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Paticità e indifferenza (Aldo Masullo, il Melangolo, 2003)

Ogni venerdì un libro da riscoprire a cura di Rebeccalibri

Nella nostra epoca l’oggettività dei significati di cui consiste il mondo si avvia a essere totalitariamente colonizzata dal calcolo tecnologico. Resiste irriducibile il fatto del “patire” – emozione segnata dal coinvolgere un sé che, paradossalmente, prima d’esser coinvolto non c’è. Contro l’insensibilità dell’oggettivo, il “patire” è l’innocente potere della soggettività pura, senza Soggetto il nascere del senso. Aldo Masullo pone al centro di questo libro il motivo, che attraversa tutto il suo cammino intellettuale e risulta svolto con la massima forza nel saggio del 1995, dove il “tempo” viene pensato come il nome del patito (vissuto) irrompere della differenza.

Masullo, nel rimettere in circolo il “patico”, nozione presente in lessici bio-psicologici della prima metà del secolo XX, evoca la carnalità dell’Erlebnis contro il coscienzialismo fenomenologico e la forza della soggettività contro l’insensata in-differenza del nichilismo. Così la filosofia, come appassionata cura della soggettività, può anche apparire una “patosofia”.

Paticità e indifferenza | Aldo Masullo | il Melangolo | 2003

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