Rebecca libri

Intervista a Interlinea

di Rebeccalibri
Fonte: Rebeccalibri

L’interlinea è lo spazio bianco tra due righe scritte o stampate, apparentemente inutile, ma in verità necessario alla lettura. Infatti le parole si confonderebbero sulla pagina senza questa distanza, il cui bianco fa risaltare il nero del testo illuminando così il significato di un romanzo, di uno studio, di una poesia. All’inizio degli anni ’90 due giovani novaresi, Roberto Cicala e Carlo Robiglio, hanno creduto giusto cercare un senso e uno spazio nell’interlinea lasciata bianca dai titoli di tanti e grandi cataloghi librari.

Dal primo libro pubblicato nell’anno 1992 molta strada è stata percorsa, fino ad arrivare a oltre agli odierni 1500 titoli a catalogo (il catalogo storico dei primi 25 anni è stato pubblicato da FrancoAngeli: www.interlinea.com/catalogo-storico), spaziando dalla poesia alla narrativa per l’infanzia, dalla saggistica letteraria alla spiritualità, per fare alcuni esempi.

Dal 2020 ha fatto ingresso in Rebeccalibri.it con una selezione di titoli tra cui, in particolare le intere collane Passio e Nativitas.

 

L’aspetto più importante – e quasi obbligato – quando si incontra un editore, è collocarne il catalogo: come presenterebbe, per linee essenziali, la Vostra mission e la Vostra esperienza editoriale ai lettori di «Pensare i/n Libri»?

Il nostro cuore è nel nome: Interlinea, quando nel 1992 ha pubblicato i primi libri, ha voluto essere la casa editrice dell’interlinea della letteratura, pubblicando quegli autori che non trovavano immeritatamente spazio nei maggiori cataloghi editoriali, anche perché non più ristampati, come Clemente Rebora e Mario Soldati, alcuni legati anche al nostro territorio novarese, di frontiera, tra di essi La Marchesa Colombi con il suo Un matrimonio in provincia. Vicini, nei primi passi, oltre ad alcuni saggisti come Carlo Dionisotti e Maria Corti, ci sono stati David Turoldo (da cui riceviamo Poesie sul sagrato), Luigi Santucci (con racconti natalizi), Giannino Piana e Carlo Carena. La nostra esperienza è di un’editoria che è piccola nel senso della dimensione economica ma non della qualità e progettualità, aperta ai temi più dibattuti ma con radici nella tradizione da cui guardiamo al futuro con speranza, puntando su testimonianze e dibattiti.

 

Quali sono le Vostre collane “storiche” e come si caratterizzano rispetto al pubblico di riferimento?

Il nostro pubblico ama la cultura e i libri fatti bene anche nei dettagli di carta e confezione, dall’oro a caldo dei titoli di Nativitas alla carta pregiata delle copertina delle nostre collane in piccolo formato, che nel grigio possono ricordare la vecchia Bur ma danno l’idea di un’editoria sobria ma elegante, attenta alla qualità. Ci rivolgiamo quindi a lettori di poesia e critica, docenti (con un particolare legame con l’Università Cattolica), bibliotecari e naturalmente ai più piccoli, per i quali stampiamo libri su una carta particolarissima, ricavata dalle alghe della laguna di Venezia, doppiamente ecologica. Un’attenzione è anche riservata ai lettori di studio, con collane che sono anche in versione digitale con la possibilità di avere anche soltanto un capitolo, secondo l’uso accademico. Le nostre collane di riferimento, oltre a Nativitas, sono In collane come Passio e Alia cerchiamo di interrogarci sulla situazione dell’uomo contemporaneo ospitando pensatori che vanno da Pietro Prini a Silvano Petrosino (il suo più recente è sul Coronavirus: Lo scandalo dell’imprevedibile). Negli anni si siamo poi aperti alla storia, all’arte, alla poesia con Lyra (con molti giovani all’esordio ma anche premi Nobel) e alla letteratura per l’infanzia, con le nostre Rane, inaugurate da Gianni Rodari, Roberto Piumini e Anna Lavatelli (la collana prende il nome dai piccoli animali che animano le risaie della nostra zona). Frequentiamo anche la narrativa e tra i nostri autori abbiamo avuto Sebastiano Vassalli. Il nostro impegno è anche per due edizioni complete di grandi autori come Giovanni Verga e Matteo Maria Boiardo e per riviste come “Autografo”, “Nuova corrente” e “Microprovincia”.

