Rebecca libri

La doppia classifica di “Studi cattolici”

In evidenza Giacomo Samek Lodovici

Tra i titoli proposti nell’oramai classica “doppia classifica” di Studi cattolici” (Ares) curata da Mauro Manfredini, spicca Giacomo Samek Lodovici con “Il ritorno delle virtù (ESD): “piccolo libro, grandi temi attinti dalla Virtue Ethics, esposti con affascinante rigore, con meno enfasi sul dovere. Positivo e liberante”.

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La doppia classifica di “Studi cattolici”

In evidenza Roberto Mussapi, Clausio Risé e Marcello Veneziani

Nella doppia classifica di “Studi cattolici” curata da Mauro Manfredini (una parte relativa ai libri più venduti e una alla classifica in base alla qualità) questo mese troviamo tre titoli (sui venti proposti) che ci paiono più interessanti: (“La crisi del dono” (di Claudio Risé, San Paolo), una analisi psicanalitica che parte dell’aborto per coinvolgere il senso della vita di ognuno di noi; “Poesie di viaggio” (di Roberto Mussapi, EDT), una antologia che presenta il “viaggio come metafora della poesia stessa” e “Sud” (di Marcello Veneziani, Mondadori), definito “un elegante contraltare di “Gomorra”).

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La “doppia classifica” di “Studi cattolici”

Il mercato a confronto con la qualità

Nel numero di ottobre di “Studi cattolici” (Ares), spicca questa nota relativa a “Inchiesta sul cristianesimo” di Corrado Augias e Remo Cacitti (Mondadori 2008, e. 18,50): “Nella sua crociata anticristiana Augias ha arruolato uno storico che si lascia lietamente condurre per il naso”.

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La “doppia classifica” di “Studi cattolici”

Un appuntamento con l'autonomia di giudizio

Nell’ambito della “doppia classifica” pubblicata sul numero di luglio-agosto di “Studi cattolici” si segnalano su tutti due giudizi: uno su “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano (“Valorizzato dal Premio Strega”), e l’altro su “L’uomo che non credeva in Dio” di Eugenio Scalfari (“Non credeva in Dio? Peggio per lui. Ma così non c’è dialogo. E’ obbligatorio il dialogo?”). Sì, il dialogo è obbligatorio anche quando non lo si vorrebbe, e non è secondario come il fondatore de “la Repubblica” parli spesso di Dio e di religione. E’ un segnale?

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