di vita, oltre che di un impegno intellettuale e per questa ragione, ritiene Pieretti, non è possibile parlare di Wittgenstein senza prestare attenzione alle sue istanze etiche e al contesto storico-culturale in cui si è sviluppato il suo pensiero. Questo presupposto metodo- logico è presente in tutti i tre capitoli che compongono il volume.

Il primo capitolo – dal titolo La filosofia come analisi logica – è dedicato all’u- nico libro che Wittgenstein ha pubblicato in vita: il Tractatus Logico-Philosophicus. Pieretti ricostruisce la critica nei confronti delle scienze naturali e della logica, basate entrambe su uno stesso modello epistemologico che porta a cercare «ciò che è in profondità, ciò che l’esperienza non può raggiungere» (p. 50).

Ma né le scienze naturali, né la logica possono dire nulla sul mondo e il linguaggio, in quanto escludono dal proprio orizzonte i problemi vitali. Questi, per emergere in tutta la loro rilevanza, devono essere reintegrati nella forma di vita che l’uomo abita.

Proprio questa istanza antropologica consente di collegare il “primo Wittgenstein” con un Wittgenstein “intermedio” degli anni Trenta del Novecento, cui è dedicato il secondo capitolo, La filosofia come chiarificazione. Qui Pieretti analizza soprattutto le Wittgenstein’s Lectures a Cambridge, le Lectures and Conversations on Aesthetics, Psychology and Religious Beliefs, il Big Typescript, il Nachlass e le Note sul ramo d’oro di Frazer. Tutti questi scritti mostrano il mutato atteggiamento di Wittgenstein che inizia a ritenere che la filosofia debba rivolgersi a se stessa ed esaminare i problemi di cui si è occupata nella propria storia. Si tratta di problemi nati per un modo errato di parlare di questioni complesse o che l’uomo ha ritenuto tali.

Radicalizzando questa tesi, si passa all’ultima fase del pensiero di Wittgenstein, quella delle Ricerche Filosofiche, pubblicate postume nel 1953 e a cui Pieretti dedica il terzo capitolo, intitolato La filosofia come terapia. La filosofia assume una funzione terapeutica perché deve riportare il linguaggio dal suo uso metafisico al suo uso ordinario. Pieretti, ricostruendo l’itinerario filosofico degli ultimi anni del pensatore austriaco, mostra come Wittgenstein giunga alla conclusione che i problemi della filosofia non vanno risolti cercando nuove conoscenze ma vanno dissolti mostrandone l’infondatezza, legata ad un uso scorretto del linguaggio. La filosofia dunque rifuggendo il modello delle scienze naturali «consente di risvegliarsi al senso di cui partecipa originariamente e che si mostra nelle configurazioni del linguaggio» (p. 22).

Nei tre capitoli la riflessione sul ruolo della filosofia nell’opera di Wittgenstein è messa in costante dialogo con le principali nozioni teoriche elaborate dal filosofo austriaco, come l’immagine del Tractatus Logico-Philosophicus e il gioco linguistico delle Ricerche Filosofiche.

Il libro si chiude con un capitolo, Risvegliarsi al senso, in cui l’Autore ripercorre in modo sintetico e schematico il viaggio al centro delle opere di Wittgenstein iniziato duecento pagine prima. Così Pieretti guida il lettore nell’itinerario teorico e umano di Wittgenstein, offrendo costantemente una lettura insieme accessibile e sofisticata. Sembra essere precipuamente il lettore non specialista quello per cui il testo si rivolge. Probabilmente per questa ragione l’Autore omette riferimenti alla letteratura critica sulla filosofia di Wittgenstein. Nonostante ciò, le note contengo- no spesso riferimenti bibliografici essenziali che possono aiutare ad approfondire criticamente il pensiero wittgensteiniano e le interpretazioni che ne sono state date. Tra queste, in particolare, l’Autore sembra dialogare criticamente con quell’inter- pretazione resolute di Cora Diamond e James Conant che trova tra i suoi seguaci in Italia Aldo Gargani, Piergiorgio Donatelli e Marco Carapezza.

Il ricorso a questi suggerimenti critici può aiutare il lettore a evitare il pericolo di una letteratura prospettica, quella di Pieretti, che pur confrontandosi in maniera continua e serrata con i testi, lascia emergere un interesse precipuo per problemi particolari della filosofia di Wittgenstein, come la critica delle scienze naturali e il ruolo della filosofia, le questioni etiche e metafisiche, lasciando sullo sfondo elementi meno legati a un approccio teoretico e più vicini alla filosofia del linguaggio, rispetto a cui nel panorama italiano ricordiamo la recente Introduzione a Wittgenstein di Luigi Perissinotto (2018).

Nel complesso comunque, nonostante la compattezza e il taglio tematico offerto dall’Autore, il testo di Pieretti fornisce un’introduzione dettagliata dell’opera del filosofo trovando un fil rouge – quello del ruolo della filosofia – che lega le discontinue e contraddittorie fasi del pensiero di Wittgenstein.

 

Wittgenstein | Antonio Pieretti| Marietti 1820 | 2017 | € 16,00

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