 

Avete nuovi progetti editoriali in preparazione?

Per il Natale stanno uscendo un libro sugli Angeli di Raffaello di Marco Carminati, un testo natalizio di Erasmo da Rotterdam, una guida al Panettone tra tradizione, ricette e pubblicità storiche, infine Tre gialli di Natale. Ed è un giallo anche Tina. Il mistero dei pirati in città di Marco Scardigli, in attesa delle uscite per il Giorno della Memoria, da un’antologia narrativa Il buco nero di Auschwitz a cura di Giovanni Tesio alle storie per ragazzi Il violino di Auschwitz di Anna Lavatelli in nuova edizione e La guerra di Becky di Antonio Ferrara sulla prima strage di ebrei in Italia, avvenuta sul Lago maggiore con bambini protagonisti.

 

Quante novità e ristampe pubblicate ogni anno?

Il numero è variabile ma di solito sono una cinquantina: i tempi morti per noi non esistono, nemmeno in periodo di Covid, in cui abbiamo creato e aumentato le versioni digitali del nostro catalogo.

 

Nello specifico, le collane con cui avete scelto di arricchire la proposta culturale di “Rebeccalibri.it” sono Passio e Nativitas, sintomo della sensibilità di Interlinea per la dimensione spirituale. Cosa vi ha spinto alla scelta di far nascere queste due collane? Quale spazio ha la spiritualità oggi e come si caratterizza, secondo Voi?

Le due collane sono state tra le prime: Passio è stata progettata e curata con don Germando Zaccheo insieme con il festival omonimo che non seguiamo più ed è gestito dalla Diocesi di Novara mantenendo lo stesso nome. Tra i primi autori scelti ci sono Turoldo, Claudel, Rebora, poi madre Cànopi, Franca Grisoni, Giovanni Testori e anche papa Wojtyla. L’idea sottesa è quella di raccogliere testimonianze sul dramma dell’esistenza contemporanea e sule sue espressioni.

Nel nostro catalogo la spiritualità è la necessità di riconoscere che la nostra vita non è soltanto legata alla materialità ma anche a ciò che non si vede e non si tocca. Crediamo che l’alterità della vita e delle cose è un elemento essenziale del mondo e della nostra esperienza. Ma dopotutto anche i libri sono un’unione tra materialità (carte e inchiostro) e immaterialità (parole e dunque idee e libertà).

 

Come nasce un libro Interlinea? Avete editor interni o una rete di consulenti che vi segnalano i titoli oppure altro?

La filiera di Interlinea non è diversa dalle altre realtà editoriale, al centro stanno le idee e gli autori con una mediazione editoriale per consegnare le loro parole a lettori che ogni collana individua con interessi diversi. Riceviamo molte proposte ma abbiamo anche consulenti esterni e spesso sollecitiamo noi progetti editoriali, per esempio per un recente libro su Bella ciao o su Gli strumenti della poesia di Franco Buffoni, entrambi nella collana Alia.

 

Pensando al percorso fatto in questi quasi trent’anni di vita, quali “spazi bianchi” Vi piacerebbe andare a riscoprire?

Vorremo continuare ad avere la forza di raccogliere testimonianze che siano significative da far leggere ai nostri lettori, dai giovani poeti a grandi vecchi della nostra cultura, ma anche storie per i nostri bambini che parlino di cibo, natura e sostenibilità ambientale: però sempre libri “necessari”.

 

Interlinea nasce e opera in una città, Novara, geograficamente periferica. In che modo ha influito questo “decentramento” nel modo di fare editoria? Quale relazione vive con il suo territorio, la casa editrice?

Abbiamo scelto di restare legati alla nostra città di origine, Novara, che si può definire alla periferia di una metropoli come Milano, ma che in verità noi sentiamo come frontiera, dove quindi ci sono scambi tra direttrici diverse. La provincia, da cui non pretendiamo più di tanto, è comunque un luogo tranquillo, a dimensione d’uomo, per lavorare, tenendo conto che comunque gli attuali strumenti tecnologici ci mettono in connessione con il resto del mondo senza problemi.

 

L’editoria digitale da alcuni anni è una realtà sempre più significativa, tanto più in questo momento storico. Ritenete che possa dare un valore aggiunto al vostro modo di fare libri?

Per noi al centro sta il testo e la sua lettura, sia su carta che su schermo. E qualunque mezzo incentivi la lettura è ben accetto. Certo, come artigiani del libro a tutto tondo, dove l’importanza del testo si unisce alla materialità della carta, restiamo legati al formato cartaceo, ma siamo pronti a accettare le sfide dei nuovi supporti. Infatti dei nostri libri esistono sia versioni digitali sia, in alcuni casi, audiolibri. Recentemente abbiamo anche inaugurato una serie di podcast che hanno avuto molto successo e sono disponibili sulle principali piattaforme. Vi invitiamo ad ascoltarlo: https://www.interlinea.com/podcast

 

Come cambieranno il Vostro modo di lavorare, la programmazione editoriale e le scelte commerciali e di marketing dopo l’esperienza della pandemia Covid19?

Sullo scoramento deve vincere una nuova progettualità. Anche noi abbiamo contribuito alla vasta pubblicazione di libri per riflettere sul Coronavirus (la riflessione del filosofo Petrosino su Lo scandalo dell’imprevedibile), ma non possiamo fermarci qui. Nell’incertezza del momento, dopo il susseguirsi di dpcm non sempre chiari, è nostro compito concentrarci ancora di più sulla qualità del catalogo piuttosto che sulla quantità di uscite annuali, promuovere la digitalizzazione e aggiornare i contenuti. Le presentazioni in live streaming, le dirette sui social network, il lavoro agile sono strumenti che possono, anzi devono essere sfruttati al massimo, pena l’estinzione.

 

L’Italia è ormai da tempo molto in basso nelle classifiche della lettura in Europa. Quali ricette suggerireste per invertire la rotta e far risalire il gusto per la lettura, soprattutto nei giovani?

Bisogna ripartire dalle scuole e dalle famiglie. Lo dicono tutti, lo dicono da anni, eppure questi sono ancora i luoghi dove troppo spesso la lettura è un obbligo, un dovere fastidioso, dove un libro è migliore di un altro perché lo ha detto l’adulto di turno, dove ogni storia deve per forza insegnare qualcosa per essere bella, dove il bambino deve concentrarsi di più sul riassuntino da scrivere dopo che sul piacere della lettura in sé. Gianni Rodari ha scritto i Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura (lo abbiamo pubblicato in Le fiabe sono vere di Roberto Denti): vorremmo che sul comodino di ogni genitore e insegnante ci fossero quelle pagine. Il resto? andare di più in libreria, frequentare le biblioteche, incontrare gli autori, farsi incuriosire da una copertina, da un nome, da una storia.

 

Per un osservatore esterno vi è quasi sempre la tendenza a soffermarsi sulle affinità anziché sulle differenze, e quindi immaginare il pubblico dell’editoria religiosa come omogeneo. Quale è la Vostra opinione in proposito?

Il pubblico dell’editoria è tanto diversificato quanti sono i lettori, e l’editoria religiosa non fa eccezione. Basta sfogliare il nostro catalogo, ad esempio nelle collane Passio e Nativitas, per rendersi conto delle tante anime che rendono vive e variegate le nostre pubblicazioni. Ogni libro ha un’anima diversa e aspetta l’anima gemella di un lettore.

 

Nella fotografia la direzione editoriale della casa editrice, Roberto Cicala e Carlo Robiglio.

Fonte: Rebeccalibri
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